Kohl confessa: ho preso il Cera

| 15/10/2008 | 22:50
Bernhard Kohl ha confessato: «Mi sono dopato, non sono riuscito a resistere alla tentazione». Il corridore aveva convocato una conferenza per domani ma ha poi deciso di ammettere l'errore di aver utilizzato l'Epo di terza generazione, il Cera. L'ammissione arriva dal sito austriaco oe24.at. Kohl si e' scusato, leggendo un biglietto, con tutti escludendo la sua squadra da qualsiasi accusa: «Nel team Gerolsteiner non c'e' nessun doping organizzato», ha detto Kohl, che ha rinunciato alle controanalisi, ed ha spiegato di essersi dopato dopo l'infortunio subito in seguito alla rovinosa caduta al Giro del Delfinato, per recuperare per il Tour de France.
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COMMENTI
ci mancherebbe
15 ottobre 2008 23:05 pablo
che strano, kohl è un altro che ha fatto tutto da solo, il cera l'ha sognato di notte e la squadra non ha mai avuto dubbi sulle sue prestazioni al tour!
w i dirigenti e i ds SANTI e immacolati di tutte le squadre, gente che naturalmente non ha mai visto epo e robe simili.
a quando l'antidoping ai manager e i ds o qualche loro confessione??
w l'ipocrisia!
domani con che spirito posso andare a vedere il giro del piemonte e poi raccontare le gesta dei campioni a dei futuri ciclisti di magari 7-8 anni??
stagi dammi un consiglio!!!!!

16 ottobre 2008 00:48 pickett
Stagi ha poco da dare consigli:i giornalisti sanno benissimo che il 90% dei corridori si dopa,ha sempre continuato a doparsi dallo scandalo Festina a oggi.Però fanno finta di niente,altrimenti crollerebbe tutto il carrozzone che dà da mangiare anche a loro.Ci vuol tanto a capirlo?

DOPING LIBERO!
16 ottobre 2008 07:58 depeche
Forse ha ragione il campione di sci Bode Miller quando afferma che
a livello professionistico tutti si dopano e ognuno è libero di fare della propria salute ciò che vuole.
Si eviterebbero discussioni infinite e inutili ipocrisie.

Che ridere
16 ottobre 2008 08:08 maverick63
Quello che fa più ridere di tutti rimane il grande Cassani,lui non sa niente non ha visto nulla e quando correva non si è accorto di nulla e continua a scrivere quei romanzetti mielosi e ridicoli su Bici Sport.
Tutti a casa ricambio totale dai corridori per finire ai telecronisti

Basta diamoci da fare
16 ottobre 2008 08:54 lgtoscano
Ma finiamola tutti i giorni..che schifo, lo sappiamo il ciclismo è ammalato, da una parte buttiamo fuori dopati e dall'altra porta li riprendiamo dentro, a casa e basta, ora vedrete quest'anno quanti rientrano con squalifiche finite, oltre a chi viene al giro perchè non controllano e non va al tour perchè rischierebbe, questo non fa bene al ciclismo non insegna hai giovani, aaaaa proposito dei giovani inutile cercare di fare pulizia quando passano dai dilettanti ragazzi già ammalati di doping perchè nessuno li controlla PRESIDENTE ma che fà??? andate tutti a casa ci vuole gente nuove che ami questo sport veramente no megalomani ipocriti, dai forza se amiamo questo sport diamoci da fare.

andirivieni di dopati
16 ottobre 2008 09:43 libero2
Se una squadra come la lotto ma del resto come le altre con atleti dopati, in questi periodi di scandali continui, non ha capito ancora, è una prova ulteriore che Fanini dice la verità. Vanno eliminati corridori e chi sta loro vicino perchè è impossibile che non sappiamo cosa succede all'interno dello loro squadre.
Bravo a lgtoscano che dice: è inutile buttare fuori i corridori dopati per poi farli ritornare dopo le squalifiche. Ti dovresti mettere in società con Fanini, se non lo sei già.


articolo su www.paoloziliani.it
16 ottobre 2008 09:54 supercar
leggete l'articolo qui sotto che è stato scritto da un giornalista che ci vorrebbe nel nostro attuale ciclismo. Dirigenti e team manager dovrebbero riflettere su tutto e vergognarsi di andare avanti così.

