«Corriere della Sera». La fuga di Pineau fa infuriare Petacchi
| 14/05/2010 | 15:11 ul tavolo del Giro, per un giorno ci sono delle vecchie foto di uomini e Campionissimi. Alla fine restano lì, come forse è giusto che sia: il vento folle della volata non arriva fino in fondo a scompigliare i ricordi fino in fondo a scompigliare i ricordi e lascia i miti al suo posto, da soli al comando. Nella terra dei padri della patria ciclistica, il Giro esalta la storia di 4 fuggitivi: su una bicicletta griffata Eddy Merckx, vince il francese Pineau, nato il 2 gennaio 1980, vent'anni esatti dopo la morte di Fausto Coppi. E tanto basta: il passato può godersi in pace la sua meritata giornata di gloria. Il presente però è da mangiarsi le mani: Pineau, che non festeggiava dal 2005 ed era finito in cura per la depressione, si alza tutto di un colpo dal lettino dello specialista per alzare le braccia al cielo. La foto è di quelle da conservare, perchè il gruppone sta sullo sfondo: per 4" le squadre dei velocisti sbagliano i calcoli e Tyler Farrar regola lo sprint degli pseudofurbetti, con Petacchi ancora dietro. Quando il gattone passa il tempo a grattarsi, la zampata rischia così di arrivare fuori tempo massimo. E i topastri ballano di gioia. Pineau batte il connazionale Fouchard e il giapponese Arashiro, che ora dovrà fare i conti con la moglie Miwa: in Olanda la Bbox aveva rotto un'ammiraglia e lei dalla Francia è dovuta venire in Piemonte alla guida dell'auto di scorta. Con i primi 3, in fuga dal chilometro 28, c'era anche il tedesco Voss: la media folle del finale lo manda però fuori giri e lo costringe all'ultimo posto. «Le altre squadre potevano collaborare di più - si lamenta giustamente Petacchi -. La mia ha fatto il possibile per prendere i fuggitivi ma da soli è dura». Qualcuno insomma ha fatto lo splendido, costringendo la Lampre ad ammazzarsi di lavoro per sbloccarsi: «Ma non abbiamo sbagliato i calcoli - si giustifica Valerio Piva, d.s. del tedesco Greipel nell'americana HTC -. E' anche merito di chi era in fuga: hanno gestito bene le energie». La verità forse sta nel mezzo, perchè non riuscire a controllare una tappa così semplice dà la sensazione di un plotone un po' allo sbando, sempre più anarchico e difficile da governare. Così Vincenzino Nibali può godersi serenamente la sua maglia rosa: finchè in fuga non andranno corridori che possono dargli fastidio, il lavoro sporco toccherà agli altri. «Siamo rimasti molto tranquilli - dice il 25enne messinese - anche se nel finale c'era molto nervosismo e qualche rischio c'è stato. La maglia adesso la voglio tenere il più possibile perchè è fantastica, ma non mi faccio troppe illusioni. Oggi magari no, ma domani sullo sterrato di Montalcino e domenica sul Terminillo ci sarà da soffrire». I veri Campionissimi però stanno a guardare (e a farsi ammirare) al museo di Novi: regalarsi almeno qualche illusione, in un Giro ancora senza veri padroni e leader riconosciuti, non è un delitto. In fondo c'è un tavolo di vecchie foto che avrebbe bisogno di una bella ventata di aria fresca.
dal Corriere della Sera del 14/05 a firma di Paolo Tomaselli
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