Caso Vuelta Murcia: fermate Valverde e non solo lui

| 06/02/2010 | 12:07
Valverde non può correre in Italia? Bene, nessun corridore italiano potrà correre a Murcia, regione natale del corridore sospeso per due anni in Italia dalla Procura Antidoping, per il suo coinvolgimento nell’“affaire Puerto”.  Il Tas, il tribunale dell’arbitrato sportivo, al quale si è rivolto il corridore murciano per opporsi al provvedimento italiano, dovrebbe esprimersi nelle prossime settimane, e sembra orientato ad affermare che «il Coni ha operato correttamente» secondo la legislazione italiana e i regolamenti antidoping. Ma non è tutto: l'altro dibattimento è in programma dal 18 al 21 marzo (Uci e Wada contro Valverde e la Federciclo spagnola) e una nuova sconfitta potrebbe costare al corridore murciano l' estensione a tutto il mondo della squalifica italiana (2 anni, dall' 11 maggio 2009).

Intanto, però, ci troviamo davanti ad una presa di posizione incredibile che se non fa discutere, certamente fa sorridere. Dopo averne viste di tutti i colori, una nuova lacuna è stata colmata nel mondo del ciclismo moderno: finalmente è arrivata la ripicca di cortile, la vendetta infantile, lo sgarbo capriccioso. Paco Guzmán, organizzatore della Vuelta a Murcia che si disputerà dal 3 al 7 marzo, ha confermato al sito spagnolo “biciciclismo.com” che nessuna squadra italiana è stata ammessa alla corsa in segno di solidarietà con Alejandro Valverde. «Valverde non può correre in Italia, e le squadre italiane non correranno a Murcia, che è la patria di Alejandro».

Il vero capolavoro è che non solo non correranno le squadre italiane, ma non ci saranno nemmeno quelle squadre spagnole (mancata intesa tra team e organizzatori, ndr), e di conseguenza non ci sarà nemmeno lui, Alejandro Valverde, che corre nella spagnola Caisse d’Epargne...

Da parte sua l’incredbile  Guzmán ha confermato comunque che al via ci saranno Rabobank, Sky, Cervélo, Astana, RadioShack, Garmin-Transitions, Team Columbia, Vacansoleil e Team NetApp con l’annunciata partecipazione di Lance Armstrong, Denis Menchov e Bradley Wiggins.

La commedia finisce in farsa, quando si viene a sapere che le squadre italiane non sono state invitate per una semplicissima ragione: nessuna di loro ha chiesto di correre, in quanto la Vuelta Murcia è concomitante con L’Eroica (6 marzo), organizzata da “Gazzetta dello Sport”. «Non era nei nostri programmi», ci  conferma Roberto Amadio, team-manager della Liquigas. E lo stesso ci dice Beppe Saronni, gran capo della Lampre. «In quel periodo il calendario è talmente affollato di corse che per noi era davvero impossibile allestire una squadra per la Spagna». Un pensierino ce l’aveva fatto Stefano Garzelli, vincitore del Giro 2000, che nella penisola Iberica vive. «Ma ha preferito correre L’Eroica, visto che quest’anno una tappa del Giro si correrà proprio su quelle strade sterrate», conferma Ivan De Paolis di Acqua & Sapone.
Spagnoli distratti e impuniti, ma soprattutto esilaranti comici. Gridano orgogliosi l’ostracismo al ciclismo italiano in nome e per conto di Valverde, rinunciando di fatto anche al campione spagnolo che alla fine è il vero grande escluso della corsa.
La morale di tutta questa ridicola storia? Il corridore murciano non è il solo spagnolo che merita di essere fermato.

da «Il Giornale» del 6 febbraio 2010 a firma Pier Augusto Stagi
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COMMENTI
caisse d'epargne
6 febbraio 2010 14:33 marcuzgirardi
Ha già detto che a fine stagione lascerà il ciclismo.
La farsa del martire Valverde durerà ancora per poco.
Può attaccarsi a tutti i cavilli e a tutte le procedure
che vuole, quella sacca di sangue era sua. Un test
del dna l'ha confermato. Potrà appellarsi a tutti gli organi
del mondo, quel sangue rimarrà sempre il suo.

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