
Il premio Vincenzo Torriani è ormai diventato da qualche anno la tradizionale vigilia del Giro di Lombardia ed anche questa volta non poteva mancare. Giunto ormai all’edizione numero 27, l’evento in memoria del grande patron del Giro d’Italia si è svolto a Museo del Ghisallo, il tempio del ciclismo che ha accolto tantissimi ospiti.
Nato per volontà dei figli di Vincenzo Torriani, il premio vuole tenere viva la memoria del grande patron del giro, scomparso nel 1996. Alla guida della corsa rosa dal 1949 al 1991, è riuscito a trasformarla in un vero e proprio evento in grado di andare oltre i confini nazionali e veicolo di promozione del territorio. Una visione lungimirante che ha fatto scuola e che ha trasformato tutte le corse ciclistiche del mondo. «Ogni anno questo evento mi emoziona davvero tanto e credo che essere al museo del Ghisallo sia un valore aggiunto. È l’occasione per onorare papà con un ricordo speciale, ha fatto tanto per il mondo del ciclismo e non deve essere dimenticato. Credo che non ci sia futuro senza ricordo e spero che questo premio abbia lunga vita e abbia la possibilità di passare il mio testimone» ha detto Gianni Torriani a cui hanno fatto seguito le parole di fratelli Milli e Marco. Durante l’evento, condotto da Alessandro Brambilla e con madrina Giada Borgato, sono stati consegnati ben 5 premi a diverse personalità che hanno lasciato il grande contribuito nel mondo del ciclismo atleti e non che con le loro vittorie e le loro opere hanno segnato la storia dello sport.
Alessandro Ballan è stato l’ultimo atleta italiano in grado di vestire la maglia da campione del mondo, sono ormai passati 17 anni da quell’indimenticabile pomeriggio in Piazza Monte Grappa a Varese in cui riuscì a mettere la ciliegina sulla torta ad una carriera già ricca di grandi successi come Il Giro delle Fiandre del 2007. «E’ comodo dire di essere ancora l’ultimo campione del mondo dall’Italia, ma da tifoso dico che è tempo che qualcuno riporti a casa la maglia iridato. Non sono mai passati 17 anni da un campionato del mondo, è un tempo enorme ed è necessario che le cose cambino. Io porto ricordi bellissimi di quel giorno, a differenza del Fiandre del 2007 in cui partivo da favorito, ero estremamente tranquillo. I piani della squadra vedevano Paolo Bettini come capitano, io stavo bene, ma non avevo il peso di dover fare risultato a tutti i costi. Quando ho scollinato sul Montello ho iniziato a capire che una vittoria era possibile e una volta passato il traguardo è stato incredibile» ha detto Alessandro Ballan che ha riflettuto sui cambiamenti affrontati dal nostro ciclismo in cui viene richiesto di lasciare il segno sempre prima, una tendenza che molto probabilmente avrebbe rischiato di penalizzarlo. «Non so se nel ciclismo moderno avuto spazio o addirittura non sarei nemmeno se sarei passato professionista, chissà forse avrei trovato il mio posto allo Swatt Club. Fortunatamente ho trovato qualcuno che ha creduto in me, ha scommesso sulle mie possibilità e mi ha permesso di diventare un vero atleta.»
Chi invece ha raggiunto il successo da giovanissima è Nicole Cooke, vera e propria fuoriclasse del ciclismo femminile che ha vinto tutto il possibile. Professionista dal 2002 a 2013 successo dopo successo ha segnato la storia del ciclismo in rosa aprendo la strada a quella che è oggi una normalità. Tra i titoli più prestigiosi un campinato del mondo e un oro olimpico nel 2008, Giro, Tour e molt altro. «Sono arrivata in Italia molto giovane perché dove abitavo io non c’era una vera e propria scuola di ciclismo e volevo imparare. Nel 2004 avevo 21 anni, correvo in uno squadrone che aveva vinto tutto, ma mai il giro. Io stavo bene, ero ben messa in classifica generale e sapevo che ci saremmo giocate nella tappa che arrivava proprio al Ghisallo, era una salita che non conoscevo e così il giorno prima ho fatto una ricognizione in auto. Durante la gara sapevo che dovevo restare tranquilla, Fabiana Luperini aveva subito provato ad accelerare, ma io sono salita del mio passo, a 500 m sono scattata e ho vinto. È un giorno che non mi dimenticherò mai» Ha spiegato Cooke ricordando i ricordi speciali che la legano all’Italia. L’atleta britannica ha voluto consegnare al Ghisallo un regalo speciale: la maglia gialla del Tour de France vinto nel 2007.
