W BARTALI GINO. La scritta è apparsa la scorsa settimana, a Genova, durante un lavoro di restauro nell’ex vetreria di Stradone Sant’Agostino. La squadra manutenzione della cooperativa sociale Ce.Sto, che significa Centro Storico, scrostando intonaci e rimuovendo calcinacci, ha ritrovato questa dichiarazione d’amore in stampatello maiuscolo, in vernice marrone, circoscritta in un rettangolo come se fosse un cartellone, uno striscione, una bandiera.
Bartali era una bandiera. Anche a Genova. L’arrivo vincente della seconda tappa del Giro d’Italia del 1939 e della seconda tappa del Giro d’Italia del 1947, tutte quelle volte in cui aveva sfiorato la città catapultandosi dal Passo del Turchino verso la Riviera e pedalando battagliero verso il traguardo della Milano-Sanremo, ma anche tutti quei viaggi in bicicletta silenziosi, misteriosi, clandestini per quanto potesse passare inosservato forse l’uomo di sport più celebre in Italia prima (e dopo) la Seconda guerra mondiale. Quei viaggi in cui nel 1944, con l’alibi di allenarsi, trasportava documenti falsi per salvare gli italiani ebrei perseguitati dalle leggi razziali antisemitiche.
“Un abitante del quartiere – scrive GoodMorning Genova (di cui abbiamo riprodotto le fotografie) – ricorda che molti palazzi della via erano ridotti a macerie dopo la guerra. Forse il muro esterno di un palazzo distrutto e poi diventato muro interno era rimasto integro... e qualcuno, chissà, ha omaggiato così il grande Bartali”. La cooperativa Il Ce.Sto ha contattato una restauratrice per comprendere lo stato di conservazione della scritta. E poi decidere che cosa si potrà fare.
Intanto Bartali è risorto. E rivive. Con il suo naso da pugile e la sua voce da afono, con le sue forze inesauribili e il suo senso critico, con la sua devozione religiosa e la sua dedizione sportiva, con le sue storie e le sue leggende. Il Novecento italiano.