LA VUELTA 2024. ABRAHAM OLANO: L'ATTENDISMO DI UNZUE, LE PIANIFICAZIONI DI SAIZ E INTANTO EL CHAVA...»

VUELTA | 08/08/2024 | 08:16
di Claudio Ghisalberti

La Vuelta si avvicina. Il 17 agosto è ormai alle porte. Bisogna cominciare ad alzare i giri del motore. Parlare con un grande campione spagnolo aiuta molto. Ascoltare la sua voce in castigliano serve per cominciare a entrare in sintonia con l’ambiente. Lui è Abraham Olano, una vittoria e un secondo posto come corridore, più una decina d’anni nell’organizzazione con la veste di direttore tecnico.


Abraham da dove cominciamo a parlare di Vuelta?
«Da quella che ho perso nel 1995 contro la Once che era una squadra straordinaria. C’erano Jalabert, che poi vinse, più Bruyneel e Mauri che fecero 3° e 4°. Io m’infilai tra loro: secondo. Mi attaccavano da tutte le parti e se io provavo ad attaccare Jalabert, Bruyneel e Mauri, che la Vuelta l’aveva vinta nel 1991, ripartivano. Una sarabanda. A un certo punto, nella tappa di Luz Ardiden, ho capito che dovevo fare due conti e correre per conservare la seconda posizione».


Nel 1998, invece, il trionfo.
«C’è stata molta lotta, un grande stress anche all’interno della squadra fino alla crono finale di Madrid. Con Jimenez in squadra non è stato facile. El Chava era un corridore spettacolare in ogni cosa. Poteva darti tutto e niente. Poteva sfoderare la grande impresa e il giorno dopo uscire di classifica. Nel 1998 eravamo compagni di squadra alla Banesto. Diciamo che molte tappe le ha corse a modo suo, attaccando spesso da lontano, senza seguire una logica di squadra. C’era Escartin, che come rivale era pericoloso, infatti poi chiuse secondo. El Chava andava per conto suo. Nella tappa di Laguna Negra, verso Burgos, mi fece male».

Hai corso per la Banesto (1997 e 1998) e poi sei passato alla Once (dal 1999 al 2002). Come per un calciatore trasferirsi dal Real Madrid al Barcellona. O viceversa. In concreto: sei passato da Eusebio Unzue a Manolo Saiz. Che differenze ci sono tra questi due grandi del ciclismo spagnolo?
«Per prima cosa ti dico che non sono mai stato un corridore che si faceva problemi. Anzi, sono sempre stato molto professionale. Loro avevano - e hanno - caratteri molto diversi che poi si riflettono sul modo di vedere il ciclismo. Manolo era un grande pianificatore. A lui piaceva infiammare la corsa. Cercava lo spettacolo oltre che il risultato. Eusebio era più attendista, preferiva aspettare per vedere cosa facevano i rivali e muoversi di conseguenza. Certo, lui era abitato con Miguel (Indurain, ndr) che con il motore che aveva nel finale risolveva la corsa. Se devo scegliere, dico che mi sono trovato meglio con Manolo».

Con Indurain tra mondiale e olimpiade c’è stata una grande rivalità?
«La vera rivalità è stata nella crono dei Giochi di Atlanta 1996. Vinse lui e io feci secondo. L’anno prima, a Duitama, vinsi il Mondiale in linea con una tattica perfetta e che pochissimi hanno capito. Quel giorno importante era che trionfasse la Spagna. Così è stato».

Con quella vittoria cambia anche il modo di vedere i corridori spagnoli. Prima erano considerati solo scalatori da grandi giri, da quel giorno si afferma una nuova, anche fisicamente, tipologia di atleta.
«Sono stato il primo spagnolo a vincere la prova in linea. Ma dopo di me vennero atleti straordinari come Freire, Astarloa e Valverde. Con Freire e Flecha abbiamo cominciato a farci vedere anche nelle classiche e in Spagna hanno capito che c’è un altro ciclismo oltre a quello dei grandi giri».

Sei stato anche responsabile tecnico della Vuelta. Che cosa vuol dire? Quali erano i tuoi compiti?
«Di base fare andare d’accordo, unire, i paesi e le città che sono partenza e arrivo di tappa. Coordinare le esigenze di tutti, soprattutto cercando di salvaguardare la corsa. Renderla più spettacolare possibile. Per fare questo però bisogna dosare bene gli sforzi, capire le necessità dei corridori. Piacciono le tappe dure, ma non puoi ogni giorno massacrare i ragazzi. La corsa non è di un giorno solo e non devono essere 21 tappe messe assieme senza una logica. Devono essere concatenate, unite come una cerniera. Se sei bravo devi creare un percorso che desti interesse ed emozioni fino a Madrid».

E quella che inizia sabato 17 a Lisbona che Vuelta sarà?
«Questa con i Giochi in mezzo è una stagione complicata. Pare che al via non ci saranno le ‘prime spade’, ma ci sarà lo stesso un grande spettacolo. Anzi, non essendoci il corridore superiore, quello che ammazza la corsa, ci sarà ancora più battaglia. Vedrai che come sempre le emozioni non mancheranno. Negli ultimi anni la Vuelta è cresciuta molto tanto che possiamo dire che dopo il Tour, come livello di partecipazione, c’è lei».

