Ivan Basso alla scoperta del Lido di Venezia

| 02/11/2008 | 16:46
Dal gazzettino del 02.11.08 Con la Liquigas puntiamo sicuramente a conquistare il primo posto nella prima tappa del prossimo Giro d'Italia, la cronometro a squadre che si correrà a maggio qui al Lido». Parte da Venezia la riscossa di Ivan Basso, 31 anni il 26 novembre prossimo, ormai sulla rampa di lancio per tornare in pista dopo due anni di stop. Parla dal Lido, invitato dall'U.C. Lido a partecipare alla quarta Pedalata dei Campioni. «Venezia è una città fantastica racconta Ivan Basso e unica al mondo, ma non sono certo io il primo a dirlo. Però mi considero mezzo veneto d'origine, per cui qui mi sento a casa. Oggi vedo delle coincidenze positive: il fatto di essere qui per partecipare a questa Pedalata dei Campioni mi dà l'occasione di provare il percorso, proprio da dove partirà il Giro». Nato a Gallarate, l'uomo di punta della Liquigas vive a Cassano Magnano (Varese), facile capire con che obiettivo tornerà al Giro. «Torno confida Basso come chi ha vinto tanto nell'ultimo Giro che ha fatto: cioè con l'obiettivo di vincere di nuovo. E con il sogno di tutti i corridori: conservare il più a lungo possibile la maglia rosa e vincere il Giro d'Italia». Con questo sogno nel cuore si sta già preparando. «Per noi questo è ancora un periodo di vacanza, ho partecipato ad una sola corsa in Giappone, conclusa con un ottimo terzo posto. Inizieremo la preparazione dal 26 novembre con la squadra qui in zona, a Bibione. Da quel momento ci saranno le prime riunioni e strategie di squadra per affrontare al meglio la corsa. Poi, il momento più intenso nella preparazione, arriverà da febbraio ad aprile». Il percorso del Giro deve ancora essere presentato (a parte la prima tappa del Lido), per cui Ivan Basso ancora non si sbilancia troppo in analisi tecniche, ma qualche idea concreta già c'è su che cosa lo aspetterà. «Sono annunciati i più forti corridori del mondo, ciò significa che vivremo una competizione con meno pretattica e dove emergerà più facilmente la qualità tecnica del singolo. Certamente, dunque, vincerà il più forte tecnicamente». I principali avversari? «Amstrong sicuramente. Ma sarà una dura lotta, dato che sono annunciati tutti i più forti corridori del mondo, a parte Contador che correrà solo il Tour. Queste sono le previsioni, poi si vedrà tutto meglio quando saremo effettivamente più vicini alla partenza». Due anni senza ciclismo non sono stati facili e lui non lo nasconde. «Devo ringraziare la mia famiglia, anzitutto mia moglie Micaela e i miei due figli, Domitilla e Santiago che mi sono stati vicini. In questi due anni ho visto poco ciclismo in tv, perché guardare le gare, senza poterle correre, non mi faceva stare bene. Ho fatto soprattutto dei lunghi periodi di vacanza con la mia famiglia per riposarmi, staccare da tutto e poi ripartire. Ed ora eccomi qui». Risalire non è stato facile, ma il segreto è stato proprio ciò che il ciclismo gli ha insegnato. «Non ho passioni particolari, chi pratica questo sport finisce poi per identificarlo con la sua vita. E il ciclismo mi ha insegnato appunto a non mollare mai, e il valore del sacrificio». Consiglierebbe questo sport ad ogni bambino. «Perché il ciclismo è bellissimo, direi una scuola di vita, con cui confrontarsi. Il Consiglio che darei ai giovani è quello di essere sempre leali ed ispirarsi a sani principi e valori». Si volta indietro e scopre che il momento più bello e più brutto della sua carriera, sono due facce di un'unica medaglia. «Il momento più brutto me lo sono procurato da solo conclude cioè questo stop, essere finito dentro ad una cosa più grande di me. La soddisfazione maggiore, però, è proprio quella di non aver mai mollato, di non essere sprofondato, ma di essere stato capace di riprendermi». da Il Gazzettino del 2 novembre a firma di Lorenzo Mayer
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