
I testi di Paolo Barbuto e Fabrizio Coscia hanno, sulle colonne de Il Mattino, illuminato in maniera esemplare la querelle fra il veicolo bicicletta da incentivare come mezzo di locomozione ideale e le priorità per un vivere sociale, non desvivendo, in una città per più versi non agevole come Napoli.
Restiamo dell' idea che la ciclabilità di una metropoli resti certo un indicatore plausibile della sua civiltà. Ma che ancora più edificante sarebbe tuttavia l'incremento della cultura del ciclismo, più che il ricorso sic et simpliciter, dai bonus statali enfatizzato, all' acquisto di un mezzo a due ruote qualsivoglia senza motore, o semmai con pedalata assistita, se non al detestabile monopattino, che tanto male adduce ai passanti.
Cultura del ciclismo, e dei suoi valori, senza ascensori o scorciatoie per i saliscendi altimetrici - lealtà, fatica, rispetto degli ultimi - ci verrebbe da dire, ma il discorso ci porterebbe, dalla Napoli che abbiamo imparato a conoscere, amaramente lontano.
Ed allora troviamo più seducente, dal nostro eremo letterario di chi continuerà a prediligere sempre lo sport del ciclismo all' invasione delle 'biciclette' come cavallette modaiole, illustrare l' unicità che in Italia la Napoli urbana per il ciclismo rappresenta.
La Napoli che provereste a pedalare, dovete sapere, è infatti il top del ciclismo. E' il microcosmo, se non l'antologia, di cento anni di classiche in linea, quelle che annunciano la primavera, do you know? A Napoli, su via Caracciolo, avete (abbiamo?) il rettilineo di arrivo della Milano - Sanremo, festival dei velocisti cantanti, primo Raas o Cipollini. A Napoli, sulla Salita di Due Porte all'Arenella, vivete di fatto il Muro di Grammont struggente del Giro delle Fiandre, primo Museeuw o Bartoli? A Napoli, sui Camaldolilli, l'erta che porta al Monaldi, proverete a superare la 'Redoute' della Liegi-Bastogne-Liegi, primo Argentin o il povero Criquielion? A Napoli, sul pavè sconnesso di via Alabardieri o delle stradine claudicanti intorno al Policlinico Vecchio - ma lo sapete che altrove è un patrimonio dell'umanità? - troverete in sedicesimi il basolato della Parigi - Roubaix caro a Moser, Francesco, non Ignazio ovviamente? A Napoli, sulla rampa folgorante di Santa Maria della Neve simulerete l'arrivo in debito di fiato sul Muro di Huy della Freccia Vallone, primo Rebellin nel 2004, lo sapete che corre ancora a 50 anni, o Valverde?
A Napoli, potrete intanto girarvelo voi, il vostro film in bicicletta. Ma, cortesemente, esclusivamente su una bicicletta da corsa. Come la 'Ti-Raleigh' olandese powered by Gerben Karstens su cui, nel 1986 sfrecciammo davanti alla Floridiana, Lì non c'era un arrivo illusorio di classica da inventarci. Provate a trovarmelo voi, che non fosse solo un traguardo d' amore. Quello che è, per il ciclismo a Napoli, senza ascensori o gerarchie, un primato di cuore.
da Il Mattino del 31 gennaio
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