
Noi di tuttobiciweb siamo gente strana, ci piace dire che una cosa ci piace quando ci piace, sia essa una tappa, un Giro, un corridore, un “Processo alla tappa”. Naturalmente, essendo gente così strana, ci piace anche dire che una cosa non ci piace quando non ci piace. E' una faccenda talmente eccentrica, in questi tempi di guerra tra bande, di partiti presi, di interessi sommersi, di certezze e verità da una parte sola (la propria), che può persino risultare incomprensibile. Ma così siamo, grazie al direttore Stagi che interpreta e tutela questa stramberia, e proprio ci è impossibile cambiare.
Dunque, venendo al dunque: eccomi qui a parlare volentieri di un sussulto – non posso dire un Rinascimento, questo non proprio – del “Processo alla tappa”, che per due terzi del Giro si era segnalato come il nulla cosmico. Il conduttore Fabretti deve aver intuito qualcosa, tant'è vero che ha siringato nel ruolo di agit-prop il collaudato Beppe Conti, col quale si può essere d'accordo e in disaccordo (non è mai questo il problema, nel libero confronto delle idee), ma sicuramente muove le acque con temi e argomentazioni di stretta attualità. Di più, nel giorno dell'insediamento di Conti, Fabretti ci ha messo sopra anche la briscola di Bettiol, attualmente in attesa di un Rinascimento suo personale (è molto in attesa anche la sua squadra, l'Astana...).
Allora: improvvisamente, il sussulto. Quel giorno, a Gorizia, ci fu la caduta di Tiberi che portò al ritiro di Ciccone, e proprio quel giorno per combinazione il “Processo” tornò a sembrare un vero vero “Processo”.
Lo voglio dire senza tanti eufemismi: in attesa che Bettiol torni ad essere un corridore degno della sua fama, lì si è rivelato in pochi minuti il miglior opinionista degli ultimi anni. Linguaggio sciolto, niente luoghi comuni del genere il Giro è ancora lungo, può succedere di tutto (per quelli ci pensano i titolari della squadra), Bettiol è andato dritto sul tema e non si è mascherato dietro le possibili reazioni dei colleghi, le convenienze dell'ambiente, il calcolo delle amicizie: liberamente e serenamente, ha spiegato subito che per certe cadute i corridori dovrebbero fare un esame di coscienza, eccetera eccetera. E' un'opinione, non una verità, tanto meno un dogma. Ma dannazione è un'opinione argomentata, forte, che difatti poi ha smosso le acque e ha scatenato una vera discussione.
Non è la scoperta dell'America, è la scoperta dell'acqua calda, ma se dio vuole il “Processo” ha ri-scoperto la sua anima e la sua natura. Io non posso dire se Fabretti abbia semplicemente imbroccato per pura botta di sedere il tipo e il giorno giusto, ma almeno l'idea di cambiare qualcosa in corsa è sua, e non può essere frutto del caso. Questo, da solo, gli fa onore.
Peccato, un vero peccato, che Bettiol sià già sparito. Toccata e fuga. Resta almeno Beppe Conti, sul quale grava il pesante compito di risollevare la discussione zavolesca in un circolo moscio e conformista, prudente e timoroso, piatto e scontato. Vai Beppe, sei tutti noi. Quanto a Fabretti – parere spassionato – oso dargli un consiglio: si tenga segnato il nome di Bettiol. E' di gran lunga il miglior opinionista su piazza. Magari, un domani, se non prevale sempre la logica dell'amico dell'amico, c'è la soluzione già pronta. Ovviamente non sono il procuratore di Bettiol, non chiedo provvigioni. Sono un telespettatore abbonato che chiede il minimo sindacale per quello che paga.