GIORDANO CREMONESE, 90 ANNI DI PASSIONE PER IL LAVORO E PER LO SPORT

COMPLEANNO | 30/01/2025 | 12:46
di Bibi Ajraghi

Il traguardo dei 90 anni Giordano Cremonese lo taglia in azienda: oggi per lavorare, domani per festeggiare con i figli Dario, Alessio, Gioia e Alberto, che lavorano tutti nell'azienda di famiglia, e con Steve Smith, il manager americano è diventato "il quinto figlio" e parla dialetto meglio di tanti veneti.


Giordano Cremonese è uomo del fare, non certo dell'apparire: dopo la laurea in medicina, nel 1963 ha deciso di occuparsi della maglieria fondata nel 1946 da papà Olindo e mamma Irma. Partendo da un piccolo capannone di Fonzaso, nel Bellunese, ha costruito la Manifattura Valcismonm casa madre di marchi storici come Sportful, Castelli e Karpos, che da anni vestono i grandi campioni.


Uomo di sport - da giovane correva i 100 metri ed ha vinto un titolo italiano nella staffetta veloce ai campionati studenteschi di Rimini nel 1956 - proprio allo sport Cremonese si è rivolto quando ha iniziato la sua avventura imprenditoriale. Oggi la Manifattura Valcismon dà lavoro a oltre 200 persone e fattura intorno ai 120 milioni. Castelli è anche la maglia rosa del Giro d'Italia e con le tute o le maglie Sportful è stato vinto tutto, dall'oro olimpico a quello mondiale nello sci di fondo, con De Zolt e Pellegrino, e nel ciclismo con Fondriest, Cipollini, Bettini, Ballan e Sagan.

In una bella intervista raccolta da Pier Bergonzi de La Gazzetta dello Sport, Giordano Cremonese ha ricordato alcuni momenti chiave dei suoi primi 90 anni.

AZIENDA. «La mia soddisfazione più grande è l'avere tutti i miei quattro figli ancora qui che lavorano insieme-. E Steve, ormai, è uno di noi e ha avuto una quota della società. Siamo stati lungimiranti, perché nel 2019 abbiamo fatto entrare nel nostro azionariato il fondo Equinox, che ci ha aiutato a crescere».

MOMENTI CHIAVE. «Sono molto legato al Mondiale di Maurizio Fondriest del 1988 e all'oro di Maurilio De Zolt, che ha vinto con le nostre tute l'Olimpiade di Lillehammer del 1994, quando aveva già 43 anni».

CASTELLI. «La maglia rosa rappresenta la storia del ciclismo italiano e noi volevamo produrla già negli Anni 90 quando il direttore del Giro era Carmine Castellano. Bello che ci siamo riusciti con Castelli, un marchio leggendario, che abbiamo acquisito e rilanciato e ora è sinonimo di qualità in tutto il mondo. Che orgoglio essere anche sulla maglia rosa di Tadej Pogacar, il nuovo Merckx».

CAMPIONE. «Il mio campione è Gino Bartali! Mi sono innamorato quando il Giro è passato da Asolo, davanti a casa mia e poi ho sempre tifato per lui, anche se Coppi è stato molto più forte. Fausto gli ha fatto soffrire le pene dell'inferno, ma io sono sempre stato dalla parte di Ginettaccio».

SAGAN. «De Zolt è davvero anticonformista, ma direi che il "più" è Peter Sagan. Ha vinto 3 Mondiali di fila, quando correva con le nostre maglie. E un "matto" in senso buono. Ma è anche creativo. Ci ha aiutato a disegnare una linea che porta il suo nome».

LAVORO. «Ai figli dico di continuare così, mettendo al centro delle loro giornate la cultura dell'impegno. Io vado in ufficio tutti i giorni, ma solo alla mattina perché al pomeriggio guardo lo sport alla tv. Quale? Tutti».


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