GIRO 1 E GIRO 2, ORMAI SONO DUE SPORT DIVERSI

GATTI&MISFATTI | 25/05/2022 | 18:25
di Cristiano Gatti

Bisogna sdoppiarsi, non c'è altra scelta. Seguire questo Giro significa seguire due corse diverse. Diciamo pure due sport lontanissimi.


Il secondo è il Giro senza classifica generale, il Giro per gli avventurieri che vivono alla giornata, gente che ogni volta parte con l'obiettivo di portarsi a casa la vittoria singola, senza secondi fini, senza calcoli a lunga scadenza. Diciamolo: questo Giro è ogni giorno combattuto e divertente, niente da rimproverare a nessuno, a parte Ciccone che non regge più nemmeno questo (arrivando a Lavarone, grande e generoso Van Der Poel, poi grande e pollo nel finire morto di fame, grande grandissimo Buitrago, ultimo cucciolo del vivaio colombiano, un cucciolo con le unghie di fuori che dopo caduta giù dal Tonale rimonta tutti e va a vincere in solitudine).


Però c'è il primo Giro, che dovrebbe essere il primo per importanza, tutto un altro sport. Si corre per la maglia rosa, più che altro per quella finale di Verona, e da questo punto di vista poco o nulla da segnalare. Come all'Aprica, come a Torino, come sul Blockhaus, in altre parole come tutte le volte in cui la nazione aspetta il grande duello di classifica. Niente. Solo allunghini e scattini. Roba per bambini.

Lì in alto sembrano attaccati col silicone, non si staccano neanche a martellate. Non può essere una notizia Almeida che perde le ruote della triade (Carapaz, Hindley, Landa): su tutte le salite di questo Giro, il portoghese si è puntualmente confermato portoghese di nome e di fatto, restando sempre lì imbucato abusivamente, aggrappato a debita distanza, riuscendo a stupire solo per l'altissima capacità di resistenza. Se mai, a Lavarone la notizia è nel distacco, per la prima volta una mezza bastonata, che lo candida seriamente ad arrivare nella sua amata crono di Verona ormai troppo distante per pensare al trionfo finale.

Da questo punto di vista, solo da questo, pregevole il lavorino che gli hanno confezionato quelli della triade, tutti e tre terrorizzati all'idea di ritrovarselo alle calcagna prima della crono. Punto. Già finito qui il reportage dal Giro Uno.

Per la verità, vista l'aria che tira, visto il livellamento piccolo borghese che domina da due settimane e mezza, diventa ragguardevole, un notizione cubitale, lo sprint finale con cui Carapaz rifila sei secondi a Landa, proprio quel Landa che continua a brasare la valorosa squadra in attesa dell'attacco fatale, ma che puntualmente non fa mai male a nessuno, men che meno a Carapaz e Hindley. Lodevole l'impegno, voto altissimo alla Bahrain (che ci infila pure la vittoria di tappa), ma proprio per questo ancora più deprimente la risposta del leader.

E fine. Se ne riparla venerdì e sabato, in particolare per la Marmolada annunciano sconquassi epocali. Questi del Giro Uno hanno la promessa e la minaccia facile. Poi alla fin fine vanno in Giro a trenino, uno in fila all'altro, mettendoci tutte le prudenze possibili per non farsi del male. Quanto alle spiegazioni, niente di nuovo neppure quest'anno: nelle prime due settimane ci dicono che bisogna aspettare la terza, quando arriva la terza ci dicono che non si può pretendere perchè “la stanchezza comincia a farsi sentire”.

E va bene, fingiamo di prendere tutto per buono. Rimettiamo il Giro Uno in modalità stand-by, un'altra volta, come tutti i giorni, e vediamo che combina la triade nel grande finale. Al momento, la prospettiva più realistica è che il Giro 2022 venga assegnato sul filo dei secondi nell'ultima mini-crono. Piccola la crono, piccoli i distacchi, piccoli i campioni del piccolo Giro.

 

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COMMENTI
Stesso cliché
25 maggio 2022 19:07 Ale1960
Analisi perfetta. Ormai vediamo sempre lo stesso cliché... fuga da lontano di uomini fuori classifica e chi più ne ha vince la tappa. Dietro ci si controlla e ci si preoccupa solo di eliminare il mediocre Almeida prima della crono finale. Mi auguro che la Bora inventi qualcosa per attaccare Carapaz. Landa purtroppo non c'è modo che vinca questo giro.

a punti
25 maggio 2022 19:16 tralepieghe
facciamo una classifica generale a punti per il vincitore del giro, quindi attenzione alle fughe ed arrivare a ruota significa perdere qualcosa. e speriamo che il ciclismo si inventi qualcosa perché i tempi cambiano e la solita minestra non va bene alle nuove generazioni

Giro con 50.000 metri di dislivello
25 maggio 2022 21:00 apprendista passista
Fatelo voi, gli...scattini e gli allunghini con un Giro così disegnato. Per me, gara aperta, combattuta e bellissima sia per le tappe che per la generale. ..

