Sulle biciclette da pista non sono previsti. Su quelle da strada ci sono, ma si usano il meno possibile. Perché specializzarsi in freni? Perché un giorno un creditore chiede di essere pagato, e in mancanza di contanti, propone di cedergli i macchinari per la stampa dei freni per biciclette. I due fratelli Pietra, Eugenio e Carlo, di Pietro, il primo nato a Stradella, il secondo a Monza, domiciliati a Milano in corso Sempione 167 con officina in via Gassendi, si guardano negli occhi e dicono di no. E da quel momento si concentrano proprio sulla produzione dei freni. Sarà la loro fortuna. Freni economici, freni storici, freni Universal. Un secolo fa.
La storia della “Universal – il freno dei campioni” è raccontata in un libro quadrato, voluto e stampato dalla famiglia Pietra (176 pagine, centinaia di foto e documenti, il prezzo è 32 euro (spedizione compresa) su Corsa Classic, https://corsaclassic.com/products/universal-il-freno-dei-campioni), scritto e composto da Sergio e Federico Meda. E’ una storia rotonda, italiana, novecentesca: l’inizio della produzione di fanalini per cicli Mondial nel 1919, di minuterie metalliche e forniture belliche nel 1921, di automobiline in ferro per bambini nel 1923, la specializzazione nei freni nel 1928, finché nel 1931 la ditta cambia nome in Freni Universal, e Universal diventano “i freni”. Un’attività che prende la rincorsa, poi a ruota libera, infine spenta dalla concorrenza – neanche a dirlo – mondiale, anzi, universale. Era scritto, anzi, se l’erano scritto, se l’erano marchiato.
Eugenio e Carlo, otto anni di differenza, dividono tutto equamente: investimenti e guadagni, perfino gli appartamenti in via Gassendi, soprattutto “per evitare gelosie da parte delle consorti”, perché “se abbiamo le stesse cose, le mogli non litigano”. Tanto che l’acquisto di una villa, ovviamente in comproprietà, viene bloccato “perché al catasto uno dei due fratelli avrebbe avuto uno sgabuzzino in meno dell’altro”. La parificazione ha risultati sorprendenti anche geneticamente: tutti e due hanno due figli, un maschio e una femmina, come se neppure il destino voglia modificare l’uguaglianza anagrafica (e il clima familiare).
I freni Universal frenano ma non impediscono la vittoria di Gepin Olmo alla Milano-Sanremo del 1935, i trionfi di Gino Bartali e Fausto Coppi al Giro e al Tour, il sodalizio con l’Azzini di Milano, il volo iridato di Coppi ai Mondiali del 1953, che corrisponde al massimo splendore industriale degli anni Cinquanta e Sessanta quando si conta un centinaio di operai e si esibiscono i successi di Rik Van Looy al Fiandre del 1959, Gastone Nencini al Tour del 1960, Felice Gimondi al Tour del 1965 e Renato Longo in un pokerissimo di titoli iridati nel ciclocross.
E’ una saga, questa dei freni Universal, un album di fotografie da sfogliare (da Costante Girardengo a Learco Guerra, da Charly Gaul a Eddy Merckx, da Mary Cressari a Rossella Galbiati), una collezione di testimonianze da studiare (da Gianni Motta a Italo Zilioli, da Tista Baronchelli ad Alberto Masi) e di interviste da ricordare (dal cicloinventore Ernesto Colnago al ciclostorico Giancarlo Brocci), un catalogo di modelli da consultare (dai Record degli anni Trenta al Corsa Modello 77). Una lettura che, paradossalmente, sembra sfrenata.

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