L'Abruzzo è nella storia del Giro d'Italia sin dalla prima edizione, 1909. Il 16 maggio fu arrivo della seconda tappa a Chieti, vinta in volata del piemontese Cuniolo. Due giorni più tardi, il 18, la partenza di nuovo da Chieti con destinazione Napoli. Non c'è un'edizione del Giro che non abbia vissuto momenti clou in Abruzzo: come il Blockhaus nel 1967, la prima vittoria al Giro di un "velocista belga", come venne definito sui giornali Eddy Merckx. Come il volo di Marco Pantani sul Gran Sasso nel 1999, la bandana gialla che spuntava in testa tra cumuli di neve a bordo strada. Come Campo Felice 2021, quando Egan Bernal indossò per la prima volta quella maglia rosa che porterà fino al traguardo finale di Milano. E Prati di Tivo nel 2024, vittoria di Tadej Pogacar, il fenomeno di questa generazione. Ci sono i campioni che vincono le corse e poi ci sono gli uomini, che dietro le quinte, lavorano per costruire i percorsi, che faranno da cornice alle battaglie dei corridori. Maurizio Formichetti, è l’Abruzzo del ciclismo, perché da oltre 20 anni è colui che si occupa di disegnare le tappe di tutte le corse, organizzate da RCS e che passano sulle strade abruzzesi.
Questa è terra di tradizione del Giro d'Italia, che nel 2026 ritrova proprio le due storiche località abruzzesi. Venerdì 15 maggio la settima tappa, Formia-Blockhaus, 246 km, la più lunga, avrà un arrivo molto severo dal versante più impegnativo di Roccamorice, con gli ultimi 10 km sempre attorno al 10%. Il giorno dopo, partenza dell'ottava frazione da Chieti, che ritrova il Giro dal 2009 (era la corsa che festeggiava il Centenario).
Percorsi e località decise da Maurizio Formichetti, il grande regista del ciclismo in Abruzzo. «Ma io innanzitutto ringrazio Rcs che sin dal 2005 mi ha accordato questa fiducia. Devo dire che negli anni ho incontrato tanti uomini politici che hanno capito l'importanza del Giro d'Italia in Abruzzo, fino a Marco Marsilio, il nostro Governatore, che dal 2022 sta investendo molto sul ciclismo, e non solo nel Giro d'Italia. La Grande Partenza dalla Costa dei Trabocchi nel 2023, e poi la rinascita del Giro d'Abruzzo, nel 2026 ci sarà la terza edizione consecutiva, poi le tappe della Tirreno Adriatico, il Giro Women nel 2024. E forse ospiteremo una grande corsa a giugno, sempre targata Rcs».
Formichetti, che tappa sarà quella del Blockhaus?
«Beh, sarà una giornata difficile anche perché è la settima tappa e le prime sei le vedo soprattutto di rodaggio. Salire sul Blockhaus dopo 240 chilometri sarà dura: fondamentale avere una buona forma atletica per sopportare la fatica della salita».
Che salita è?
«Siamo in Abruzzo ma il Blockhaus è una salita sicuramente alpina. Purtroppo in Italia guardiamo soltanto al Nord, ma questa è un'ascesa di 17 chilometri con pendenza media del 9,6%, e in Italia con queste pendenze importanti ce ne sono pochissime, tipo Mortirolo o San Pellegrino in Alpe. Ma nessuna ha questa difficoltà in più, ed è il vento che spazza il Blockhaus, perché la salita è scoperta».
L'Abruzzo è una regione straordinaria per quanto riguarda il suo territorio: abbiamo sia il mare sia la montagna. Quante battaglie ci sono state sulle vostre montagne?
«Tantissime. Il Blockhaus di Merckx, scalato anche nel 1973, 1984, 2006, 2017 e 2022. C'è Campo Imperatore che è dedicato a Marco Pantani, e Prati di Tivo con la vittoria di Pogacar nel 2024».
E in futuro?
«Ho in mente di coinvolgere una nuova località, vediamo se riusciamo a ultimare i lavori. È la salita del Voltigno nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Una salita bellissima, un posto incantevole. Bisogna solo capire quali e quanti lavori si dovranno effettuare per far sì che una corsa come il Giro d'Italia possa passare».
L'Abruzzo non è soltanto territorio, ma vuol dire anche grandi corridori.
«Partiamo da Alessandro Fantini, passiamo a Meco, al mitico Taccone che per anni ha disegnato le tappe in Abruzzo, parliamo di Masciarelli, Giuliani, Rabottini, Pierdomenico, Di Luca per arrivare a Giulio Ciccone, che è la punta di diamante del ciclismo in questa regione».
Che cosa significa per voi il passaggio del Giro d'Italia in Abruzzo?
«E' importante per due motivi: da un punto di vista sportivo l'Abruzzo è affezionato al Giro d'Italia, ma soprattutto così si mettono in evidenza le bellezze di questa regione. Io lo dico sempre che abbiamo tutto, mare, colline, gastronomia, un ottimo vino, parchi naturali, parchi nazionali. La partenza del Giro dai Trabocchi nel 2023 è stata l'emblema di questa regione. Sì, le potenzialità sono notevoli per proporre l'Abruzzo al mondo».
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