INTXAUSTI, LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

PROFESSIONISTI | 22/11/2017 | 08:24
Beñat Intxausti comincia a vedere la luce in fondo al tunnel e continua con forza la lotta al virus che lo ha praticamente tenuto al palo negli ultimi due anni: 15 giorni di corsa per lui nel 2016 e solo tre nel 2017.

Il ritorno alle corse al Tour of Guangxi ha rappresentato l’occasione per riassaporare il clima agonistico dopo venti mesi di assenza. E anche se dopo tre giornate di gara il basco della Sky è stato costretto al ritiro, la corsa cinese ha comunque rappresentato un grande passo avanti.

«La situazione migliora poco a poco. Dopo la trasferta cinese mi sono riposato a casa: a Guangxi ho faticato più di quel che pensavo, ma è stato un test importante per capire a che punto ero. Ora lavoro per potermi presentare al meglio al ritiro di dicembre. Spero che quando cominceremo a far sul serio, il mio corpo mi dica che sta bene. Ho voglia di pedalare, di correre e soprattutto di vedere che le cose vanno bene».

Lo scorso anno, in questo periodo, pensava di aver sconfito il virus.
«Dal punto di vista clinico, il virus è sconfitto. Ma ci sono cose che non si possono vedere nel corpo di ognuno di noi e non sempre tutto va come si spera. L’anno scorso sembrava andasse tutto bene, avevo cominciato ad allenarmi bene e poi sono ricaduto nel baratro e il virus si è ripresentato. Per questo bisogna procedere con cautela e pazienza: il recupero non è facile».

La ricetta, quindi, è solo il riposo…
«Sostanzialmente sì, ma il vero problema è mentale, ci vuole tanta forza per superare momenti come questi».

Il rinnovo che le ha proposto Sky è quindi stato un momento importante.
«È stato un pilastro fondamentale sulla strada del recupero: sentire la fiducia di Dave Brailsford e di tutto il team mi ha dato una spinta eccezionale. Tutti conoscono la mia situazione, tutti mi hanno appoggiato sin dal primo giorno. Non ho parole per ringraziarli. Ora spero solo di riuscire a ripagare almeno in parte la fiducia che hanno avuto nei miei confronti, ora tocca a me…».
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