
L'amore è una droga, si sa, e gli sportivi dovrebbero state attenti alle infatuazioni. D'ora in poi farà sicuramente il tennista francese Richard Gasquet (23 anni), numero 32 del mondo. Positivo alla cocaina in un controllo antidoping, il transalpino rischiava uno stop di un anno, ma se l'è cavata con appena due mesi e mezzo di squalifica (già scontati). I giudici della Federtennis mondiale hanno creduto, infatti alla sua versione dei fatti.
«Ho conosciuto una ragazza francese, Pamela, in un pub di Miami. Ci siamo baciati, ma lei si era appena "fatta" e mi ha contaminato». Questa in sostanza (il virgolettato non è originale) la testimonianza dell'imputato che la Corte ha accettato senza battere ciglio ritenendo che «la spiegazione avanzata sia più plausibile che improbabile». Come a dire, sono cose che capitano. Altre volte, però, giudici più severi non avevano dato credito a giustificazioni altrettanto incredibili da parte di atleti "positivi".
Il ciclista Gilberto Simoni accusò le caramelle alla "cocaina" della zia, il campione olimpico dei 5mila metri, Dieter Baumann, parlò di un dentifricio al "nandrolone". La stessa sostanza fu riscontrata nelle analisi dei calciatori del Perugia Bucchi e Monaco, che imputarono alla carne di cinghiale, del laziale Fernando Couto (shampoo) e dello juventino Edgar Davids (sciroppo per la tosse).
Un ampio capitolo riguarda poi le scuse "piccanti": una ciclista, trovata positiva a sostanze anabolizzanti, si difese dicendo di aver avuto un rapporto orale con un altro atleta dopato, mentre l'eccessivo testosterone nelle urine dell'americano Dennis Mitchell avrebbe avuto origine da una lunga serata di sesso e birra. L'ostacolista russa Lyudmila Enqvist giustificò poi la positività agli anabolizzanti come una vendetta del marito dopo la separazione.
La storia di Gasquet ricorda, però, soprattutto la vicenda di Marco Borriello. A salvarlo dalla squalifica per la positività a due metaboliti del cortisone, fu la sua fidanzata, Belen Rodriguez, che autodenunciò di aver passato al giocatore del Milan un fungo ai genitali e relativa pomata "dopante". Borriello prese solo 3 mesi, ma poi Belen lo mollò per il paparazzo Fabrizio Corona. Perché l'amore, si sa, è una droga.
da «Libero» del 17 luglio 2009 a firma Domenico Secondi