Ghisallo: il 6 dicembre incontro con Dancelli e Motta
| 24/11/2008 | 09:24 Sabato 6 dicembre 2008 Michele Dancelli e Gianni Motta saranno i protagonisti di un incontro al Museo del Ghisallo dal titolo: I magnifici anni ‘60. I due Campioni risponderanno alle domande dei visitatori nell’incontro che avrà luogo al Museo del Ciclismo – Madonna del Ghisallo, presso la sala conferenze dalle ore 15,00 alle ore 17,00, e che sarà introdotto dal direttore del museo Massimo Pirovano.
Michele Dancelli (Castenedolo, 1942) è stato uno dei corridori più rappresentativi del ciclismo italiano degli anni Sessanta. In 12 anni di professionismo, dal 1963 al 1974, ha vinto 77 corse, tra cui una Milano-Sanremo (il 20 marzo 1970, prima vittoria italiana dopo un digiuno di 17 anni), una Freccia Vallone e molte classiche del calendario italiano. È stato due volte campione nazionale su strada e ha corso per la squadra azzurra otto volte. Buon passista e velocista, ma poco amante delle salite, non ha avuto grande fortuna nelle corse a tappe, ma ha avuto comunque al suo attivo un quarto posto al Giro d'Italia del 1970. Ha partecipato complessivamente a 9 edizioni del "Giro", vincendo 11 tappe e indossando la maglia rosa di leader per 14 giorni. È arrivato due volte terzo al Mondiale su strada professionisti, nel 1968 e nel 1969. Caduto nel 1971 durante una tappa della Tirreno-Adriatico, si ruppe un femore, dopo di che non ha più ottenuto risultati importanti.
Gianni Motta (Cassano d'Adda, Milano, 1943) è stato professionista dal 1964 al 1974, ottenendo oltre 80 vittorie. Già da allievo aveva ottenuto importanti successi vincendo spesso con fughe da lontano. Al primo anno da professionista vinse una tappa del Giro d'Italia, il Giro di Lombardia davanti a Preziosi e il Trofeo Baracchi in coppia con Giacomo Fornoni. Tra le sue vittorie più importanti c'è il Giro d'Italia del 1966, davanti a Italo Zilioli, in cui vinse due tappe. L’anno seguente vinse il Giro di Svizzera. Fu terzo al Tour de France del 1965, vinto da Gimondi, suo grande rivale. Fu due volte primo al Giro di Romandia e in numerose classiche italiane. Un carattere particolare e un malanno ad una gamba sono stati gli ostacoli maggiori alla realizzazione di una carriera ancora più brillante di quella che è stata. Al termine della carriera, come molti altri corridori del tempo, ha avviato un'attività di produzione di telai, molto apprezzati fra gli amanti delle bici da corsa.
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