Christian Fanini: su Gerlach vi spiego che...

| 08/10/2009 | 13:00
Egregio Direttore,
la prego di pubblicare questa mia lettera perché la vicenda Gerlach mi sta molto a cuore e visto che non sono stato interpellato prima che metteste online una notizia così delicata, vorrei in questo momento spiegare alcuni passaggi importanti della ricaduta di Chad Gerlach.
Innanzitutto la notizia che avete pubblicato è incompleta, non per causa vostra ma della Gazzetta.it che ha a mio parere volutamente omesso tutta la parte riguardante la posizione del nostro team e del sottoscritto in questa triste storia (peraltro presente sia su cyclingnews.com che sul Sacramento Bee, quotidiano americano dove la notizia è stata presa).
Ci tengo pertanto a spiegare il tutto perché voglio sappiate che sto facendo qualsiasi cosa in mio potere per aiutare Chad.
Tutto è cominciato agli inizi di Settembre quando lui sarebbe dovuto essere regolarmente al via con il nostro team del GP Univest in Pennsylvania. Tuttavia, appena tre giorni prima della nostra partenza ricevetti una sua e-mail nella quale mi chiedeva di restare a casa in quanto la sua prima figlia sarebbe nata da lì a poco. Essendo a mia volta padre di un bambino di due anni e mezzo, mi sono messo nei suoi panni e non me la sentii di costringerlo a correre, quindi gli dissi che ero d’accordo affinché stesse con la sua famiglia.
Non potevo mai immaginare che mi stesse già mentendo e questo punto non so più nemmeno da quando. In quel momento infatti Chad era già scappato di casa, aveva già lasciato la sua fidanzata in procinto di partorire e viveva già sotto un ponte.
Ho sempre creduto che tutto andasse bene anche perché mi mandava costantemente delle e-mail nelle quali addirittura mi chiedeva di rinnovare il contratto per il prossimo anno in quanto aveva ricevuto anche proposte allettanti da altri teams non solo statunitensi (cosa di cui ero assolutamente fiero). Ripeto, tutto andava secondo i nostri programmi e lui avrebbe dovuto correre a Las Vegas nel US Final Crit (gara molto spettacolare che ogni anno chiude lo show Interbike). Circa dieci giorni prima di questa corsa cerco di chiamarlo ripetutamente per comunicargli il programma ma il telefono era costantemente spento. Allora provo con le mail, indirizzate sia a lui che alla sua fidanzata, gli invio il biglietto aereo per Las Vegas, il voucher dell’Hotel e dell’auto, pago l’iscrizione, insomma faccio tutto quello che ho sempre fatto di normale amministrazione. Anche in questo caso però nessuno mi risponde. Provo e riprovo come un pazzo, pregandolo di mettersi in contatto con me.
Soprattutto il fatto che perfino la sua fidanzata non mi rispondesse mi lasciava perplesso. La mia preoccupazione ad essere sincero non era rivolta a Chad, perché mai avrei creduto una cosa simile perché ripeto mai ci aveva dato segnali, nemmeno piccolissimi, di una ricaduta. Ero preoccupato perché temevo che fosse successo qualcosa di brutto alla bambina che in quel momento sarebbe già dovuta essere nata.
Alla fine, quando più non sapevo cosa pensare, ricevo (proprio nel giorno stesso in cui sarebbe dovuto essere al via del criterium) una telefonata dal nostro d.s. Gaggioli (che essendo suo amico ce lo aveva proposto lo scorso ottobre) e che come me si era fatto in quattro per aiutarlo e allo stesso modo in quei giorni le aveva provate tutte per rintracciarlo, il quale mi dice di aver ricevuto un breve messaggio su Facebook dalla compagna di Chad la quale ci comunicava che Chad li aveva abbandonati, era di nuovo depresso e ricaduto nella droga e nell’alcol. In quel momento mi è crollato il mondo addosso.
Non potete immaginare. Mi sono messo subito in contatto con i responsabili dello show televisivo Intervention che l’anno scorso avevano tolto Chad dalla strada e portato in una clinica di disintossicazione, per capire se fossero al corrente di ciò che era successo ma anche loro erano allo scuro di tutto. Allora mi metto immediatamente in contatto telefonico con suo padre e con i sui familiari e mi metto subito in contatto con loro. Sua sorella e suo fratello mi dicono che Chad con il suo comportamento ha distrutto la loro famiglia e loro adesso non intendono più fare niente per lui.
