Ballan: ho vinto il Mondiale, ma resto un uomo squadra

| 18/11/2008 | 21:37
Campioni di razza, gregari campioni, gregari di razza: di loro si è parlato questa sera a Pieve di Soligo. Stracolmo all'inverosimile l'Auditorium della Biblioteca per l'incontro dal titolo «L'altro ciclismo, quello di sempre». Ad aprire i lavori è stato il saluto del sindaco di Pieve, Giustino Moro: «Ringrazio Euromobil e tuttoBICI che da tredici anni, con il loro convegno autunnale, portano a Pieve i grandi nomi del ciclismo e hanno contribuito a far conoscere sempre di più la nostra città. Colgo anche l'occasione per annunciare che proprio oggi la Giunta Regionale ha deciso lo stanziamento di 4,5 milioni di euro per completare i lavori della nostra palestra polifunzionale: è davvero una gran giornata, questa, per Pieve di Soligo». Un filmato di dieci minuti ha poi ripercorso la carriera di Alessandro Ballan, protagonista numero uno dell'appuntamento: dal Ballan ragazzino fino al trionfo mondiale e a quei 2800 metri di magia iridata che il pubblico dell'Auditorium ha sottolineato con una autentica, interminabile ovazione. E lui, Alessandro Ballan, seduto al centro del palco su una poltrona bianca, aveva davverto gli occhi lucidi e non ha fatto fatica a confermare che «Non riesco ancora a rendermi conto di quel che ho fatto a Varese e quando mi capita di rivedere queste immagini, con il commento di Bulbarelli e Cassani, mi viene la pelle d'oca». Sul palco, su sedie nere, accanto a Ballan c'erano Davide Cassani e il giornalista Gian Paolo Ormezzano da una parte, il campione mondiale Adriano Malori e Massimo Ghirotto dall'altra, con Giorgio Martino nei panni del gran cerimoniere. «Perché sono esploso tra i professionisti? Non è facile spiegarlo - ha detto Alessandro Ballan -: le componenti sono molte. Studiavo e lavoravo oltre a correre in bicicletta, poi c'è stata la scomparsa di mio padre, forse le corse non erano le più adatte a me. Quando sono passato, ho avuto la fortuna di passare nella Lampre: qui hanno capito subito quali fossero le corse più adatte a me, tanto è vero che già al primo anno ho disputato 7 prove su 10 di Coppa del Mondo». La parola è passata poi a Davide Cassani che ha spiegato: «Io e Ghirotto siamo coetanei, abbiamo anche corso insieme nella Carrera e abbiamo avuto lo stesso grande amore per la maglia azzurra. Noi due e Ballan siamo nati gregari, ma ci siamo tolti belle soddisfazioni, Ballan addirittura la più grande. Ma anche ha iniziato da gregario e i gregari sono necessari per tutti i campioni. Anche Platini nella Juve aveva Bonini al suo fianco...». A proposito di gregari capitani, Massimo Ghirotto ha ricordato il mondiale di Agrigento 1994: «Quella squadra, nella quale c'era anche Cassani, era costruita apposta per Bugno. Ed il fatto che lui fosse stato squalificato, ci ha costretto a inventare la nazionale». E Cassani aggiunge: «Feci io il giro tra i compaagni e poi dissi a Martini: Alfredo, tranquillo, teniamo Ghirotto per il finale. L'abbiamo fatto e per poco non abbiamo centrato il grande colpo». La parola è tornata poi a Ballan: «Sin dalla prima tappa del Giro di La Panne, al primo anno da prof, ho capito che quelle erano le mie corse: cominciai come gregario di Bortolami e da lui ho imparato davvero molto. E l'anno dopo lui si mise al mio servizio e arrivai sesto al Fiandre». «Io - ha aggiunto Cassani - ho capito subito che non sarei diventato un campione, ma iniziai a spirare le loro scelte, il loro modo di lavorare, perché avevo capito che era importante copiare da loro». Al dibattito ha contribuito anche Adriano Malori che ha spiegato: «Ho solo 20 anni e non sono ancora pronto per passare al professionismo. A cronometro vado forte ma su strada devo migliorare ancora e non mi voglio bruciare. E penso che tra gli Under non sia giusto parlare di capitani e gregari, ma deve essere la palestra per continuare ad imparare». È stato poi Gian Paolo Ormezzano a salire in cattedra, da grande affabulatore qual è: «Nel ciclismo sono sempre stato attirato dal barbone, dal clochard e non dal campione. Mi piacciono le figure marginali che diventano poesia. Nella mia lunga carriera giornalistica ho vissuto due periodi belli e uno meno: il primo è stato il periodo dell'amore, dei cantori alla De Martino; il secondo è stato quello dell'erotismo alla Gianni Brera ed ora, purtroppo, siamo al periodo della pornografia, lo spettacolo offerto oggi dagli sportivi e dai miei giovani colleghi non è davvero dei migliori. Parafrasando il romanzo di Giuseppe Berto, “L'Assoluto Naturale”, uno dei più belli a mio parere, direi che il Ciclismo è l'Assoluto Naturale, sembra un limite ma proprio questa è la sua forza. Il doping? Gli sport che non ce l'hanno è solo perché non lo cercano, ma proseguendo su questa strada il ciclismo diventerà lo sport più pulito e credibile. Il titolo di questo convegno, organizzato da tuttoBICI - L'Altro ciclismo, quello di sempre - è perfetto, aggiungerei solo: per sempre». L'ultima battuta è toccata, noblesse oblige, ad Alessandro Ballan: «Da tre anni sono capitano della mia squadra al Nord, ora dovrò esserelo di più. Ma io resto un uomo squadra». Poi il pubblcio ha subissato i protagonisti di domande e curiosità, con Ormezzano che ha chiuso il convegno regalando ai tifosi la definizione di "talento" regalata da un filosofo inglese: «Per il 10% è inspiration, per il 90% traspiration». Come dire, evviva il sudore...
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