Se tutte le strade portano a Roma, molte di quelle legate al grande ciclismo e al Tour in particolare portano... a Lucca. E la storia di tanti protagonisti di ieri e di oggi si intreccia con quella di Ivano Fanini e della sua famiglia: siete pronti a seguirci in un viaggioc he dura quasi un secolo? Partiamo!
Si comincia con Raffaele Di Paco, che tra il 1931 e il 1935, quando Ivano Fanini non era ancora nato, conquistò ben 11 tappe al Tour de France. Raffaele, all’epoca considerato il “bello” del ciclismo internazionale, era un caro amico di Lorenzo Fanini, capostipite della famiglia e fondatore del primo team ciclistico Fanini negli anni ’40. Di Paco e Lorenzo si incontravano spesso nella bottega di quest’ultimo a Segromigno, condividendo molte uscite in bicicletta e momenti di amicizia che sono rimasti indelebili nella storia ciclistica del team lucchese. La storia prosegue con un legame di sangue, poiché la pronipote di Raffaele Di Paco, Carlotta, ha sposato Cristian, manager di Amore e Vita e figlio di Ivano Fanini.
Una storia simile è anche quella che lega il campionissimo Fausto Coppi ed il fratello Serse, e successivamente il figlio Faustino, alla famiglia Fanini. Il vincitore dei Tour del 1949 e 1952, infatti, veniva spesso a Lucca insieme al fratello, per farsi mettere a punto gli scarpini da corsa dal “maestro” Colombini. Da lì nacque l’amicizia con il suo grande tifoso Lorenzo Fanini, un’amicizia durata fino al giorno della morte del campionissimo e che poi è stata tramandata ai figli Faustino ed Ivano, che ancora oggi si stimano e si apprezzano.
Un altro campione, probabilmente uno dei cinque atleti più forti di tutti i tempi, è l’indimenticabile Gino Bartali. “Ginettaccio”, figura iconica non solo nel mondo del ciclismo, ha conquistato 12 tappe del Tour de France, sette delle quali nel 1948, e si è aggiudicato la classifica generale in due occasioni, nel 1938 e nel 1948. La sua amicizia e stima per Fanini era profonda, tanto che nel 1984 fu il primo direttore sportivo della prima squadra professionistica creata da Ivano Fanini, la Fanini – Whurer.
E come dimenticare il “cannibale” Eddy Merckx, considerato il ciclista più forte di tutti i tempi con le sue 34 vittorie di tappa (un record appena battuto da Mark Cavendish) e le 5 classifiche generali. La profonda amicizia tra Merckx e Fanini si è consolidata nell’anno del Giubileo, quando Merckx si unì alla squadra Amore e Vita per far visita al Santo Padre Giovanni Paolo II durante la tradizionale benedizione annuale e la presentazione del Team in Vaticano.
Anche Bernard Hinault, vincitore di 5 titoli come Merckx, è un grande amico di Fanini da tantissimi anni. Poi si passa a Gastone Nencini. Il vincitore della 47a Grande Boucle nel 1960 è legato al Team Fanini attraverso il figlio Saul. Saul Nencini infatti è stato ciclista del team Mamma Fanini da dilettante. Una volta appesa la bici al chiodo ha cominciato a fare il meccanico iniziando proprio nell’Amore e Vita e rimanendoci diversi anni. Poi ha continuato la sua “storia” da meccanico, tra l’altro uno dei migliori e più richiesti in circolazione, nelle principali squadre del Pro Tour e del World Tour.
Tra gli altri “mostri sacri” del ciclismo mondiale, dobbiamo assolutamente menzionare Franco Bitossi, vincitore di quattro tappe al Tour, e grandissimo amico di Ivano Fanini. Ivano si “innamorò” a livello ciclistico di “Cuore Matto” quando aveva appena tredici anni e lo ha tifato e seguito le gesta per tutta la carriera. Bitossi ha corso anche con la bicicletta Fanini e addirittura andò a far festa con l’amico Ivano in sede di Amore e Vita proprio il giorno del suo 80° compleanno.