Suo padre invece, come potete immaginare disperato, mi spiega che Chad aveva mentito a tutti loro per mesi e nessuno di loro, sebbene avessero notato il suo comportamento non era più lo stesso, pensava che la situazione fosse degenerata se non dopo il giorno in cui era stato fermato ubriaco dalla polizia. Dopo questo episodio Peter Gerlach, suo padre, ha provato a convincerlo di ritornare in comunità ma dopo aver in un primo momento accettato, dopo soli due giorni è scappato e non è più tornato a casa. Non vuole più parlare con nessuno, addirittura non è nemmeno andato ad assistere alla nascita della figlia e l’unico modo per trovarlo è quello di girare per le strade di Sacramento. Informato di tutto questo mio padre dice a me e Gaggioli di volare subito negli Stati Uniti per riportarlo in Italia, ma non perché ci interessa recuperare l’atleta, il ciclismo con questa cosa non c’entra niente e anche quando lo ingaggiammo un anno fa lo facemmo esclusivamente per dargli la possibilità di fare la cosa che più amava, perché questo lo avrebbe sicuramente allontanato da certe tentazioni. Il nostro obbiettivo era, ed è tutt’ora quello di aiutare l’essere umano. Nonostante la nostra insistenza, il padre di Gerlach però ci ha ringraziato ma anche invitato a rimanere per il momento in Italia perché Chad si trova in una situazione psicologica talmente critica che potrebbe anche commettere delle cose gravi.
In questo momento ha bisogno di cure psichiatriche e di tornare in comunità per disintossicarsi. La nostra posizione in questo momento è quella di aiutare in ogni modo Chad, con tutte le nostre forze. Sono giornalmente in contatto con suo padre, l’unico che ancora riesce a comunicare con lui, il quale mi comunica costantemente gli sviluppi della sua condizione. Ripeto, io mi sono messo completamente a disposizione della famiglia Gerlach per qualsiasi tipo di aiuto che possano necessitare per salvare Chad e sono pronto in qualsiasi momento ad andare a Sacramento.
Rispetto la decisione di Peter Gerlach e finché non mi verrà chiesto rimarrò in Italia, tra l’altro dalle ultime notizie che mi ha dato sembra che abbia spontaneamente deciso di rientrare in comunità e questa per il momento è la vittoria più importante. Dopo di che, io e Gaggioli voleremo in ogni caso in America e cercheremo di riportarlo di nuovo in Italia. So che lui vorrebbe tornare a correre il prossimo anno ma questo adesso non è importante, noi  vogliamo soltanto riportarlo qui, farlo vivere nel nostro ritiro con gli altri ragazzi, facendolo stare lontano da tutto ciò che lo sta definitivamente distruggendo, facendolo lavorare al nostro fianco a prescindere dalla mansione e dandogli tutto il nostro sostegno morale e psicologico. Proprio come abbiamo fatto fino a Giugno, quando tutto andava bene. Tuttavia per poter fare questo abbiamo bisogno di un suo segno di buona volontà altrimenti non credo che sarà facile recuperarlo questa volta.
Caro Direttore, se non ho parlato prima alla stampa della situazione di Chad Gerlach era esclusivamente per salvaguardarlo. Qui non si tratta di ciclismo, si tratta di un uomo che sta lottando per la vita e che si trova in una situazione psicologica così delicata che potrebbe degenerare in ogni singolo momento. Chad è una persona molto sensibile, forse la più sensibile che abbia mai conosciuto, è fragile, molto intelligente e nonostante la situazione in cui si trova è molto informato. Non ha nemmeno voluto parlare con i giornalisti della sua città ne tanto meno con le persone della TV che gli salvarono la vita, quindi cosa avrebbe pensato se io fossi uscito con un comunicato stampa che lo riguardava? Non sappiamo come avrebbe potuto reagire, a dire il vero non lo so nemmeno in questo momento.
Come tutti quelli che si trovano in queste situazioni, avrebbe potuto commettere anche qualche sciocchezza, quindi perché peggiorare una situazione che di per se è già disperata? E se ho deciso di replicare in questo momento è perché il Sacramento Bee ha pubblicato l’articolo da cui voi avete pubblicato una parte. Chad capisce abbastanza bene l’italiano e segue costantemente tutti i siti di ciclismo compreso TuttoBiciWeb.it, quindi mi auguro che leggendo questa mia lettera capisca ancora di più che noi tutti, compresi i suoi compagni di squadra, gli siamo vicini e pronti a tutto aiutarlo in ogni modo.
 
