L'intervento. Quei 42 anni da Karstens a Mannini e Possanzini...

| 30/01/2009 | 20:22
La distanza della cultura del doping-antidoping fra il ciclismo ed il calcio si misura in oltre 42 anni di tempo... Fu nel 1966 che al Tour de France, a Bordeaux, per la prima volta, ed in un modo un po' improprio, col senno ed il perentorio diritto alla privacy dei nostri giorni, i gendarmi guidati dal dottor Dumas pretesero di controllare sic et simpliciter Jean Pierre Genet ed il suo capitano della Mercier Raymond Poulidor. La cosa curiosa e che il primo, gregario modesto ma di bell'aspetto, era assente, perchè era andato... dal parrucchiere. L'ottimo Poulidor, invece, il popolare beniamino della Francia ciclistica, paradigma dei buoni sentimenti, giusto il contrario dell'irredente e trasgressivo Anquetil, attese docilmente al suo dovere. Ed il giorno dopo, ecco lo sciopero simbolico dei corridori. Dopo 5 chilometri dal via, i ciclisti scesero di bici, salutando il pubblico e procedendo a piedi, al coro «Dumas pi-pi Dumas pi-pi». La corsa sarebbe ripresa dopo dieci minuti e la Bordeaux-Bayonne avrebbe visto il successo, guarda caso, dell'olandese Gerben Karstens, uno che di aneddoti e squalifiche per doping ne avrebbe poi annoverato un romanzo intero. Era il 1966, soltanto. Si parlava di amfetamine e non di EPO, di corticosteroidi del dottor Bellocq e non dell'emotrasfusione arricchita dell' Operacion Puerto del dottor Fuentes... Ed oggi lo sciopero a tempo di quel calcio italiano, nutrito di avvocati e pay-tv, di scommesse e milioni difficili da contare, che dà ancora voce a Moggi ed ignora Zeman, e si indigna per l'errore di due suoi tesserati ci sembra francamente ridicolo. Anzi, 42 anni dopo le imprese di Karstens, patetico. Gian Paolo PORRECA
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