
Ormai è l’argomento preponderante, a tutti si chiede un’opinione e una sensazione su quanto stia accadendo alla Vuelta a España con i manifestanti pro Palestina. E la risposta è sempre la stessa: «Il diritto a manifestare è sacrosanto, fin tanto che non si mette in pericolo l’incolumità delle persone e dei corridori».
Se in Spagna questo limite si è rischiato di superarlo a più riprese, in Canada l’allerta è alta. I Grands Prix Cyclistes de Québec e Montréal si corrono in circuito, quindi per le autorità sarà un po’ più agevole tenere sotto controllo i 12 km di percorso. «Se ci aspettiamo delle manifestazioni? Sì, credo che ci saranno, ma faremo in modo che rimangano pacifiche e non vadano ad intaccare la buona riuscita delle gare - ha spiegato Bruno Marchand, sindaco della Città di Québec -. La polizia ha già avuto indicazioni chiare su come procedere, e sono sicuro che tutto andrà per il meglio».
Davanti al Delta Hotel di Québec, dove squadre e organizzazione soggiornano in questi giorni, intanto, sono già comparsi alcuni manifestanti per protestare contro la presenza in gara della Israel-PremierTech.
La squadra, dal canto suo, così come fatto alla Vuelta, ha deciso di togliere dal vestiario e da qualsiasi mezzo la denominazione “Israel”, e in tutti i cartelli relativi all’evento appare come “IPT”. Ricordiamo che la squadra ha forte matrice canadese, perché il suo fondatore Sylvan Adams è israelo-canadese e il main sponsor Premier Tech ha sede proprio in Québec.
(Foto Credits: AFP)