Forza Chad non mollare!
 
Ringraziandola per la sua collaborazione la saluto cordialmente e porgo a lei e a tutta la redazione di Tutto Bici i segni della mia massima stima.
 
Cristian Fanini
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COMMENTI
grande
8 ottobre 2009 13:39 excalibur
grande cristian, continua a lottare per chad. e ora speriamo solo di non leggere qui sotto qualche commento becero...
forza chad, non mollare!

8 ottobre 2009 15:53 roger
Ho già letto questa vicenda su Cyclingnews.com e mi fa molto piacere leggere questa bella lettera. Per me non ce n’era bisogno perché seguo e ammiro i Fanini per quello che fanno da molti anni in questo ciclismo in fin di vita e che sta distruggendo la salute di tanti atleti.
Sicuramente anche Gerlach avrà fatto uso di medicinali proibiti nella sua carriera perché molti atleti poi finiscono in depressione, con il cervello bruciato e finiscono in malo modo, come è successo a lui. Ed i Fanini in questi casi rimangono soli a combattere il doping e le sventure di questi corridori
Conosco tanti atleti salvati da Amore & Vita e se qualche volta non ci riesce come è successo con Fois in fondo la colpa non può essere imputata a Fanini.
Quanto meno hanno la volontà di provare ad aiutarli e questo è ammirevole.
Forza Fanini, in bocca al lupo e complimenti.

8 ottobre 2009 16:33 serbis69
Bello e significativo. Almeno in questo ciclismo alla deriva c'è qualcuno che cerca di salvarlo senza guardare in faccia a nessuno. Ivano lo ha fatto anche con il fratello Brunello che ha vinto il mondiale con la Guderzo ma oltre ai complimenti gli ha detto come la pensava sul ciclismo femminile e come sempre i fatti gli danno ragione. Per la storia di Gerlach e tutto il resto i fanini meriterebbero un grande premio o il comando del ciclismo.
Vedreste che si ritornerebbe ai veri ideali di questo sport. Faccio anch’io le mie più sentite congratulazioni ed un in bocca al lupo a Cristian

parenti!
8 ottobre 2009 16:45 ciba
......finiti i parenti???

x ciba
8 ottobre 2009 17:03 overend
no ciba aspetta ci sono ankio tra i parenti.....sei talmente inutile che questa storia tu nemmeno l hai capita . povero te , ciba. sei limitato. non sopporti fanini, non condivido, ma lo acceto naturalmente... ognuno la pensa come crede. ma questa storia va oltre le due ruote. difficile capirlo?

Grande
8 ottobre 2009 17:35 lomblui
GRANDE FANINI CI VORREBBERO UN MILIONE DI UOMINI COME TE IN GIRO...

8 ottobre 2009 18:09 bloom
non sono un parente ma vivo col ciclismo. Vorrei firmarmi ma sono troppo conosciuto e mi farebbero subito fuori. Però visto come vanno le cose è giusto elogiare chi se lo merita. Sono nuovo di questi commenti ma non posso fare a meno di scrivere subito dopo Peccioli perché ci sono voci che l’Amore & Vita non partecipa da due anni alla corsa perché l’organizzazione ce l’ha con Fanini per le sue posizioni e per le sue belle auto Ferrari e Lamborghini che portava al seguito della gara. Questa è una prova della povertà intellettuale delle persone di questo paese del pisano.
Valgono più i fatti di Fanini che la vittoria di Gilbert qui a Peccioli. Bravo Fanini, vai avanti così che sei solo da ammirare

grande cristian
8 ottobre 2009 19:38 libero2
Sei stato veramente bravo e senza'altro anche tuo padre. Dopo la delusione per la mancata partecipazione a Peccioli, sapevo già di Gerlach tramite la Gazzetta.it e non posso fare a meno di dirvi: Bravi! Questi sono fatti che in qualche modo valorizzano quelle poche persone che si salvano in questo mondo.
Grazie perchè io adesso seguo il ciclismo solo perchè ci siete voi.
Tanti auguri a voi e complimenti anche da parte di tanti miei amici che vi stimano come me

prendete Esempio
8 ottobre 2009 19:48 pietrogiuliani
Gente del ciclismo,
prendete esempio da Fanini e meditate.
Se tutti gli addetti ai lavori, dall'ultimo meccanico ai vertici dell'UCI si imopegnassero un centesimo di quello che si impegna Fanini, oggi non saremmo qui a parlare della fine del ciclismo, anche riguardo a questi casi di ragazzi in difficoltà.

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