Antidoping: attenti alle erbe cinesi

| 07/08/2008 | 12:23
Non solo Epo di terza generazione. Tra le sostane dopanti, capaci di assicurare prestazioni atletiche vincenti, ci sono anche le piante. Piante orientali che non lasciano traccia, per lo piu' ignorate dai cacciatori dell'antidoping. Lo scrive ADNKronos Salute che spiega come a stilare una sorta di elenco di piante dopanti, a 24 ore dal via delle Olimpiadi di Pechino, sia Fabio Firenzuoli, presidente dell'Associazione italiana dei medici fitoterapeuti (Anmfit) ed esperto in materia, che fa appunto notare come la pianta piu' usata nella storia del doping e', non a caso, cinese. "Si tratta - sottolinea in una nota Firenzuoli - dell'efedra (Ephedra sinica), vegetale ricco di varie sostanze di tipo anfetaminico tra cui l'efedrina, oggi proibita e considerata sostanza dopante. In alternativa - spiega lo specialista - sono pero' di moda integratori contenenti una molecola del tutto simile, la sinefrina usata sempre come dimagrante, spesso in associazione a piante contenenti caffeina tipo il guarana' o le noci di cola, oppure a diuretici come il tarassaco cinese. Si trovano nei cosiddetti prodotti termogenici, che attivano i processi metabolici a livello muscolare con due risultati: riduzione della massa grassa e aumento della forza muscolare". L'ostacolo giuridico rappresentato dall'efedrina e' cosi' aggirato ricorrendo ancora una volta ad una pianta di origini orientali, l'arancio amaro, dalla cui scorza si estrae appunto la sinefrina. "Molecola si' naturale - dice Firenzuoli - ma sempre rischiosa soprattutto per il cuore degli atleti, cosi' come degli obesi, degli ipertesi e dei cardiopatici". Tra le piante che facilitano l'adattamento del fisico a stimoli stressanti, ce ne sono alcune non considerate dopanti, e quindi mai neppure ricercate nel sangue o nelle urine degli atleti. "Sono piante - continua l'esperto - che aumentano la potenza muscolare e l'ossigenazione dei muscoli e del cervello, come il ginseng cinese e coreano (Panax Ginseng) o quello siberiano (Eleuterococcus senticosus), ma anche la Maca (Lepydium meyeni) dei popoli sud-americani e la Rhodiola rosea, usata inizialmente da atleti russi". Sempre tra le piante di origini orientali usate da atleti e di cui non si trova traccia all'esame doping, il Tribulus terrestris. "Questa pianta - dice Firenzuoli - consente di produrre estratti capaci di moltiplicare l'attivita' dei recettori per gli androgeni con migliori risultati in termini di prestazioni sia sportive che sessuali". Nell'elenco delle piante orientali dopanti ci sono anche le cosiddette 'piante fantasma', che agiscono indirettamente sugli ormoni senza che lasciare tracce urinarie. "Si tratta - precisa lo specialista - di sostanze naturali che al tempo stesso riducono la degradazione degli ormoni nel sangue e riducono la loro escrezione. Il risultato e' facilmente comprensibile: l'ormone rimane nel sangue piu' a lungo, funziona di piu', e come per magia nelle urine si trova in quantita' ridotta. Sembra l'uovo di Colombo. In realta' esistono proprio sostanze naturali che possono agire con questi meccanismi. In particolare - conclude l'esperto - la radice di liquirizia, il frutto di una pianta cinese usata come condimento chiamata anche pepe del Sichuan (Zanthoxylum schinifolium), ma anche prodotti usati come alimenti tra cui alcuni funghi cinesi (ad esempio il Ganoderma lucidum), usati come tonici".
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