Tutto il Giro dalla A alla Zeta...

| 08/05/2009 | 17:59
A come Armstrong. È indubbio, è lui l’attrazione principale del Giro d’Italia. Ed è già uno dei vincitori, ancora prima di partire: ha incontrato politici e autorità per promuovere la lotta al cancro, ha focalizzato su di sè e sul ciclismo le attenzioni dei media di tutto il mondo, ha portato il Giro e il ciclismo in una nuova dimensione. E non è detto che non vinca anche la maglia rosa: noi la pensiamo come Basso, «Se Armstrong ha deciso di fare una cosa, la fa per essere il numero uno».
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Lance Armstrong a Venezia

B come Basso. Già, Basso. Che torna al Giro dopo tre anni per riannodare il filo di una carriera interrotta per due anni dalla squalifica. Il pensiero fisso di Ivan è il Giro d’Italia, ha lavorato come un matto per realizzare il suo sogno all’insegna di una nuova filosofia: «Sono pulito al 100% e così voglio vincere il Giro».

C come Ciclismo. Che sta vivendo ancora una volta giorni tormentati dopo i casi Rebellin e Pfannberger e che ha bisogno come il pane di un Giro sereno, che sia spettacolare e che soprattutto sia limpido nei risultati.

D come Damiano Cunego. Può essere lui l’uomo sorpresa del Giro: il veronese è convinto nel suo intimo di poter dire ancora parole importanti in una grande corsa a tappe, nelle classiche è andato bene (tre su tre nei primi dieci) ma non benissimo, e nella corsa rosa può rappresentare la grande sorpresa.

E come Esperienza. Elemento sul quale faranno leva tre uomini che il Giro l’hanno già vinto e ci vogliono riprovare. Ovviamente parliamo di Gilberto Simoni, autentico recordman di podi negli ultimi anni, Stefano Garzelli, che dice di voler puntare alle tappe ma dentro di sè nutre pensieri rosa, e Danilo Di Luca, che finalmente ha ritrovato le stesse sensazioni del 2007.

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Carlos Sastre in allenamento
F come Favoriti. Basso, Leipheimer e Sastre su tutti, a nostro avviso. E dietro di loro un altro atleta che, proprio come Sastre, parla poco ma fa mulinare le gambe in modo eccezionale, vale a dire Denis Menchov.

G come Ganna. Ganna Luigi da Induno Olona, provincia di Varese, vincitore del primo Giro d’Italia, cento anni fa. Un’impresa, quella, che gli è valsa un posto nella storia del ciclismo e del Giro, il primo simbolo di un’avventura che non finirà mai di entusiasmare.

H come Haddou. Un corridore di colore al Giro fa sempre notizia. Lui è francese di origine nordafricana, classe 1982, alla quarta stagione da professionista, quattro vittorie, una delle quali quest’anno. Corre nella Bbox Bouygues Telecom, cercherà di infilarsi in una fuga vincente.

I come Italia. Un paese intero che aspetta il suo Giro. Come cento anni fa, come sempre. Il feeling tra lo Stivale e la sua corsa più importante resta profondo, radicato, indistruttibile. Basta leggere quel che ogni comitato di tappa, che ogni paese, che ogni città sta preparando per accogliere il Giro.

L come Lido. Quello di Venezia, dove domani scatterà il giro con una cronosquadre per specialisti, cinque sole curve in venti chilometri. Al successo e alla prima maglia rosa ci credono in molti, ma anche per i bookmakers i favori del pronostico sono tutti per la Garmin Slipstream che vorrebbe bissare il successo di Palermo 2008.
 
M come Milano. La patria del Giro, la culla dove la corsa rosa emise il primo vagito alle 2.53 del mattino del 13 maggio 1909. Tornerà domenica prossima, il Giro, nella sua casa natale, e renderà omaggio a tutti i luoghi simbolo a cominciare da Piazzale Loreto, dove il primo Giro partì, per passare dall’Arena, dove quel Giro si concluse, e naturalmente Piazza Duomo, dove Milano potrà abbracciare il “suo” Giro e tutti i girini.

N come Nervoso. E imprevedibile come il tracciato del Giro 2009. Che propone un percorso all’incontrario, che mette in tavola le Dolomiti alla prima settimana, che si chiuderà lontano dalle zone tradizionali, con Blockhaus, Vesuvio e Roma per la celebrazione finale. Un Giro da scoprire, che sicuramente si rivelerà difficile proprio perché piuttosto facile. «Non si vince in un giorno, ma ogni giorno si può perderlo» ha sentenziato Davide Cassani. E non gli si può proprio dare torto.

O come Onestà. E pulizia. Sono le sole cose che il patron del Giro, Angelo Zomegnan ha chiesto ieri ai corridori nel corso della presentazione. Più che mai, non ci saranno sconti per nessuno.
 
P come Petrano. Salita simbolo e traguardo finale del tappone di questo Giro, la Pergola-Monte Petrano, nel cuore dell’Appennino marchigiano. Con l’ambizione di dimostrare che anche lontano dalle Dolomiti si possono scrivere grandi pagine di ciclismo.

Q come Quattro. Le maglie in palio: rosa per la classifica generale, ciclamino per quella a punti, verde per i re della montagna, bianca per il miglior giovane. Per assegnarle, anche gli abbuoni: 20” al vincitore, 12” al secondo e 8” al terzo di ogni tappa; 6”, 4” e 2” ai traguardi volanti.

R come Rosa. La maglia simbolo del Giro compie 78 anni ed è stata rivisitata, nella sua semplicità, da Dolce & Gabbana. Il primo a portarlo, nella storia, è stato Learco Guerra nel 1931, il prossimo 31 maggio scopriremo invece chi nella storia ci entrerà con quella maglia sulle spalle.

S come Sestri Levante. Da dove parte la tappa chiave di tutto il Giro, la dodicesima frazione, una cronometro di oltre sessanta chilometri per arrivare alle Cinque Terre scavalcando il Passo del Bracco e il Passo del Termine. Il rischio fondato è  che qui possa scriversi, con esagerato anticipo, la parola fine sulla storia del Giro, almeno per molti dei suoi attesi protagonisti.

T come Tricolore. Che non c’è. E che ha animato, con la sua esclusione, la vigilia del Giro. Filippo Simeoni, la cui squadra non è stata invitata al Giro, ha voluto protestare restituendo la maglia alla Federazione. Una vicenda che, a nostro modo di vedere, poteva essere gestita meglio senza arrivare ad un gesto estremo, quanto inutile, come quello della restituzione.

U come Uomini e cultura. È un Giro, quello del Centenario, che ha aperto le porte a molte realtà diverse, che ha saputo costruire una carovana ricca sotto molteplici aspetti e che ha fatto delle iniziative umanitarie uno dei suoi fiori all’occhiello. Uno, tanti motivi in più per avvicinarsi alla corsa rosa.
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Alessandro Petacchi e la sua LPR

V come Velocisti. Sarà una sfida nella sfida, quella che opporrà il “vecchio” Petacchi al “giovane” Cavendish, con incomodi del calibro di Farrar, Hunter, Davis, Forster, Haedo... Una sfida da brivido.

Z come Zitti. Adesso basta, le parole si facciano da parte e lascino lo spazio ai colpi di pedale. Comincia il Giro d’Italia.

Paolo Broggi

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