Ricordiamo poi Felice Gimondi, il vincitore della 52° edizione della Grand Boucle, che è stato anch’egli buon amico e consigliere di Ivano Fanini, tant’è che nel 1997 e 1998 volle che suo nipote Massimo corresse proprio all’Amore e Vita.
Anche Francesco Moser, vincitore di due tappe in una sola partecipazione al Tour, è un ottimo amico di Fanini da oltre 50 anni, tant’è vero che Ivano, insieme alla famiglia di Benito Bendinelli, andarono a fargli visita al Tour e Moser gli fece dono della maglia gialla e di quella bianca, oggi custodite nella sede di Amore e Vita. Tra l’altro, Ivano in supporto della famiglia di Stefano Bendinelli (oggi direttore del Museo Fanini – Amore e Vita) fondarono il 1° fan club intitolato a Francesco Moser, da cui nacque addirittura un gruppo sportivo e proprio Stefano Bandinelli vinse la sua prima corsa da ciclista con la maglia Moser. Di recente, Moser si è incontrato con Fanini presso la sede e Museo Fanini Amore e Vita in occasione della manifestazione che ricordava il Giro d’Italia a Lucca dopo 40 anni.
Vanno ricordati inoltre Freddy Maertens, due volte campione del mondo e vincitore di 15 tappe al Tour de France, e Roger De Vlaeminck, forse il più forte cacciatore di classiche di sempre, che al Tour ha vinto una sola tappa. Anche Maertens e De Vlaeminck fanno parte, come Moser e altri, della cerchia di amici di Ivano Fanini e spesso arrivano a Lucca per pedalare con la maglia di Amore e Vita. Nel 2004, entrambi furono premiati con la Sfinge d’Oro dal Premio Fedeltà allo Sport di Valter Nieri, come anche i sopracitati Eddy Merckx e Bernard Hinault.
Passiamo quindi ai ciclisti lanciati o rilanciati da Ivano Fanini, o altri che in qualche modo hanno legato il loro percorso a quello di Amore e Vita. Il primo nome, soprattutto a livello affettivo, che è doveroso citare il danese Rolf Sorensen, scoperto da Ivano a 16 anni e portato con successo nel mondo professionistico. Al Tour de France, Sorensen ha vestito la maglia gialla di leader (dovette abbandonare il Tour in vetta alla classifica generale a causa di una brutta caduta) e ha vinto due tappe, una nel ’94 e una nel ’96, anno in cui ha anche conquistato la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atlanta.
E come dimenticare Mario Cipollini, noto come “Re Leone”. Cipollini, campione del mondo nel 2002 e considerato il più grande velocista di tutti i tempi, è stato scoperto da Fanini all’età di sei anni e ha vestito la casacca dei team Fanini fino al passaggio al professionismo. Al Tour, Cipollini ha vinto 12 tappe, vestendo sia la maglia gialla di leader che quella verde a punti. Purtroppo Cipollini è uno dei pochi atleti presenti in questa lista a non aver mai terminato un Tour de France.
Va citato anche l’argento olimpico di Montreal 1976, Giuseppe Martinelli. Il mitico Beppe, da anni fa parte dello staff tecnico della formazione World Tour Astana, è stato il primo ciclista professionista che, con la squadra San Giacomo, ha corso con le biciclette Fanini – Alan, ed è stato anche il primo atleta ad aver ricevuto un premio in denaro da Ivano Fanini. Martinelli da corridore non ha mai vinto al Tour de France, ma da Direttore Sportivo ha trionfato in numerose tappe della Grande Boucle, portando Mark Cavendish quest’anno alla vittoria della 35ª tappa in carriera, battendo così il record precedente di 34 successi detenuto dallo stesso Sir Cavendish e da Eddy Merckx. Inoltre, e si è portato a casa anche due titoli della generale con l’indimenticabile Marco Pantani e Vincenzo Nibali.
