L'ORA DEL PASTO. QUEL TESORO DA SCOPRIRE A PORTOBUFFOLE'. GALLERY

NEWS | 05/02/2024 | 08:10
di Marco Pastonesi

C’è la bicicletta con cui Giovanni Michieletto vinse due tappe e la classifica finale (nell’unica edizione che si disputava a squadre: lui nell’Atala) del Giro d’Italia nel 1912. C’è una bicicletta da pista degli anni Venti che apparteneva a Ottavio Bottecchia. C’è una delle tre biciclette da pista con cui nel 1984 Francesco Moser conquistò il record dell’ora con 49,431. Ci sono le maglie di Sagan e Argentin, Balmamion e Indurain, Moser e Saronni, Beccia e Zanette, Pezzo e Ziliute. E c’è storia, c’è profumo, c’è amore. Di ciclismo.


Il Museo del ciclismo Alto Livenza a Portobuffolè (il più piccolo comune della provincia di Treviso) è una cassaforte di cimeli e memorie, una centrifuga di emozioni e sentimenti, una giocosa macchina del tempo. Fondato nel 1995 sulle collezioni di Toni Pessot e il progetto di Toni Lot, dedicato non solo a Michieletto, il conte di Sacile, ma anche al cineoperatore Duilio Chiaradia, il Museo continua ad arricchirsi di piccoli tesori. Uno dei più originali sono i rulli, in legno, donati da Renato Longo, cinque volte campione del mondo e dodici volte italiano di cross ma anche stradista e pistard, e usati anche da Fausto Coppi sul piroscafo che lo portava in Argentina, dove avrebbe corso la Sei Giorni di Buenos Aires su pista (vinse l’edizione del 1958 in coppia con Jorge Batiz). In tutto quasi un migliaio di pezzi, compresi tricicli e bici da garzone, una rara Colnago per Michael Schumacher, un rarissimo generatore di corrente militare, e ancora borracce e fotografie, libri e campanelli, manifesti e insegne. Fra i visitatori, chi viene in processione, chi in adorazione, da Faustino Coppi a Dino Zandegù. E proprio Zandegù, rapito dall’atmosfera quasi mistica, si è fatto ritrarre sorridente accanto a una gigantografia del suo acerrimo rivale Marino Basso.


“Il nostro compito è custodire e tramandare, valorizzare e mostrare – spiega Valter De Martin, consigliere comunale con delega allo Sport e fra i responsabili del Museo del ciclismo -, ma anche, se possibile, organizzare incontri, gare, feste”. Dal luglio 2019 la sede è nell’ex Convento della Chiesa di Borgo Servi. Ma il patrimonio sembra già implorare nuovi spazi. Intanto si fa perfino dell’export. De Martin: “Collaboriamo anche con gli altri musei prestando le nostre bellezze. Non siamo gelosi, ma orgogliosi dei nostri tesori a due ruote”.

Per informazioni: tel. 0422.850742, ufficioturistico@comune.portobuffole.tv.it, pagina Facebook Museo del Ciclismo Alto Livenza Portobuffole’

 

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COMMENTI
Antonio Lot
5 febbraio 2024 14:09 canepari
Ho avuto il privilegio di conoscerlo 30 anni fa. Senza di lui non esisterebbero 95% dei musei italiani. Senza Antonio nessuno avrebbe mai parlato di storia del ciclismo. Senza Lot non saremmo qui a parlare di Portobuffolè....nè di Novi Ligure...nè del Museo dei Camuni a Berzo Inferiore. Lot. Aveva una visione precisa della funzione che avrebbero dovuto avere i Museo del ciclismo.
Peccato sia mancato troppo presto. Grazie Antonio..!

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