
Giovanni Bortoluzzi, Mattia Gaffuri e il britannico Charlie Meredith sono i tre stagisti che, dal 1° agosto, stanno sperimentando sulla loro pelle tutte le sfaccettature del professionismo difendendo i colori della Polti-VisitMalta, squadra ProTeam che, in questo ultimo scampolo di stagione, ha deciso di saggiarne potenzialità e adattamento affiancandoli a un gruppo di ragazzi profondamente impegnato nella ricerca dei punti necessari per chiudere l’annata nella top 30 del ranking UCI.
Lanciati in questo contesto ognuno con il proprio background, i propri sogni e le proprie aspettative, i tre si sono tutti messi a disposizione della causa biancorossa impegnandosi con abnegazione per assolvere al meglio delle loro possibilità i compiti affidatigli di volta in volta dall’ammiraglia. Su quest’ultima, Giovanni Ellena si è trovato, in circostanze e corse differenti, a gestirli tutti e tre carpendone da vicino qualità, limiti e margini di sviluppo e facendosi in questo modo un’idea più chiara sul loro conto e la loro possibile evoluzione.
Proprio di questo abbiamo parlato negli scorsi giorni con il navigato direttore sportivo italiano al quale, oltre ai riscontri avuti sugli stagisti, non ci siamo poi potuti esimere dal chiedere anche un parere sul cambio di passo operato dai suoi uomini nelle ultime settimane in termini di risultati e successi conseguiti.
Giovanni, in queste settimane hai avuto modo di dirigere dalla macchina sia Meredith che Bortoluzzi e Gaffuri: che opinione ti sei fatto su di loro?
“Sono tre ragazzi con trascorsi e culture completamente differenti l’uno dall’altro: Meredith è un ragazzo inglese, con un’esperienza ciclistica completamente diversa da quelle degli altri due, ha avuto un trauma in passato che l’ha portato a smettere e poi ha ripreso a correre. È un giovane con un buon motore, ma a cui, chiaramente, manca tantissima esperienza nel ciclismo professionistico. Bortoluzzi è stata una bellissima sorpresa: ho incontrato un ragazzo con dei bei numeri e molto professionale che si vede che è stato cresciuto bene perché sa già muoversi in gruppo. Sinceramente, non me l’aspettavo a questo livello. Gaffuri, infine, è un ragazzo professionalmente molto bravo, ha dimostrato di andar forte, sa quello che fa e, avendo alle spalle studi in scienze motorie, anche al di là dell'esperienza in bicicletta conosce il suo corpo e capisce come funziona. Detto ciò, sugli stage io ho da sempre la mia visione”.
Quale?
“I ragazzi vengono buttati in questo circo e ciò, per quanto loro si dimostrino agguerriti, non può non portarli ad avere qualche timore. Allo stesso tempo, arrivando ad agosto-settembre, possono sfruttare la possibilità di essere un po' più freschi rispetto ad altri corridori che magari sono reduci da un grande giro o hanno alle spalle mesi di attività molto intensa che li portano ad arrivare a questo punto della stagione più spenti mentalmente. Ci sono pro e contro, ma indubbiamente alla fine credo che per tutti sia un'esperienza positiva”.
Secondo te dove può crescere maggiormente ciascuno di loro?
“In generale sono tutti buoni atleti con buoni margini di crescita e, in più, sono anche tre bravi ragazzi che è un aspetto ugualmente importante. Bortoluzzi può crescere su qualunque fronte, da quello fisico a quello tattico, perché ha sì dimostrato di saper già correre bene ma resta un ragazzo giovanissimo. Meredith può e deve migliorare molto dal punto di vista della tecnica in corsa, mentre Gaffuri ha da colmare qualche lacuna in gara che, non avendo mai fatto attività a un certo livello, ancora presenta. Al Matteotti, ad esempio, si è trovato in fuga con buoni corridori (e per esserci entrato il motore non gli manca) ma ha finito per tirare più di tutti. Quando gliene ho parlato a prova finita mi ha detto che non se ne era neanche accorto, ma va bene: il fatto che fosse in quell’azione per lui è già un segnale molto importante”.
Che tu sappia c’è l'intenzione di firmarli tutti e tre per il prossimo anno?
“Non so ancora come sarà la situazione ma non credo. Con loro su questo siamo stati chiari fin dall’inizio, forse ci sarà spazio per uno solo ma è ancora da capire. Diciamo che sono ancora in stand-by”.
Non posso non chiederti di questa lotta per finire nelle prime 30 posizioni del ranking che ormai è giunta alle battute finali. Nelle ultime settimane pare abbiate messo davvero una marcia in più…
“Sì, c'è stato un cambio di marcia in tanti sensi. Si dice che nella vita cambiare idea non è soltanto lecito, ma a volte necessario e che solo le persone non intelligenti non lo fanno. Noi, per la situazione di classifica in cui ci siamo trovati e che non pensavamo inizialmente di dover fronteggiare, abbiamo visto che il nostro calendario in alcuni momenti aveva delle lacune. Realizzato ciò, la squadra ha accettato di fare dei cambi importanti su questo fronte e ciò ci ha permesso di fare uno step in più e trovarci ora in una situazione, non dico tranquilla, ma quantomeno più serena. I ragazzi, quando hanno ricevuto la comunicazione che avremmo intensificato il calendario per concentrarci sui punti, l'hanno presa come una sfida e vanno dati loro i giusti meriti per averla affrontata come stanno facendo. La stessa cosa, ovviamente, vale anche per chi si muove alle loro spalle perché meccanici e massaggiatori si stanno trovando a girare come trottole per coprire tutte le gare. È da queste cose e in questi momenti, quando viene richiesto uno sforzo extra e tutti, dal team manager che deve spendere qualcosina in più al meccanico che deve fare molto più lavoro, si rimboccano le maniche, che si vede di che pasta è fatto il team”.
Photo Credit: Maurizio Borserini