La giornata che potrebbe decidere questa edizione?
«Quella dei Lagos (Covadonga, martedì 3 settembre, ndr). Lì si potrà già fare un bilancio delle forze».

A mio parere, però, alla Vuelta quest’anno manca una tappaccia sopra i 200 km.
«Sono d’accordo con te. Però può essere che gli organizzatori abbiano pensato che in questa stagione con i Giochi i corridori siano un po’ più stanchi. Però di sicuro, a un corridore che prepara il mondiale, una tappa oltre i 200 km, soprattutto nella prima metà della corsa, avrebbe fatto comodo».

Abraham ti alleni ancora?
«Non mi alleno, pedalo. Quando ero impegnato con l’organizzazione della Vuelta mi allenavo si, ma correndo a piedi. Con poco tempo fai tanto. Un’ora è più che sufficiente. Poi sono anche impegnato con gli juniores. Sono tecnico della Federazione Guipuzcoana (della provincia di San Sebastian, Paesi Baschi, ndr) e porto in giro i ragazzi a correre».

Ci vediamo alla Vuelta?
«Sicuro».

Copyright © TBW
COMMENTI
X Bullet
8 agosto 2024 12:34 JeanRobic
El Chava era tutt'altro che una statua, quando spingeva a tutta dondolava, su Olano e Miguel ti do ragione.

Vuelta 98
8 agosto 2024 15:33 pickett
Jimenez avrebbe potuto vincerla con una gamba sola.Fu costretto a lasciar vincere Olano.Non fosse stato vittima di quell'ingiustizia,magari il suo destino sarebbe stato diverso.

JIMENEZ
8 agosto 2024 18:46 JeanRobic
Non sapeva gestirsi, nella tappa del Galibier volle andare dietro a Pantani e crollò sull'ultima salita, ai livelli del Pirata nella giornate di grazia ma totalmente scriteriato tatticamente e dal punto di vista del dosare le energie. In quella Vuelta arrivò quarto un redivivo Armstrong prima di dare l'assalto al Tour.

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Un altro addio eccellente per il ciclismo italiano in questo finale di stagione: ad appendere la bicicletta al chiodo è Jakub Mareczko. Ecco le parole pubblicate dal velocista bresciano sul suo profilo Instagram: «È arrivato il momento di fermarsi. Dopo...


Comincia con il piede giusto l'ultima giornata dei mondiali della pista a Santiago del Cile. Ecco la cronaca di un pomeriggio di inizio primavera in terra cilena. VELOCITA' MASCHILE. Prima manche delle finali, per il bronzo l'australiano Leigh Hoffmann si...


Venti giorni dopo aver chiuso la sua stagione agonistica alla Coppa Bernocchi, Martin Marcellusi, 25enne ciclista romano della VF Group - Bardiani CSF – Faizanè, ha coronato il suo sogno d’amore sposando la sua Cristina. Le nozze sono state celebrate...


Primo successo in maglia EF Education EasyPost per Mattia Agostinacchio. L'ex iridato juniores conquista infatti il Gran premio Cicli Francesconi-Bianchi per elite che si è svolto a Salvirola in provincia di Cremona. Il 18enne valdostano, ieri secondo nella prima giornata...


Michael Vanthourentout raddoppia e vince anche la seconda prova del Superprestige Elite che oggi si è svolta a Overijse in Belgio. Il belga della Pauwels Sauzen Altez Industriebouw replica al successo ottenuto a Ruddervoorde lo scorso 19 ottobre (aveva vinto...


Una vigilia serena ma un po' strana, per Elia Viviani, ma non avrebbe potuto essere diversamente con un intervistatore del genere... La sera prima dell'ultima corsa ufficiale della sua carriera (le ultime pedalate le darà tra poche settimane alla Sei...


Trionfo storico di Sara Casasola a Overijse in Belgio. La friulana della Crelan Corendon conquista la seconda prova del Superprestige di Ciclocross per donne elite. E' la seconda italiana della storia a scrivere il suo nome in una prova della...


Una morte che ha ci lasciato con il groppo in gola e troppi dubbi nella mente: perché? Questo è l'ìnterrogativo, questo è quello che la procura di Vicenza cercherà di capire con l'autopsia sul corpo di Kevin Bonaldo, richiesta dalla...


Tempo di bilanci al termine della stagione 2025. Prendendo in esame Grandi Giri, Campionati del Mondo (in linea e a cronometro) e Classiche Monumento, sono state dieci le corse top disputate in questo anno solare. A dettare legge è stato...


Consideriamola l’età del cambio di ritmo, una sorta di giro di boa ed è così che una volta compiuti i cinquanta anni dovremmo prendere in esame alcuni aspetti che prima non prendevamo affatto in considerazione. Cambiano i tempi di recupero,...


TBRADIO

-

00:00
00:00
SONDAGGIO
OSCAR TUTTOBICI 2025. SCEGLIETE IL MIGLIOR TECNICO ITALIANO DELL'ANNO
Dieci candidati, tocca a voi assegnare il Gran Premio Fondazione Iseni y Nervi





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024