Il Tirreno. Riccò: Giuro, non sbaglierò più

| 04/06/2009 | 09:09
Immerso nel verde e nel blu. Tre giorni di (parziale) relax per Riccardo Riccò che tra meno di un mese diventerà papà. La sua compagna Vania Rossi (anche lei campionessa di ciclismo) sta per regalargli il primogenito Alberto.
Insieme hanno scelto il Riva degli Etruschi per avvicinarsi al grande evento e per scacciare definitivamente il periodo «più brutto della loro vita». La squadra. Racconta Riccò, rituffatosi in Toscana in questo splendido lembo, tra mare e terra: «Accoglienza sublime, posto incantevole: ci tornerò quando saremo in tre. E poi chissà, magari anche con la mia futura squadra...». Squalificato 20 mesi per doping (positivo al Cera, l’Epo di ultima generazione, all’ultimo Tour, ndr), fino al 18 marzo 2010, in tanti si sono già fatti vivi per accaparrarselo. Lampre, Diquigiovanni e Flaminia ma il suo sogno è che possa andare in porto il progetto di Davide Boifava, un nuovo team che potrebbe avvalersi del ritorno in pista di un grande marchio, la Mercatone uno, o di una società satellite: «Se ne parla da tempo - spiega Riccò - ma certezze non ce ne sono. A me una cosa del genere piacerebbe molto perché con Boifava ho parlato ed ha le idee chiare. Vuole fare una squadra con tanti ritiri, un po’ come nel calcio. Tra un mese potrebbe esserci l’accordo. Vedremo».
Pentito. Ha chiuso in un cassetto la brutta esperienza del Cera. A parlarci sembra un ragazzo davvero pentito, neanche poi tanto guascone e con la testa sulle spalle, consapevole di aver fatto una cretinata, che, «a 24 anni, può starci». Spiega: «Mi stavano addosso. Da me tutti pretendevano sempre di più. E quando sei lì non pensi che puoi sbagliare. Vuoi vincere. Ancora, ancora, ancora. E alla fine sbagli. La lezione è servita. Ho perso tutto. Immagine e soldi. Da metà luglio dello scorso anno ho passato tre-quattro mesi d’inferno, terribili. Poi, con Vania incinta, è ricominciata la vita. Piano piano. I veri amici mi hanno aiutato. Così come i miei genitori, i miei parenti. Ma è stata dura. Ora guardo avanti. Non sono stato il primo a finire nella rete, né sarò l’ultimo. Di sicuro non sbaglierò più». Senza timori. Davanti ai giudici ammise le sue colpe. Un errore personale, disse, senza il coinvolgimento di altri. Dopo il ricorso al Tas prese 20 mesi invece di due anni. Non è mai stato amato dal gruppo, ora tornare sarà ancora più dura? «Non ho timori. Viaggerò a testa alta. Quando sei in bici pensi alla competizione, tutti diventano avversari. Io vedrò solo di andare più veloce degli altri. Da pulito. Ritorsioni? No, non credo. L’esperienza insegna che si può tornare e fare bene. Questa brutta disavventura mi ha fatto crescere, anche se a 25 anni di strada davanti ne ho ancora parecchia».
In forma. Con sè, a San Vincenzo, ha portato la bici. Si allena dalle sei alle otto ore al giorno. È 58 chili, uno in più rispetto al peso forma: «Lo scorso anno al Giro erò così, al Tour uno in meno. La vittoria che ricordo come la più bella? La tappa delle Tre Cime di Lavaredo del 2007. Menchov? Mi piace, ma è un difensivista. Nibali e Visconti? Nessuna rivalità: siamo diversi».

Da Il Tirreno
a firma di Aldo Della Nina

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COMMENTI
Lo aspettiamo
4 giugno 2009 11:00 Ruggero
Come tanti altri anche lui ha diritto ad una seconda occasione,lo aspettiamo,il ciclismo italiano ha bisogno di uno come lui,anche con qualche vittoria in meno e magari meno spettacolari
Forza

certamente
4 giugno 2009 14:42 poeta
.................fai in fretta a tornare ci manchi tanto................. APE REGINA

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