JORGENSON. «SORPRESO E FELICE, MA RESTO CON I PIEDI PER TERRA. GRANDI GIRI? NON SONO VINGEGAARD...»

PROFESSIONISTI | 11/03/2024 | 08:20
di Francesca Monzone

Diventato professionista con la Movistar appena ventenne, dopo uno stage con la AG2R La Mondiale, in carriera aveva vinto solo due tappe al Tour of Oman nel 2023, ma adesso Matteo Jorgenson, con il successo finale alla Parigi-Nizza, ha dimostrato di essere diventato un corridore dal futuro brillante.


Lo scorso anno aveva chiuso al secondo posto nella classifica generale del Giro di Romandia e poi al Tour de France era riuscito a fare dei buoni piazzamenti, ma senza mai tagliare per primo il traguardo. Nato a Walnut Creek in California, in Europa è arrivato appena ventenne e da questa stagione corre con i colori della  Visma – Lease a Bike, la squadra più forte del mondo. Dopo il successo in Francia, lo rivedremo nelle Classiche di primavera, prima alla E3 Saxo Classic e poi ad Attraverso le Fiandre, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. Dopo una lunga pausa correrà di nuovo in Francia al fianco di Jonas Vingegaard, per affrontare il Tour de France.


Matteo Jorgenson è stato straordinario alla Parigi-Nizza e dopo aver spodestato il suo connazionale e amico Brandon McNulty, ha corso fino al traguardo con Remco Evenepoel, che nonostante gli sforzi e la volata per la vittoria di tappa, è stato costretto ad un secondo posto finale.

Jorgenson ieri è diventato il terzo americano della storia a vincere la classifica finale della Corsa del Sole: prima di lui c’erano riusciti solo Bobby Julich nel 2005 e Floyd Landis l’anno seguente.

«Non avrei mai pensato di riuscire a vincere la Parigi-Nizza -  ha detto commosso lo statunitense –. Non riesco a crederci e adesso che sto realizzando quello che ho fatto, posso dire di essere veramente scosso».

All’inizio della corsa, Jorgenson non era partito da favorito e i primi risultati non lasciavano presagire un risultato così importante. Nella cronometro era arrivato sesto con la sua squadra e poi nella tappa con arrivo sul Mont Broulli era arrivato ottavo. Il salto di qualità è arrivato nella sesta giornata, quando ha chiuso al terzo posto alle spalle di McNulty e Skjelmose, vincitore sul traguardo di La Colle–sur–Loup.

«Fino a quest'anno non avrei mai pensato di riuscire a vincere una gara come questa, ma eccomi qui. Oggi e tutta la settimana non poteva andare meglio per me e ancora non riesco a capacitarmi di quello che è successo. Sabato notte ho avuto problemi a dormire perché ero molto nervoso, ho riposato appena 5 ore e... sono ancora così nervoso».

La Visma - Lease a Bike per il momento è la squadra più forte, capace di vincere nelle corse a tappe e nelle gare da un giorno con diversi corridori. In questo 2024 da poco iniziato, il team olandese ha vinto la Omloop Het Nieuwsblad e la Bruxelles-Kuurne-Bruxelles e poi la Clasica de Almeira, O Gran Camino e ieri, ha conquistato con Jorgenson la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico con Vingegaard.

«Per la prima volta nella mia vita ho sentito la pressione in gara. Poi, arrivare al traguardo con un campione come Remco è veramente qualcosa di incredibile».  

L’americano solo durante la corsa ha capito che avrebbe potuto portare a casa il successo nella classifica generale e fino al giorno prima pensava di poter ambire solo ad un buon piazzamento.

«In realtà non sono mai stato certo della vittoria. Solamente al Col des Quatre Chemins (a 10 km dal traguardo) ho iniziato a sperare, perché non si sa mai cosa può succedere in una gara. Quando siamo arrivati sulla Côte de Peille ho acquisito la completa fiducia perchè ho visto che McNulty era ormai fuori. Con Evenepoel avevamo lo stesso obiettivo, quindi era il partner ideale per la fuga e poi lui ha preso la tappa e io la classifica finale».

Matteo Jorgenson è un corridore con la testa ben salda sulle spalle e non pensa di poter diventare il vincitore di un grande giro. «Non sono un corridore come  Vingegaard, sono consapevole della realtà. Non penso che vincerò un Grande Giro, credo che sia un po' oltre i miei limiti, ma nelle gare di una settimana penso di aver dimostrato di saper fare bene. Comunque io sono uno che preferisce rimanere con i piedi per terra».

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