VENTI DI MARCO PANTANI

TUTTOBICI | 14/02/2024 | 08:00
di Pier Augusto Stagi

Non vi parlerò del perché di una morte, ma del perché Marco Pantani è ancora vivo. Del perché conquistò tutti in vita e in sella alla sua bicicletta, conquistando vette e traguardi, scalando colli e montagne. Venti di primavera che si avvicinano in questo inverno inoltrato. Venti d’amore a vent’anni dalla sua morte.


Venti senza il Pirata, volati via un po’ come sapeva fare lui quando decideva di farlo: si levava gli occhiali e gettava via la bandana. Si alzava sui pedali e via di scatto ad abbreviare l’agonia di una fatica eterna alla ricerca di un traguardo infinito, con quell’incedere progressivo e ossessivo che sembrava per noi danza e armonia, per i suoi avversari sofferenza e dolore.


Non vi parlerò del perché di una morte, ma del perché Marco conquistò tutti, anche chi di ciclismo aveva poca contezza. La sua forza è stata questa, soprattutto questa: catturare la vista e i cuori di tutti, con il suo modo di intendere il ciclismo e le corse, portando lo sport del pedale fuori dai confini del ciclismo. Era magnetico e persino ieratico in sella alla sua bicicletta, anche se lui da ragazzo di mare che amava le montagne si è sempre sentito un brutto anatroccolo, anche quando è diventato cigno.

Era un centauro, metà uomo e metà bicicletta: solo su quell’arnese trovava il suo equilibrio. Pace e gioia. Solo in salita sentiva di avvicinarsi a Dio, puntando verso il cielo, con foga e compostezza. Con ferocia e leggerezza. Con rabbia e sublime bellezza. Per noi è stato tanto se non tutto in quel momento della nostra vita di sconcertante bellezza, di assoluta gratitudine sfociata in adorazione.

Da ragazzino passava inosservato; simpatico e monello lo è sempre stato, come tanti alla sua età, ma con le ragazze il più delle volte era trasparente. Ne soffriva, come tanti di noi, non era il solo, anche se Marco qualche menata in più se la faceva. Con la bicicletta, però, non solo si è reso visibile, ma riconoscibile e unico. Una sorta di supereroe assoluto, capace di scalare le montagne come i più grandi campioni del passato, come i Coppi e i Bartali, i Gaul e i Bahamontes. Ha fatto capire a noi boomer che di Coppi abbiamo solo sentito parlare, cosa devono essere stati quegli anni ruggenti, quell’euforia contagiosa e delirante di un’Italia unita per il ciclismo che si divideva tra Coppi e Bartali. Perché Marco è stato esattamente quella roba lì. Nessuno, dopo di lui, è stato in grado di incatenare i cuori allo stesso modo.

Perché parlate solo di lui?, si lamentavano in tanti. Perché aveva un dono che si chiama carisma. Aveva una capacità innata di fascinazione che nessuno poteva vantare. Anch’io ho vinto un Giro, dicevano. Ma lui vinceva in un altro modo, portandoci in altri mondi. Anche Albertazzi recitava e anche molto bene. È stato un grandissimo, ma Gassman è stato qualcosa di più, non a caso un mattatore, perché sulla scena bisognava avere quella cosa invisibile che ti fa vedere rispetto agli altri. Difficile da descrivere, facile da riconoscere.

Pensatela come volete, ma Marco Pantani in salita è stato di un altro pianeta. Faceva cose con una teatralità assoluta e tragica, seguendo un copione che pareva studiato a tavolino, ma era pura improvvisazione istintiva che noi tutti abbiamo imparato a conoscere e a riconoscere. Sapevamo perfettamente quando sarebbe stato il giorno, quale tappa, su quale montagna e in che punto avrebbe scatenato l’inferno. Aveva trasformato il ciclismo, sport per certi versi prevedibile e noioso, in adrenalina pura. Con i suoi gesti ci aveva educato a riconoscerlo. Ora scatta. Ora parte. Si è tolto gli occhiali, tra poco getta via la bandana. Si spogliava come a liberarsi di un peso, prima di librarsi in cielo, prima di dare inizio alla sua danza carica di rilanci nell’atto di raggiungere una sublime solitudine che si sarebbe trasformata come d’incanto in estasi: sommo godimento.

Venti anni dalla sua morte, ma non ho intenzione minimamente di perdermi in ragionamenti sulla sua fine, perché ho giurato a me stesso e a lui che l’avrei per sempre ricordato soltanto per il suo innato talento. Per quel talento purissimo che aveva quando era a cavallo della sua bicicletta. Per quella capacità di farci battere il cuore, mentre lui batteva tutti. Chi l’ha incrociato o ha provato a tenergli la ruota se ne accorse subito e ancora oggi lo racconta: Marco era un’altra cosa.

Avrei potuto scrivere libri con Angelo Costa che è stato uno dei più attendibili e riservati custodi dei suoi pensieri, grazie ad un rapporto fiduciario che Angelo ed io abbiamo avuto con Marco; abbiamo preferito di no, per il rispetto che si porta a chi è stato tanto e in quel tanto c’è anche del troppo, che ha un peso eccessivo e che fatichiamo a mandare giù.

Preferisco ricordare quelle settimane trascorse a Cesenatico per scrivere un libello uscito nel 1997 nella collana Sperling&Kupfer “I campioni insegnano” (Marco Pantani, il ciclismo, ndr), l’unico uscito con Marco in vita e scritto in quel periodo di quiescenza per la doppia frattura tibia-perone con lui impegnato a fare esercizi di rieducazione con il fisioterapista di fiducia nonché amico Fabrizio Borra. Mi piace guardare quel premio ACCPI che mi fece attribuire proprio Marco nel suo magico 1998 come giornalista dell’anno.