Grave mancanza
25 maggio 2022 21:18 Cyclo289
Una crono da 30/40 km a metà Giro avrebbe contribuito a sgranare il gruppo e costretto chi avesse perso molto in quella tappa ad ingegnarsi per recuperare il tempo perso.

speriamo che anche il Tour sia così aperto nell'ultimo giovedì
25 maggio 2022 23:52 Notorious
Giro stupendo, paradossalmente è Carapaz quello senza squadra che sta vincendo un Giro da solo ma tutto sembra far pensare che sarà Hindley a fregarlo magari riscattandosi dal Giro perso all'ultima tappa 2 anni fa. Landa fa il solletico ai 2 top davanti in montagna, eppure se riuscisse ad avvicinarsi l'ultima cronoscalata potrebbe ribaltare anche alcuni pronostici.

TDF 2021
26 maggio 2022 12:15 Fuga da lontano
Prendiamo il TDF 2021
Sulle 21 tappe previste escludiamo le tappe pianeggianti e le cronometro e alla fine restano 7 tappe di media montagna e 4 di alta montagna.
Prendiamo Pogacar come riferimento e scopriamo che su queste 11 tappe ne ha vinte 2 e sulle restanti 9 si è piazzato dal vincitore con questi distacchi (arrotondati):
tappa 1 e 2 - in gruppo
tappa 7 - 5 minuti
tappa 8 - 50 secondi
tappa 9 - 6 minuti
tappa 11 - quasi 2 minuti
tappa 12 - 15 minuti
tappa 14 - 6 minuti
tappa 15 - 4 minuti
tappa 16 - 13 minuti
tappa 19 - 20 minuti

Possiamo affermare che esiste un TDF 1 ed un TDF 2?
Possiamo affermare che questo tipo di approccio è quello che si sta affermando nel gruppo in tutti i grandi giri?

Sono (almeno) 20 anni (se non 30) che il ciclismo è così!
26 maggio 2022 13:42 tinapica
Caro Gatti, mi sembra che lei cada parecchio giù dal pero!
Questo è il ciclismo moderno-contemporaneo, diciamo da Indurain in poi (con alcune eccezioni...ma di Pantani, Contador, Landis ne nascono pochi, parecchio distanti tra loro nel tempo).
Si disse che era necessario accorciare i chilometraggi per ridurre la "necessaria tentazione" di ricorrere ad illeciti aiutini...si è fatto, in realtà per accondiscendere maggiormente i ritmi televisivi che portano pubblicità e con essa tengono in piedi tutta la baracca, si hanno velocizzate le medie orarie fino al parossismo, si è deciso che se piove troppo (guaiaddio dovesse nevicare!) le corse si debbano neutralizzare, che più di 30 chilometri di cronometro fanno male allo spettacolo...questo è il risultato.
E, ripeto, non da oggi.
E da qui indietro non si torna.
Questo vale per tutto il ciclismo, con la parziale eccezione del Tour dove il prestigio (ma soprattutto il danaro) che una eventuale vittoria può dare ancora è di stimolo a gettare il cuore un po' più oltre l'ostacolo . Fintanto che la classifica non sia delineata. Poi più niente anche sulle strade francesi: sempre meglio arrivare secondo o terzo che tentare il colpaccio col rischio di saltare per aria.
Il ciclismo di cui mi innamorai io aveva altri valori, altri tempi. Chi era secondo fino all'ultimo era disposto a tutto pur di vincere.
Ma le tappe erano regolarmente sopra i 200 chilometri, le medie orarie a fine giro oscillavano intorno ai 35 km/h per chi vinceva, nessuno osava fermare la corsa perché pioveva troppo.
Erano tutti bombati? Probabilmente sì.
A parte il fatto che comunque in tale condizione vinceva il più forte (il che non si poteva dire per i decenni eroici del ciclismo, fino agli anni '60, quando solo pochi privilegiati avevano accesso a certi ritrovati) la domanda da porsi è: perché, adesso forse no?
Secondo voi è normale disputare costantemente grandi giri e terminarli a più di 40 di media come se si trattasse di fare una sgambata domenicale?

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