LE STORIE DEL FIGIO. LA PRESENZA SILENZIOSA (ANCHE PER GANNA) DI MARCO DELLA VEDOVA

STORIA | 21/10/2022 | 07:57
di Giuseppe Figini

“Zacchète, zacchète, zacchète” ha certamente esclamato, o urlato, visto il valore delle imprese, con partecipe entusiasmo, Marco Della Vedova al termine della straordinaria prestazione firmata con il nuovo record dell’ora volato da Filippo Ganna, percorrendo 56,792 chilometri e dopo il record mondiale fatto segnare nell'inseguimento individuale ai mondiali di Saint Quentin.


“Zacchète” è una sua caratteristica espressione, accompagnata da una rapida gestualità del braccio e della mano, che Marco Della Vedova usa per esprimere soddisfazione, per dichiararsi soddisfatto di fatti e cose positive e che si può rendere con “e anche questa è andata bene, a buon fine”, quasi un suo marchio d’origine.


Certamente Marco Della Vedova, nato a Premosello-Chiovenda il 27 giugno 1972, nelle Valli dell’Ossola, pertanto quasi un vicino di casa per Filippo Ganna, sarebbe stato a Grenchen a incitare il suo conterraneo ed ex giovanissimo apprendista corridore, di Vignone, piacevole centro collinare, nell’entroterra di Verbania, dove Filippo è nato il 25 luglio 1996, per ragioni d’ospedale. Ganna, a Vignone, può avere una splendida, ampia, vista sul lago Maggiore, mentre Marco Della Vedova abita a Mergozzo, elegante e civettuolo centro sull’omonimo e raccolto lago, a pochi chilometri di distanza. Sicuramente, se non fosse stato impegnato al Giro di Lombardia quale ispettore di percorso, un ruolo di comprensibile responsabilità che assolve con impegno fin dal 2006, sempre sulla vettura pilotata dall’amico e collega, pure lui ex corridore professionista, il varesino di nascita ma brianzolo d’adozione, Maurizio Molinari, oramai, come si dice, una coppia di fatto.

E’ un compito, com’è comprensibile, delicato, di responsabilità elevata, che prevede specifica sensibilità e conoscenza delle problematiche e situazioni di corsa, dove è richiesto prevedere, anticipare e risolvere problemi contingenti con le differenti componenti della corsa. Interagiscono via radio con la direzione, la Polizia Stradale, le moto della sicurezza e via discorrendo, controllando anche il corretto posizionamento dei servizi a terra e della relativa segnaletica di gara che i “freccia tori” dispongono il giorno prima della corsa e che sovente sono concupiti, come ricordo, da appassionati un po’ troppo vivaci e intraprendenti che li staccano per conservarli quali ricordi, da integrare direttamente e rapidamente utilizzando la riserva di scorta che è in vettura. E molto altro ancora, ora con l’utilizzo dell’informatica e dell’elettronica che hanno sostituito totalmente le carte geografiche con i punti salienti segnalati con l’evidenziatore.

Per Marco Della Vedova il ciclismo e dintorni è una passione, e pure un lavoro, anche dopo il ritiro dalla carriera agonistica, iniziata nel 1980 con la S.C. Verbania fino al 1995 per passare poi nella S.C. Gravellona Toce, G.S. Pedale Verbanese, V.C. Sommese, G.S. Serravalle Amore e Vita, G.S. Pagnoncelli, G.S. Podenzano Addax con il bottino di una cinquantina di vittorie fra cui due internazionali. Coglie la soddisfazione della maglia azzurra al Tour de Liège, un 7° posto nella classifica conclusiva del Giro d’Italia dilettanti e 3° nella graduatoria generale del sempre impegnativo Giro della Val d’Aosta. Le sue buone qualità in salita gli aprono le porte del professionismo nel 1996 nella Brescialat diretta da Fabio Bordonali, dove resta fino al 1998. Segue il passaggio alla Lampre-Daikin, è compagno di Oscar Camenzind, di Gilberto “Gibo” Simoni, del compianto Franco Ballerini e del velocista Jan Svorada. Nel 2002 gareggia nella Mercatone Uno con Pantani ma, a fine stagione, l’insorgere di notevoli problemi fisici, lo induce ad abbandonare l’agonismo. Il suo preciso bilancio del periodo in sella riferisce di circa 400.000 chilometri pedalati in gara schierandosi al via di un migliaio di corse. Quelle professionistiche sono state, una più, una meno, 450.