Un altro grande ciclista scoperto da Fanini è Bjarne Riis, vincitore del Tour nel 1996. Riis è stato portato in Italia da Fanini per correre il Giro della Lunigiana da Junior.
Poi c’è Rodolfo Massi, atleta marchigiano in forza all’Amore e Vita nel ’93, ’94 e 2002, che nel 1998 ha vestito per diversi giorni la maglia a pois di miglior scalatore e ha conquistato la 10ª tappa con arrivo in salita a Luchon, davanti a Marco Pantani.
Ricordiamo ancora Alberto Elli, passato professionista nel 1987 con Fanini e rimasto con lui per due stagioni (classificandosi 2° al Campionato Italiano su strada alle spalle di Bruno Leali). Elli si fece conoscere dal grande pubblico come “gregario” d’eccellenza di Jan Ullrich e Bjarne Riis alla Deutsche Telekom, ma soprattutto quando nel 2000 a 36 anni, indossò per quattro giorni la maglia gialla di leader proprio al Tour de France.
Arrivando all’ultimo decennio e fino ai giorni nostri, segnaliamo l’eritreo Daniel Teklehaimanot, che è stato in assoluto il primo atleta dell’Africa nera a salire su un podio del Tour, ancor prima dell’astro nascente di questi giorni Biniam Girmay. Teklehaimanot, lanciato nel professionismo da Amore e Vita nel 2008, infatti fu il primo atleta di colore ad indossare la maglia a pois di miglior scalatore al Tour de France 2015.
Poi, c’è Kjell Carlström, finlandese, ex atleta di Amore e Vita dal 2002 al 2004, che ha partecipato al Tour come gregario di Chris Froome (vincitore di quattro Tour) e oggi, in veste di Team Manager della Israel – Premier Tech, segue il Tour de France con successo. Negli anni, la sua squadra ha conquistato diverse tappe, tra cui una nel 2023 proprio con un altro ex atleta di A&V, il canadese Michael Woods (medaglia di bronzo ai Mondiali su strada 2018 vinti dal fuoriclasse spagnolo Alejandro Valverde), scoperto e lanciato al professionismo da Cristian Fanini nel 2014.
Non possiamo dimenticare però anche altri atleti sempre collegati in qualche modo a Fanini, ovvero lo sprinter francese Frédéric Moncassin, vincitore nel ’96 di due tappe al Tour, dove ha vestito anche la maglia gialla e più volte anche quella verde a punti, visto che suo figlio Maxence, ha corso nel 2019 in Amore e Vita con ottimi risultati.
Ed anche l’oro olimpico di Tokyo, Richard Carapaz, maglia gialla quest’anno dopo la tappa di Bologna e vincitore della frazione di Superdévoluy, legato al patron lucchese attraverso il suo scopritore, “El condor” Juan Carlos Romero, portato in Italia da Fanini alla fine degli anni ’80 e lanciato al professionismo nel team Pepsi – Fanini (diventando peraltro il primo ciclista ecuadoriano a passare professionista).
Dulcis in fundo, ricordiamo altri nomi altisonanti come quello del giovane astro nascente del ciclismo francese Lenny Martinez, attualmente impegnato al Tour, e figlio di Miguel, ex atleta di A&V e campione mondiale e olimpico della MTB. Lenny ha iniziato a pedalare da piccolissimo proprio vestendo la maglia di Amore e Vita.
E poi Vincenzo Nibali e Alessandro Petacchi. L’ultimo italiano a conquistare la Grande Boucle e l’ultimo italiano a vincere la maglia verde a punti sono entrambi amici di Ivano Fanini, tant’è che quest’anno Ivano li ha voluti fortemente far premiare con la Sfinge d’Oro del Premio Fedeltà allo Sport.
Infine, ma non per minore importanza, segnaliamo anche Jonas Vingegaard, vincitore delle ultime due edizioni del Tour de France, lanciato al professionismo da Brian Pedersen, altro ex atleta di Ivano Fanini negli anni ‘80.