
Un uomo palestinese abbandona Gaza City. Di notte. In bicicletta. La spinge a piedi. Davanti, una bambina appoggiata sul tubo orizzontale e aggrappata al manubrio. Dietro, un bambino seduto sul portapacchi, la testa sulla sella. Stremati, stravolti, sconfitti. Disperati. L’immagine gira sui social. L’ennesimo simbolo di una guerra diventata genocidio.
Anche Genova si mobilita per la pace. Lo fa in bicicletta. Domani, il ritrovo in piazza De Ferrari alle 18, un percorso facile e pianeggiante, interamente su corsie o piste ciclabili: via XX Settembre, piazza della Vittoria, sosta all’Arco dei Caduti, viale Brigate Partigiane, corso Italia fino al borgo marinaro di Boccadasse, poi il ritorno.
“Pedaliamo per la pace” è un grande evento diffuso in tutta Italia, nato dalla collaborazione fra Emergency e Fiab. Una pedalata accessibile, aperta a tutti, destinata a portare un messaggio collettivo contro la logica delle armi e a favore dei diritti. “Sappiamo - spiegano gli organizzatori - che da sempre le popolazioni civili e inermi sono le prime vittime di ogni conflitto. Quanto accade in Ucraina o nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania non sono che le tragedie più conosciute, ma non possiamo dimenticare che l’umanità è tormentata da 56 conflitti armati, la cui intensità e complessità contribuisce a un quadro globale di instabilità e sofferenza, aprendo ovunque gravi crisi umanitarie. Invitiamo perciò a partecipare alla pedalata tutte le persone che respingono l'idea dell’uso delle armi come unica e inevitabile opzione per la risoluzione dei conflitti internazionali e credono invece nella necessità di rimettere il concetto e la parola pace al centro del discorso pubblico”.
La bici è, per la sua stessa natura, pacifica. Alfredo Martini sosteneva che la bicicletta meritasse il premio Nobel per la pace. Il programma radiofonico Caterpillar (Rai Radio 2) promosse l’idea in progetto. Paola Gianotti portò la proposta, in bicicletta, a Oslo. La candidatura non fu presa in considerazione perché, per statuto, spetta a un uomo o a una donna, non a un oggetto. Ma l’idea fu salutata, dovunque, con entusiasmo.
La bici è, per la sua stessa natura, pacifica e, come tale, vulnerabile. Tant’è che la Vuelta di Spagna è stata interrotta – ingiustamente - più volte per manifestazioni contro la guerra. Non era quella l’occasione adatta.
La pedalata di Genova non restituirà la pace. Ma stavolta, così, farsi sentire, farsi vedere e farsi coraggio aiuterà. Almeno le nostre coscienze.
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