
Perdonate il gioco di parole: comincia oggi il gran finale del Giro d'Italia numero 108. La tappa numero 19 porta da Biella a Champoluc per 166 km con qualcosa come 4.950 metri di dislivello. In poche parole, nemmeno un metro di pianura, solo salite e discese.
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Al km 4 si comincia subito a salire a Croce Serra per entrare nella valle della Dora Baltea. Breve falsopiano fino a Verrès e poi tre lunghe salite da circa 15 km l’una senza respiro fra loro. Si scalano il Col Tzecore (con lunghi tratti oltre il 12% negli ultimi 4 km), il Col de St. Pantaléon e il Col de Joux. Terminata la discesa su Brusson inizia l’ultima parte sempre a salire con il passaggio da Antagnod (pendenze fino all’11%) che termina a 5 km dall’arrivo.
A circa 5 km, dopo Antagnod, inizia la discesa dapprima blanda fino ai 3 km dove la pendenza aumenta per terminare con alcuni tornanti all’ultimo chilometro in centro a Champoluc.
IL TERRITORIO. Dal Piazzo, il quartiere medievale di Biella raggiungibile con una funicolare, lo sguardo si perde lontano. Quasi sotto i piedi si osserva il centro cittadino, che conserva monumento notevolissimi come il Battistero di San Giovanni Battista costruito su un sepolcreto romano a partire dal IX secolo e il Duomo di Santo Stefano che si prende la scena con tutta la sua magnificenza quattrocentesca. Due esempi di un passato importante che pongono idealmente le basi della vivace Biella di oggi, non a caso nominata Città creativa dell’Unesco.
La Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, collocata in un ex lanificio e voluta nel 1998 da Michelangelo Pistoletto delle cui opere si ammira una notevole esposizione permanente è la miglior sintesi dell’anima cittadina: arte contemporanea e lanifici. Già, perché Biella è il cuore di un distretto laniero di primissimo piano.
Qui, e nei paesi della provincia, sorgono alcuni dei lanifici italiani più apprezzati e conosciuti al mondo per la qualità delle produzioni e l’eleganza dei capi unanimemente considerati ambasciatori di primo piano del Made in Italy. Un giro negli outlet della zona (ogni azienda ha il suo) è consigliabile.
Poco dopo il via il Giro passa da Mongrando, nel cui territorio si distende la Riserva Naturale Speciale della Bessa, conosciuta per la grande miniera aurifera che al tempo dei Romani era considerata la più grande del mondo. Si raggiunge dalla frazione di Vermogno e ospita anche un Museo dell’Oro che ne rievoca la storia millenaria mostrando anche le attrezzature usate in epoche più recenti dai cercatori a caccia di preziose pagliuzze nel greto del torrente Elvo.
Quindi ecco la Valle d’Aosta, che subito si presenta con la sua ricca collezione di monumenti, borghi storici e castelli. Si entra nella regione a Pont-Saint-Martin, orgogliosa del suo ponte romano (I sec. a.C.), che ancora svolge egregiamente il compito di attraversare la forra scavata dal Lys. Poi, è la volta di Donnas alle cui spalle si distinguono le lunghe distese di filari da cui nascono vini di grande qualità tra cui il Vallee d’Aoste Doc, primo vino valdostano a ottenere nel lontano 1971 la Denominazione d’Origine Controllata.
Poi è il Forte di Bard a riempire lo sguardo. Ben ristrutturato, si può visitare in tutta la sua imponenza ed è una sede museale che ospita anche mostre temporanee di rilievo. Qualche chilometro tra i prati conduce ad Arnad la culla del rinomato lardo Dop, eccellenza della gastronomia regionale ma dove lo sguardo è attratto anche dall’elegante Castello Vallaise. La collezione di edifici storici continua a Verres, dominata dall’originale maniero a pianta quadrata, e a Saint Vincent con le sue belle architetture liberty. Quindi ecco Chatillon dove si trova il Castello Gamba al cui interno si trova un notevole Museo di arte moderna. D’obbligo prima di entrare in paese una sosta nelle piazzole panoramiche che regalano la miglior, e più comoda, vista sul Cervino.
A Brusson la miniera d’oro Chamousira offre un’esperienza con pochi uguali, grazie agli attenti allestimenti lungo le gallerie dalle quali si estraeva il prezioso minerale. Poi si va alla caccia dello squisito Fromadzo, una della quattro DOP valdostane, prodotto quasi esclusivamente in Val d’Ayas.
Infine, dopo avere attraversato il magico borgo di Antagnod, ecco il traguardo di Champoluc. Le antiche case Walser e lo spettacolo delle cime del Monte Rosa coperte di ghiaccio meritano il viaggio.