RIFLESSIONI PER IL NUOVO ANNO

LETTERA APERTA | 01/01/2018 | 01:15

Caro Direttore,


in più occasioni mi hai definito "AMICO DEL CICLISMO". La cosa, oltre a farmi ovviamente piacere , mi ha anche creato imbarazzo. Non c'è da stupirsi. L'Amicizia, quella con la A maiuscola, oltre a gratificarti moralmente impone precisi doveri. E tra questi, certamente tra i primi, vi è quello di DIRSI LA VERITA'.


Ecco, stiamo per voltare pagina con un nuovo anno. E' tradizionalmente tempo di consuntivi, di auspici e buoni propositi, di confortanti speranze. Credo lo debba essere anche per il nostro amato CICLISMO.

Non intendo di certo esprimere giudizi: sacrosante le parole di quel Tale "non giudicare se non vuoi essere giudicato". Semplici osservazioni le mie, chiacchiere di fine anno che magari sollecitino un "dibattito" tra appassionati, amici del Ciclismo.

Sul fatto che, nel nostro Paese, il movimento ciclistico goda, in generale, di una discreta salute credo non vi siano dubbi. La pratica della bicicletta, dal semplice uso cittadino quotidiano a quello cicloamatoriale (nel vero senso della parola, senza improprie commistioni agonistiche),  è sotto gli occhi di tutti.

Note dolenti, a parer mio, riguardano invece i... livelli superiori. Il vivaio giovanile,  "fucina di talenti" (come si diceva una volta) e serbatoio indispensabile per la stessa sopravvivenza "nostrana" del ciclismo, non alimenta adeguatamente l'inevitabile ricambio generazionale.

Insomma, tanti, troppi giovani , anche talentuosi, si... perdono per strada sul percorso che dalle categorie minori conduce alla Professione del Ciclista. Non ho remore ad affermare che, oltre ai tempi che viviamo - dove  parole come applicazione, serietà, sacrificio ben raramente trovano consensi, soprattutto tra i giovani -  manchino figure altamente professionali, "esemplari" nel senso più pragmatico del termine,  in grado di fronteggiare il problema.

Per restare con i piedi per terra, senza voli pindarici od inutilmente ideali, ricordo a me stesso quello che ripetevano veri e propri maestri, di sport e di vita: IL CICLISMO E' UNO SPORT DURO. In queste poche e crude parole , che la complessiva evoluzione tecnologica ha di certo attenuato ma non cancellato, permango filosoficamente dell'avviso che risieda l' ANIMA del Ciclismo.  

E vengo a coloro che, nella realtà  ed insieme nell'immaginario collettivo, sono il simbolo dello Sport del Pedale: la categoria dei Professionisti. Uomini e Donne (non dimentichiamo mai le nostre atlete plurivittoriose) che dedicano gran parte , certamente la migliore, della loro vita al magnifico e fachiresco esercizio della bicicletta.

Che sanno suscitare sentimenti anche contrastanti, ma che in questo mondo ormai  banalmente "virtuale" sono in grado di regalarci emozioni incomparabili. Che, a mio avviso, alimentano la vita.

E' vero: per restare ai Professionisti di casa nostra non abbiamo più i Fuoriclasse.  E' altrettanto vero che i tempi siano mutati , e con essi il modo stesso di... fare Ciclismo.

Ma abbiamo Campioni che, come nell'ultima "Classica delle foglie morte", sanno donarci perle di rara bellezza.

Non faccio nomi: per il sottoscritto i Professionisti sono tutti atleti che meritano il nostro plauso ed il massimo rispetto - sempre - per la dedizione allo Sport che amiamo. Quel rispetto di cui, purtroppo, non sempre godono da parte di coloro che dovrebbero essere i primi a tutelarli dai... rischi del mestiere. E non c'è nulla di più desolante ed avvilente che avere dei Giuda e dei Pilato in casa propria. 

Se si abbandona l'atleta a se stesso, si corre il rischio di perdere anche l'uomo. E' nelle difficoltà che si riconoscono i veri Amici. Anche quelli del Ciclismo.

Un caro Augurio di un Sereno e Felice 2018, a te Direttore e Amico vero, ed a tutti gli Amici del Ciclismo.

Cordialmente.

Fiorenzo Alessi

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