VINGEGAARD. «AVREI VOLUTO VINCERE PER MIO FIGLIO. LE PROTESTE? LE CAPISCO, MA NOI COSA DOVREMMO FARE?»

VUELTA | 03/09/2025 | 19:01
di Francesca Monzone

Jonas Vingegaard oggi avrebbe voluto vincere per suo figlio Hugo, per festeggiare un po’ a distanza, il compleanno del più piccolo di casa, nato esattamente un anno fa. Purtroppo i manifestanti pro-Palestina hanno raggiunto il traguardo dell’undicesima tappa, cercando di entrare sul percorso di gara. Per evitare incidenti, gli organizzatori hanno deciso di neutralizzare la corsa: quindi nessun vincitore e tempo fermato quando mancavano 3 chilometri alla fine.


«Volevamo vincere oggi. È il compleanno di mio figlio: oggi festeggia il suo primo anno. Volevo vincere per lui e abbiamo lavorato tutto il giorno per riuscirci – ha detto Vingegaard dopo aver raggiunto il pullman della squadra – E’ un vero peccato non aver avuto l’occasione di vincere per lui. Personalmente mi sarebbe piaciuto molto conquistare la tappa. Posso solo dire di aver avuto la possibilità di vincere la tappa per lui, ma non è successo, ed è così che sono andate le cose». 


Jonas Vingegaard resta in maglia rossa e nessuno saprà mai chi avrebbe vinto sul traguardo di Bilbao al termine della fuga a due, visto che il danese era da solo con Tom Pidcock.

I corridori si sono sentiti sicuri in corsa, certi che sia gli organizzatori che le forze di polizia hanno fatto un ottimo lavoro.

«A dire il vero, penso che la polizia abbia fatto un buon lavoro oggi. Li avevamo già visti, i manifestanti  che cercavano di andare sulla strada, quindi sì, penso che la polizia li abbia tenuti lontani e poi, a parte quello, non c'è stato niente di grave. C'è stato un altro momento in cui  hanno cercato di bloccarci, credo sulla penultima salita, ma siamo andati avanti e basta, quindi sì, a parte quello, non abbiamo avuto altri problemi».

Mentre Vingegaard era in fuga con Tom Pidcock e mancavano pochi chilometri al traguardo, è arrivata la comunicazione della neutralizzazione, che ha sorpreso tutto il gruppo di corridori. «Naturalmente ero un po’ deluso e non volevo fare nulla, ma poi Tom è andato molto veloce in salita, ho dovuto lasciarlo andare. Posso dire che abbiamo avuto una buona collaborazione, volevamo prenderci più vantaggio possibile. Non sono sicuro che Tom sapesse davvero che non sarebbe stato mai il vincitore della tappa perché voleva proseguire anche dopo il cartello dei 3 km. Quando ho saputo della neutralizzazione, ho pensato solo a raggiungere il più velocemente possibile i 3 km, in questo modo sapevo che non avrei vinto ma che avrei guadagnato ugualmente tempo». 

Il piano della Visma-Lease a Bike era quello di vincere, ma questo non è accaduto e al termine della gara, Vingegaard ha ringraziato tutti i suoi compagni di squadra per il lavoro fatto.

«Posso dire che la squadra ha fatto un super lavoro oggi. Penso che il fatto di essere rimasto da solo con Pidcock dica tutto. Abbiamo controllato la corsa tutto il giorno ed è un peccato non aver vinto».

Il campione danese non ha voluto commentare la questione politica tra Israele e Palestina e riguardo i manifestanti, ha parlato solo di sicurezza in corsa.

«Oggi ero tra i primi due e avrei dovuto fare uno sprint con Tom. Ma probabilmente la decisione degli organizzatori di neutralizzare la corsa è stata giusta. Speriamo tutti di poter continuare regolarmente la corsa nelle prossime tappe. È il posto sbagliato dove stanno manifestando. Cosa vogliono che facciamo? Ma sappiamo che è anche un modo per andare in televisione e alla fine ci vanno. Ma è un peccato che invece per noi la corsa debba finire prima del traguardo...». 


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COMMENTI
Cosa dovreste fare?
3 settembre 2025 20:29 Ottavo Pianeta
Chiedere che la "giustizia sportiva" sia equa. O fuori Israele dallo sport come è per la Russia o riammetere la Russia.

Si capisce
3 settembre 2025 22:55 Maldigambe
Jonas ha gia pianificato la fine della sua carriera perché non vede l ora di starsene a casetta a giocare col pupo.. ;))

Bravo Ottavio
5 settembre 2025 08:35 tinapica
Non posso che condividere quanto scritto da Lei, rilanciando col fatto che nessun essere umano possa (citando DeAndrè) "credersi assolto" finché non protesta, non boicotta, non combatte per la Palestina.

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