Le sue caratteristiche di uomo-squadra sempre a disposizione del collettivo, gli hanno pure consentito d’ottenere vari piazzamenti di rilievo specifico, anche in importanti classiche. Ha preso il via a cinque Giri d’Italia (tutti portati a termine), tre Vuelta a Espana, un Tour de France, due Giri della Svizzera, quattro Giri del Portogallo e altri diversi giri a tappe e corse varie, pure "classiche" a livello internazionale. Piazzamenti e anche importanti mentre, per contro, la casella dei successi è vuota, desolatamente, irrimediabilmente, senza grandi crucci o soverchi rimpianti comunque per il titolare che, appena sceso d sella e smesso di pedalare, fa pedalare gli altri, soprattutto giovani, giovanissimi, con grande applicazione didattica, applicazione senza costrizioni, in favore dei suoi giovani allievi, senza risparmiarsi, proprio come quando gareggiava.

Diventa direttore sportivo di formazioni Juniores e, risalendo cronologicamente, si propongono, nel 2004, per primo, il Pedale Ossolano, Pedale Castanese/Verbania, Aspiratori Otelli, Bustese Olonia, LVF Team, Bustese-Olonia ancora nel 2021. Ha allenato moltissimi giovani, poi passati al professionismo, fra i quali il torinese Fabio Felline, il cuneese Mattia Sobrero, il magentino Andrea Piccolo, il colosso Filippo Ganna, “Top Ganna” dal quale è diviso, in altezza, di una trentina di centimetri. Molti altri ragazzi hanno fruito degli insegnamenti di Marco Della Vedova, prodigo di consigli tecnici e di vita, espressi non “ex-cathedra” ma dal vivo, sulla strada o in palestra poiché il nostro Marco annette specifico valore alla preparazione atletica di base.

E’ orgogliosamente ossolano e, come sovente è caratteristica collegata agli uomini e donne di montagna, schivo, non ricerca la prima fila o la scena. Vanta una fitta rete di conoscenza e stima con altri esponenti del ciclismo della Valle d’Ossola come, per citarne alcuni, la famiglia Barale con Giuseppe e il fratello Germano, papà di Florido, pure lui professionista per una breve carriera agli inizi del 1990, a sua volta genitore di Francesca, affermata professionista. Poi ancora i Longo Borghini, Paolo, a lungo valoroso uomo squadra in formazioni di primo piano e ora “règulateur” a RCS Sport, la sorella Elisa, conosciutissima eccellenza assoluta del ciclismo rosa internazionale, Giampaolo Cheula e altri ancora.

Recentemente, per dare un’idea nei valori a fondamento dello sport, soprattutto giovanile, in cui crede Marco Della Vedova, sposato dal 2008 con Lorena, due figli – Marta 2009 e Davide 2012 – ha chiesto pubblicamente all’allenatore del figlio che si dedica al calcio con un certo successo, di lasciarlo in panchina e spiegando le motivazioni di un gesto perlomeno insolito al figlio portandolo a ragionare, a largo raggio, sui valori e significati dello sport giovanile.

Dal 2005 al 2015 è stato agente per il Maglificio MB dell’amico Marcello Bergamo e dal 2016 collabora pure con il noto marchio di prodotti per lo sport Briko.

Con il giornalista ossolano Benito Mazzi (già autore di una bella pubblicazione sulla maglia nera storica, Luigi Malabrocca, frequentatore assiduo della Val d’Ossola), ha scritto il libro “L’aquila di Tappia al Giro d’Italia – storie di sogni e di gregari”, viaggio fra i confini delle province di Novara e quella più recente del Verbano-Cusio-Ossola, fra corridori della zona misconosciuti, storie interessanti, a partire dal pioniere in materia Pietro De Bernardi. Della Vedova firma pure la descrizione di dieci itinerari alpini ossolani da percorrere, in bicicletta, ovviamente.

Non c’è che dire, sono molteplici, e pure vari e variati, gli impegni quotidiani che una giornata propone a Marco Della Vedova che li affronta con il suo approccio positivo, allegro e fiducioso di poter pronunciare “zacchète”, il suo mantra “fai da te” sovente, con soddisfazione.

 

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