C'era una volta un giovane corridore in bicicletta, Riccardo Riccò, che al Giro d'Italia 2008 vinse entusiasmando due tappe – quella di Agrigento e quella di Tivoli – e che per tutta la corsa andò così forte da finire 2° in classifica generale a 1'57” dal vincitore, lo spagnolo Contador. Poco tempo dopo, il giovane Riccò si iscrisse al via della grande corsa francese, il Tour, vinse due tappe di montagna, quelle del Col d'Aspin e di Super Besse, indossò la maglia a pois di miglior scalatore ma una mattina venne fermato, portato in gattabuia e poi mandato a casa perché al controllo antidoping era stato trovato positivo all'Epo di terza generazione, il cosiddetto Cera. Per l'esattezza, Riccò risultò positivo a due controlli diversi. Poi, a fine Tour, l'agenzia francese responsabile dei controlli (l'ADFL) decise di sottoporre le provette dell'urine dei corridori a un nuovo, più sofisticato controllo e si seppe che Riccò era risultato positivo al Cera non in 2, bensì in tutti e 4 i controlli effettuati; e che due volte positivo era risultato anche Leonardo Piepoli, l'anziano compagno di squadra di Riccò che al Giro d'Italia lo aveva scortato e in certi momenti trascinato al 2° posto in classifica e che al Tour aveva vinto, lui pure, un leggendario tappone di montagna, quello con l'arrivo pirenaico ad Hautacam.
Poiché nel frattempo era risultato positivo al Cera anche un altro corridore italiano che al Giro aveva fatto sfracelli, vincendo addirittura 3 tappe di montagna (all'Alpe di Pampeago, al Passo Fedaia e a Tirano) e piazzandosi 6° nella classifica generale, tale Emanuele Sella, gli sportivi di tutta Italia cominciarono a chiedersi: possibile che Riccò, 4 volte positivo nei 4 controlli al Tour, abbia corso il Giro – un mese prima – pulito come un angioletto (e Piepoli e Sella con lui)? Possibile che in Francia, in montagna, Riccò stracciasse tutti grazie all'Epo di terza generazione che gli scorreva nelle vene e che in Italia, qualche settimana prima, stracciasse tutti solo in virtù del nutrimento dei panini alla marmellata presi al volo al rifornimento?
I dubbi erano pesanti. Perché delle due l'una: o Riccò, finito il Giro, aveva incontrato Lucignolo che l'aveva portato a scoprire il Paese dei Balocchi (e della Siringhe e delle Pasticche), facendogli conoscere le meraviglie dell'Epo di terza generazione; oppure non aveva incontrato nessun Lucignolo, perchè l'Epo di terza generazione sapeva già benissimo che cosa fosse (e forse il suo dimostratore di fiducia era stato proprio Piepoli, vecchia pellaccia di 37 anni rotto a mille battaglie). Insomma: che cosa doveva pensare, il povero, stralunato appassionato di ciclismo? Le vittorie di Riccò al Giro d'Italia, e il suo 2° posto in classifica, erano genuini o taroccati? E le vittorie di Sella? E le prodezze di Piepoli?
Mentre il tormento degli aficionados del pedale si faceva insopportabile, e dalla Francia arrivavano notizie di altri dopati eccellenti (Kohl, 3° in classifica e miglior scalatore; Schumacher, vincitore di 2 tappe a cronometro e maglia gialla provvisoria) a spazzare ogni dubbio – dopo un silenzio assordante - arrivò lui, il direttore del Giro d'Italia, l'erede di Torriani e di Castellano: e cioè Angelo Zomegnan, mai come in questo caso Angelo di nome e di fatto. Che cosa arrivò a dire, un certo giorno, l'Angelo Pacificatore della Gazzetta dello Sport? “Niente doping al Cera al Giro d'Italia 2008. Ce l'ha confermato l'Uci. Il laboratorio antidoping di Roma l'ha cercato e non è stato rilevato, né hanno trovato nulla di sospetto. Per questo è inutile chiedere il riesame dei campioni del Giro” (“La Gazzetta dello Sport”, venerdì 10 ottobre).
Domanda: c'è qualcuno disposto a bersi una frescaccia del genere? Alla Gazzetta dello Sport devono avere un'opinione davvero bassa degli sportivi, dei lettori e della gente in genere. Riccò incorre in disavventure-doping a ripetizione già fra i dilettanti, al Tour viene pizzicato positivo 4 volte su 4, eppure gli organizzatori della corsa rosa vogliono farci credere che nelle tre settimane di Giro – tra “quel” prima e “quel” dopo - il ragazzo ha corso pulito e immacolato; e così Piepoli; e così Sella, che al Giro sembrava una via di mezzo tra Gaul e Bahamontes, ma secondo Zomegnan andava a pane e acqua e l'Epo di terza generazione cominciò evidentemente a prenderla a Giro finito, un po' per noia e un po' per vedere l'effetto che faceva. Diciamolo: chi vogliono prendere in giro? È mai possibile che Basso vinca il Giro fra i peana e di lì a poco venga incastrato – e sanzionato - nell'Operacion Puerto? È mai possibile che Di Luca vinca il Giro fra gli osanna e di lì a poco venga pizzicato – e sanzionato – per le sue pessime frequentazioni in ambienti-doping? È mai possibile che Riccò faccia il fenomeno al Giro, venga salutato come il nuovo Pantani e di lì a poco finisca in galera in Francia, pieno di Cera fino al collo? Insomma: è mai possibile che al Giro non scoprano mai nulla e finito il Giro succeda sempre un quarantotto, coi massimi protagonisti della corsa rosa che finiscono immancabilmente nella polvere?
A Carlo Verdelli, direttore della Gazzetta dello Sport e persona stimabilissima, chiediamo: considerando che di doping si muore – e se non si muore, ci si rovina per sempre -, invece di dedicare pagine intere allo sbarco di Armstrong al Giro del Centenario e al suo probabile duello con Ivan Basso (sic), non sarebbe il caso di fare punto e a capo e smetterla, una volta per tutte, con questa grottesca fiera della Bugia e dell'Ipocrisia che sta portando il ciclismo a un punto di non ritorno? Se è vero che al CIO (come dice il vicepresidente Thomas Bach) stanno addirittura pensando di escludere il ciclismo dalle prossime Olimpiadi, nella speranza – flebile - che possa rinascere dalle proprie ceneri, perché il direttore della Gazzetta non prova a convincere l'ex inviato di ciclismo Zomegnan – oggi direttore del Giro – a spedire le provette dei corridori del Giro 2008 ai laboratori dell'ADFL a Parigi come ha fatto il Tour e come ha fatto il Cio per gli oltre 4000 atleti controllati ai Giochi di Pechino? Non nascondiamoci dietro un dito: alla storiella di Riccò 2° al Giro a pane e acqua non crede nessuno; così come nessuno ha mai bevuto, al Giro 2007, la storiella dei 4 italiani meglio piazzati in classifica (Di Luca, Riccò, Simoni e Mazzoleni) che dopo il tappone dello Zoncolan fecero una pipì col profilo ormonale di un bambino di 7 anni. Magari ci sbaglieremo, caro Verdelli, ma c'è il caso che la classifica del Giro d'Italia 2008, se Zomegnan spedisse quelle provette a Parigi, possa essere completamente riscritta.
Come dice la filastrocca del Girotondo (come vedete, sempre di Giro si parla): giro-girotondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra.

