
Vuelta del 1956. Penultima tappa, la Bilbao-Vitoria di 207 km. E’ l’11 maggio, un venerdì. Quello che resta del gruppo (si sono ritirati, fra gli altri, lo svizzero Koblet, lo spagnolo Poblet e il francese Bobet, alla fine sarebbero arrivati 40 dei 90 partiti) si gioca la vita sulle ultime salite. La classifica recita primo Angelo Conterno detto Penna Bianca (tappa e maglia fin dal secondo giorno), secondo lo spagnolo Federico Martin detto Bahamontes a 8”, terzo lo spagnolo Jesus Lorono a 43”. Ma i due spagnoli non si amano: fra i due litiganti, il terzo scappa e vince, la storia è vecchia, la storia è attuale, come la storia del Giro d’Italia 2025 con l’inglese Simon Yates che se la gode mentre il messicano Isaac Del Toro e l’ecuadoriano Richard Carapaz litigano.
La corsa è scommessa: i favori sono per Bahamontes, scalatore rapace. La corsa è battaglia: Bahamontes vittima di incidenti, contrattempi, malesseri. La corsa è stratagemmi: Conterno si aggrappa a tutte le sue forze, e pare che sul Sollube, l’ultima salita di giornata, si aggrappi anche alle maglie di corridori fiancheggiatori, alleati, complici, anche appartenenti ad altre squadre (si correva in formazioni nazionali), tanto che la giuria lo penalizza di 30”. A vincere la tappa, anzi, a trionfare, in solitaria, Benigno Azpuru della squadra regionale della Cantabria, a quasi 9’ Arrigo Padovan, a più di 9’ il gruppettino dei migliori regolato dall’imperatore belga Rik Van Steenbergen, alla sua ruota proprio Conterno e Lorono, quindi Nino Defilippis e Giancarlo Astrua, già vincitori di una tappa. Conterno, Defilippis e Astrua: tre torinesi (Astrua biellese di nascita, ma torinese di adozione); anzi, quattro, c’era anche Pino Favero.
Il giorno dopo, la Vitoria-Bilbao di 190 km, non è una passerella ma un calvario, soprattutto per Conterno. Ha la febbre, forse una broncopolmonite. Gli spagnoli lo attaccano a ripetizione. Lui si difende come può. Forse anche come non potrebbe. Sui due gpm di giornata si salva. Forse viene salvato. Volano insulti, fischi, perfino sputi. All’arrivo finale di Bilbao, Van Steenbergen coglie la sua sesta vittoria di tappa, Conterno relega Lorono al secondo posto per soli 13” e regala la prima volta di un italiano alla Vuelta. Fra mille polemiche.
Conterno era un signore. Semplice ed elegante, cordiale e affettuoso. Amava la bici, e non solo il ciclismo. Lo conobbi negli anni Novanta. La sua Penna Bianca era diventata una Testa Bianca. Lo intervistai per “La Gazzetta dello Sport”. Mi raccontò anche della sua Vuelta. “A quei tempi c’era un solo dottore per tutti i corridori, ed era un dottore spagnolo. La mia broncopolmonite sarebbe stata immediatamente comunicata a Logrono e Bahamontes. Mi avrebbero attaccato dal primo all’ultimo metro. Lo fecero, ma non così ferocemente se avessero saputo che stavo male”. Una versione confermata anche a Franco Bocca, che nel suo “La Torino del Cit” (Hever, del 2023) riporta: “Proprio alla vigilia della tappa conclusiva mi venne un febbrone da cavallo. Avrei avuto bisogno di un dottore, ma purtroppo alla Vuelta c’era solo il medico dell’organizzazione, che naturalmente era spagnolo…”. Bocca aggiunge che Conterno “strinse i denti in silenzio, prese regolarmente il via per l’ultima frazione, trepidamente circondato e sostenuto dai compagni di squadra, che per nessuna ragione al mondo intendevano lasciarsi sfuggire proprio all’ultimo giorno il cospicuo premio-vittoria tenacemente inseguito per quasi tre settimane”. E Conterno arrivò al traguardo “con la febbre a 40°”.
Il giorno in cui incontrai Conterno c’era anche Defilippis. Erano amici veri. S’intuivano reciproca e antica stima, rispetto, fiducia. A Beppe Conti per “I miei campioni” (Graphot, del 2000), il Cit disse che Conterno “poveraccio, rischiò davvero grosso”, spiegò che “tenemmo nascosta a tutti quella grave malattia per tre o quattro giorni” (dunque non solo dalla penultima tappa), specificò che “la notte non dormiva, non certo per il materasso, un altro sarebbe tornato a casa, ma noi non potevamo rinunciare a tutti quei quattrini”, confermò “chiedemmo aiuto anche ai belgi contro gli attacchi degli spagnoli”, aggiunse “ci diede una mano pure Van Steenbergen, ormai fuori classifica”, rivelò “lo
spingevamo in salita, Conterno, e poi lo guidavamo pure in discesa perché dalla febbre non ci vedeva più”, ammise “i tifosi spagnoli in montagna ci sputavano addosso”. Defilippis conquistò la classifica degli scalatori davanti a Bahamontes: “Il mio fiore all’occhiello”.