In quel periodo c’era questa abitudine: prima della presentazione del Giro d’Italia, l’associazione dei corridori professionisti (ACCPI, ndr), all’epoca presieduta dal compianto avvocato Enrico Ingrillì, premiava il miglior diesse, la migliore organizzazione oltre al giornalista e al fotografo. Quell’anno, grazie proprio a Marco, toccò a me. Oggi è uno dei ricordi più belli e vividi che conservo e mi porto nel cuore. Lui che mi chiama e mi dà la notizia: «Volevano premiare i soliti noti, i giornalisti dei giornaloni, della tivù di Stato, ma alla fine abbiamo deciso: noi premiamo te!».

Oggi ho in redazione quel blocco di vetro che per me vale oro, come del resto le fotografie che mi ritraggono sul palco del teatro Nuovo oggi intitolato a Giorgio Gaber, con Adriano De Zan che fa da padrone di casa e Adriano Amici (organizzatore), Vittorio Algeri (direttore sportivo) e Sergio Penazzo (fotografo) premiati con il sottoscritto sotto lo sguardo sornione e divertito di un Felice Gimondi in rappresentanza della Lega.
Venti anni senza Marco. Venti di una primavera lontana che sta per tornare, ma non sarà più la stessa. Non vi parlo del perché di una morte, ma del perché Marco è ancora vivo.

Editoriale da tutoBICI di febbraio

Copyright © TBW
COMMENTI
Parole vuote le sue
14 febbraio 2024 11:37 dany74
Sapevate tutto e avete taciuto! Perchè?

@ bullett
14 febbraio 2024 17:23 daminao90
Come il racconto del reggisella usato alla Sanremo. Non lo sapevano nemmeno i compagni di squadra. Poi mi beccai due pagine due di editoriale.

per Dany74 e Bullet
15 febbraio 2024 08:28 mdesanctis
Ma avete taciuto, cosa??? Il Direttore ricorda il Pirata. Quello che ci ha fatto riscoprire un ciclismo epico. Da Madonna di Campiglio 1999 a San Valentino 2004 ognuno di noi può immaginare e pensare ciò che vuole. Ha poca importanza. Qui si ricorda il Pirata. I momenti che ci ha fatto vivere. Infine, usare la punteggiatura potrebbe aiutare a farsi comprendere... mdesanctis

@ desantis
15 febbraio 2024 10:33 Albertone
Se negli anni '90,fare salite a fionda e usare epo lo chiami ciclismo epico, hai poca memoria. Alberto

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Può un Re inchinarsi al cospetto di un Re? Certo che si. È successo ieri pomeriggio all'Hub 4.0 di Rovato (BS), attorno alle 17.30, quando Ernesto Colnago ha reso omaggio al numero uno del ciclismo mondiale Tadej Pogacar e il...


Sorridente e disponibile, ironico e giocherellone, Tadej Pogacar ieri ha giocato e ballato, cantato e firmato autografi, ma ha anche parlato, di quello che è stato e di quello che sarà. L’ha fatto con Ciro Scognamiglio, sulla Gazzetta in edicola...


Con la consegna del prestigioso riconoscimento "Corona Ferrea" si è archiviata la stagione 2025 della Salus Seregno De Rosa. Tre anni fa la rinascita della nuova era giallo-blu grazie alla passione del dinamico presidente Marco Moretto che si ritrova a...


Non c’è nessuno come Diego Ulissi che si tiene stretto il suo piccolo grande primato. Solo il livornese è stato capace di vincere almeno una corsa ogni stagione da professonista: è arrivato a 49 successi. Diego, che si chiama così...


Si avvicina l'appuntamento con La Notte degli Oscar, che segna la conclusione ideale della stagione 2025 e traghetta verso una nuova avventura. Di scena ci saranno, come sempre, i migliori atleti dell'anno in ogni categoria: ve ne presentiamo uno al...


Volti nuovi in testa alla classifica della Sei Giorni di Gand al termine della quarta notte di gara: i belgi Lindsay De Vylder e Fabio Van den Bossche hanno spodestato la coppia formata da Yoeri Havik e Jules Hesters che...


In un clima molto rilassato e diretto, senza cioè mettere barriere rispetto al pubblico, Jacopo ed Elisa è un po' come se i rispettivi cognomi, Mosca e Longo Borghini, li avessero lasciati a casa, quando martedì mattina (con tanto di...


L'AIOCC, Associazione Internazionale degli Organizzatori di Corse Ciclistiche, ha tenuto la sua assemblea a Copenaghen: eletto il nuovo Comitato Direttivo, che ha nominato Javier Guillen, Direttore Generale della Vuelta Ciclista a España, Presidente per quattro anni (2026-2029). Succede a Christian...


Monaco si prepara ad ospitare la quinta edizione di BEKING, l’evento che ogni anno trasforma il ciclismo in una festa di sport, solidarietà e comunità. Domenica 23 novembre, Port Hercule accoglierà ancora una volta grandi campioni, leggende e famiglie per...


Dopo due stagioni passate tra le Junior della Breganze Millenium, Giada Silo è pronta ad approdare tra le “grandi” con la formazione di sviluppo della UAE Team ADQ. Diciannove anni da compiere il 4 febbraio prossimo, Giada ha iniziato a...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024