Lo scorso 24 settembre, alla Omloop van het Houtland a Lichtervelde, in Belgio, Alex Krieger ha tagliato il suo ultimo traguardo dopo aver trascorso gli ultimi 25 anni in sella ad una bici, di cui 15 da professionista. E’ stato felice di tornare al Giro d’Italia quest’anno e tornare sui luoghi del suo incidente nel 2024: alla fine a Roma, ha indossato la maglia nera della corsa, ma di questo ne è stato orgoglioso e i media hanno parlato molto di lui. Il tedesco classe 1991, dopo aver corso con Alpecin e Leopard ha trascorso le ultime due stagioni con la Tudor Pro-Cycling team e con il team svizzero ha deciso di salutare il mondo delle corse ma non del ciclismo. Infatti Alex, sceso dalla bici, salirà in ammiraglia per portare la sua esperienza alla squadra e ai corridori più giovani.
«Non avevo idee concrete su come sarebbe stata la mia carriera da professionista. Ma mi è diventato subito chiaro che volevo concentrarmi sulle classiche. Non ho mai avuto il motore più potente; la mia forza è sempre stata nel posizionamento e sono contento di quello che ho fatto». Krieger nella sua carriera ha avuto anche degli infortuni gravi e, a causa di una brutta caduta nel 2024 il rinnovo di contratto è arrivato all’ultimo momento. Ma anche per quest’ultima stagione alla Tudor, Krieger si è sentito fortunato, vedendo questo anno come un ulteriore regalo alla sua lunga carriera.
«Il ciclismo è stato e sarà sempre la mia passione, così come la mia professione. Questa passione rimarrà sempre e sarà una costante nella mia vita. Tuttavia, non trovo che il ciclismo sia una professione facile. Il numero di potenziali datori di lavoro è minimo e ci sono molte persone in cerca di lavoro. L'aspetto professionale del ciclismo è caratterizzato da una breve carriera e instabilità. I contratti di lavoro di un solo anno non sono rari. Si verificano situazioni di pressione e dipendenze complesse e, in definitiva, una carriera può concludersi molto prima del previsto. Per questo io mi sento fortunato».
Il ciclismo viene definito come una grande famiglia e anche per Alex Krieger saranno tante le immagini belle che resteranno nella sua mente, così come le amicizie cresciute negli anni.
«Non sono i numeri nelle classifiche o i dati di allenamento che ripenserò tra qualche anno. Ciò che rimane per me sono i momenti e gli incontri, le relazioni, le amicizie e le esperienze condivise, che, ovviamente, si basano spesso su successi e fallimenti sportivi. La felicità che traggo da questo periodo si basa sicuramente sulle emozioni. Un esempio brillante che mi viene spesso in mente è Wout van Aert: quando ha consegnato la vittoria della Gand-Wevelgem al suo compagno di squadra Christophe Laporte nel 2023. Wout quel giorno non ha perso una vittoria; probabilmente ha guadagnato un amico per la vita».
Sono tante le cose che mancheranno al tedesco e tra queste, ci sono quelle emozioni uniche che si provano solo durante una corsa. «Sono tante le cose che mi mancheranno, come il brivido, le emozioni e l'estasi di una gara. I tifosi che ti acclamano, la gioia di tagliare il traguardo, la tensione pre-gara e la soddisfazione interiore di sedermi nell'autobus con l'aria condizionata dopo la gara, appena fatto la doccia e con un piatto di pasta in mano. In generale, mi piace molto andare in bici. Adoro pedalare e continuerò a farlo anche in futuro».
E’ difficile scendere dalla bici e trovare il momento giusto per farlo non è mai facile. Alex Krieger però non lascerà il ciclismo e per lui alla Tudor, ci sono progetti importanti.
«Avrò un nuovo ruolo e sarà un’opportunità importante. Sarò Direttore Sportivo del Team Devo, potrò condividere la mia esperienza con i giovani corridori. Il piano è di essere coinvolto anche nel reparto scouting. Insomma per me inizierà una nuova avventura ricca di fascino e di interesse e mi impegnerò per aiutare la squadra».

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