| 07/05/2004 | 00:00 Il giudice del tribunale di Bonneville ha lanciato un mandato d'arresto internazionale contro il corridore lituano Raimondas Rumsas. Lo ha confermato il legale del ciclista Alexandre Varaut, dopo che il quotidiano Le Monde aveva dato notizia del provvedimento preso dal giudice Franck Guesdon. Il mandato d'arresto e' stato emesso anche nei confronti del medico polacco Krysztof Fisek. L'accusa per entrambi, secondo quanto sarebbe indicato nel mandato notificato mercoledi' scorso, e' di aver ''importato, contrabbandato prodotti proibiti (farmaci destinati agli uomini e agli animali) come autori principali, complici o persone interessate alla frode''. Fino ad ora Rumsas non era stato coinvolto direttamente nell'inchiesta giudiziaria: trovato positivo all'epo al termine della 6/a tappa del Giro d'Italia scorso, e' stato squalificato per un anno dalla federazione lituana. In carcere era invece finita, il giorno dopo la conclusione del Tour de France 2002, sua moglie Edita Rumsas con l'accusa di aver prescritto, offerto, somministrato, facilitato l'uso di sostanze dopanti a uno sportivo. Il suo processo dovra' svolgersi prima della fine dell'anno.
E FANINI LO INVITA A CONFESSARE
Ivano Fanini, patron dell' Amore e Vita, e vicino di casa di Raimondas Rumsas (entrambi abitano a Lunata, provincia di Lucca) ha invitato il corridore lituano a raccontare, magari al Nas di Firenze, tutto quello che sa sul doping. Fanini, interpellato sulla vicenda del ciclista lituano, ha spiegato che ''e' giusto che la magistratura francese abbia emesso il mandato di cattura internazionale, perche' sono questi gli unici sistemi per riuscire a dare una svolta alla guerra al doping''. Secondo il patron della squadra toscana, ''Rumsas da uomo avrebbe dovuto subito confessare e raccontare tutta la storia cosi' da far uscire immediatamente sua moglie dalla galera. Questo era quello che avevo consigliato di fare tramite il suo procuratore Piero Pieroni, subito dopo i fatti del Tour, visto che Rumsas lo conosco bene perche' abita vicino a me. Ma non ci ha ascoltato. E' sempre in tempo a raccontare e spero che lo faccia subito, e magari tramite i Nas di Firenze che stanno facendo un buon lavoro. Tutto quello che dira' senza guardare in faccia nessuno, sara' un bel passo avanti nella lotta al doping''. Fanini ha ribadito la sua ricetta contro il doping: ''Credo da tempo che il ciclismo per cambiare dovra' fermarsi. Invece i padroni del vapore insistono per fare come nella Formula uno, trasformando atleti in motori. Al Giro ci sono gia' due fuori norma e la corsa deve ancora cominciare. Se poi esistesse il sistema per trovare tutti i prodotti allora nessuno partirebbe. Le mani sul fuoco, malgrado le mie battaglie antidoping, non le metterei neanche su alcuni miei atleti: per cambiare una volta per tutte bisogna squalificare a vita chi vieje pescato, insieme a ds e medico della squadra. Le federazioni, poi, dovrebbero dimezzare il numero delle gare, gli organizzatori dovrebbero tracciare percorsi meno duri e massacranti e lasciare a disposizione piu' tempo tra una gara e un' altra per evitare recuperi fisiologici innaturali. In questo modo davvero tutto cambierebbe''.
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