Non solo atleti al premio Torriani, il tradizionale riconoscimento dedicato al patron del Giro ha reso omaggio anche ad una delle grandi eccellenze italiane nell’ambito di costruzione di biciclette. Fausto Pinarello e il suo storico marchio fondato dal padre nel 1952 è riuscito a raggiungere il tetto dl mondo tra grandi giri, classiche titoli mondiali e record dell’ora. Un lavoro incredibile e riconosciuto in tutto il mondo quello del marchio veneto che si pone già nuove sfide per il futuro. «Mio padre non ha mai vinto il Giro, anzi è addirittura arrivato l’ultimo d è forse stato proprio questo a spingerlo a dare tutto nel negozio di bici arrivando a vincere ancora di più. Oggi le bici hanno un’evoluzione continua, ma si può sempre migliorare, sia nei dettagli che nei materiali, non è mai finita. Attualmente con Filippo Ganna deteniamo il record dell’ora, ma perché non provarci di nuovo? Ci stiamo già lavorando» ha detto Fausto Pinarello che ha fatto annunci molto importanti in merito alla prossima stagione e che potrete ascoltare nella nuova puntata di BlaBlaBike disponibile da lunedì.
Enrico Fagnani, dottore medico chirurgo è detentore invece di un altro record, 51 Giri d’Italia all’attivo nel servizio di radio informazioni, vero angelo custode di tutte le corse ciclistiche. La sua storia si intreccia proprio con quella del patron Torriani quando da giovanissimo, ancora all’università, iniziò a collaborare con la carovana rosa. «Questo premio non è solo per me, ma per una grande squadra di ex ragazzi che hanno iniziato con Vincenzo Torriani. Mi ricordo benissimo le riunioni pre giro negli uffici di via Vitruvio a Milano, eravamo tutti ragazzi appassionati e Torriani ci ha dato fiducia. Sarò sempre grato al mondo del ciclismo che mi ha fatto conoscere delle persone straordinarie, è un sport incredibile, è dinamico è una specie di rete neurale che è in continua evoluzione. Non si smette mai di imparare e conoscere cose nuove.» ha spiegato il dottor Fagnani che ogni anno grazie al suo prezioso lavoro permette a tutti i giornalisti ed addetti ai lavori di seguire al meglio ogni corsa anche di fronte a qualsiasi avversità atmosferica.
Il premio Torriani ha voluto anche omaggiare chi nel corso del 2025 i è ritagliato un ruolo di assoluto protagonista nella stagione 2025. Carlo Beretta e il suo Swatt Club hanno letteralmente dato uno scossone al mondo del ciclismo, dopo il campionato italiano vinto da Filippo Conca hanno infiammato i cuori di tantissimi appassionati offrendo un modello di ciclismo che non lascia indietro a nessuno. «Il progetto Swatt è nato per passione e riuscire a vincere il campionato italiano è pazzesco, è un grande sogno e credo che solo tra 20 anni ci renderemo conto di quello che abbiamo fatto. Siamo più simili ad una squadra di calcio che di ciclismo, ci piace fare casino, non abbiamo uno sponsor ma ci sosteniamo da soli, ci crediamo fino alla fine.» ha spiegato Beretta. Nel corso dell’evento al Ghisallo abbiamo avuto l’occasione di far una lunga chiacchierata con il fondatore dello Swatt Club, potrete ascoltarla nella prossima puntata del nostro podcast BlaBlabike.
Tantissimo pubblico ha preso parte all’evento, tanti amici e appassionati hanno applaudito i grandi protagonisti del premio Torriani ricordando così il grande Patron del Giro d’Italia.
(photo by Carlo Monguzzi)
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