Radiazione
16 ottobre 2008 10:52 maverick63
Scusate se mi ripeto la radiazione non eliminera il doping come la pena di morte non elimina la criminalità,ma almeno ci leviamo di torno definitivamente quelli che vengono scoperti,è l'unica speranza che abbiamo,altrimenti liberalizziamo tutto e non se ne parla più,vorrà dire che ci godremo lo spettacolo senza ipocrisia,quando qualcuno ci lascerà la pelle lungo le strade sarà il risultato delle loro azioni scriteriate.

Meglio pedalare!
16 ottobre 2008 13:32 marcobici
Sono appassionato di ciclismo da tanti anni.
Ho anche due figlie che lo hanno praticato agonisticamente ed ora hanno smesso.
Mi sono però, purtroppo, dovuto ricredere sul mio sport, almeno per quel che riguarda l'attività agonistica.
Che senso ha seguire una gara, che sia di professionisti come di amatori non cambia, dopo tutto ciò che è emerso?
Basta, ora le trasmissioni televisive riguardanti il cicismo agonistico e le riviste che ne parlano non avranno da me nessun interesse.
E come me la pensano ormai moltissimi amici innamorati della bici.
Meglio, molto meglio, uscire a farsi un giro e pedalare, in gara con se stessi, su strade faticose che appassionarsi di agonismo senza lealtà.
Pedaliamo di più e seguiamoli mai più!!!

Meglio pedalare!
16 ottobre 2008 13:33 marcobici
Sono appassionato di ciclismo da tanti anni.
Ho anche due figlie che lo hanno praticato agonisticamente ed ora hanno smesso.
Mi sono però, purtroppo, dovuto ricredere sul mio sport, almeno per quel che riguarda l'attività agonistica.
Che senso ha seguire una gara, che sia di professionisti come di amatori non cambia, dopo tutto ciò che è emerso?
Basta, ora le trasmissioni televisive riguardanti il cicismo agonistico e le riviste che ne parlano non avranno da me nessun interesse.
E come me la pensano ormai moltissimi amici innamorati della bici.
Meglio, molto meglio, uscire a farsi un giro e pedalare, in gara con se stessi, su strade faticose che appassionarsi di agonismo senza lealtà.
Pedaliamo di più e seguiamoli mai più!!!

16 ottobre 2008 14:46 pickett
Concordo con quanto ha scritto Maverick a proposito di Cassani;Il buon Davide ha corso a cavallo tra gli anni 80 e 90,quando credo si dopassero pure i meccanici e i massaggiatori...é stato compagno di squadra di Bjarne Riis,mister 60%...E Cassani è stato anche un corridore vincente,io sono di Legnano e lo ricordo sfrecciare primo sul traguardo della Bernocchi.Sfiorò la vittoria anche in classiche di Coppa del Mondo come l'Amstel,ed era una presenza fissa nella Nazionale di Martini.Possibile che non abbia mai preso nulla?Ci avete fatto caso che fino a qualche anno fa Cassani,durante le telecronache,ricordava tutto orgoglioso le sue vittorie,mentre da 2 o 3 anni a questa parte non fa altro che citare le volte in cui rischiò di finire fuori tempo massimo?Chissà come mai,forse ha qualcosa da nascondere.

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