PIVA. «SIAMO UNA SQUADRA CHE VUOL CONTINUARE A CRESCERE. E ROTA...»

INTERVISTA | 26/11/2021 | 08:05
di Francesca Monzone

Nella Intermache Wanty Gobert che ha aperto le sue porte all’Italia, Valerio Piva è l’uomo d’esperienza. Corridore prima e direttore sportivo dopo, Piva da Mantova è andato a vivere in Belgio e, chiusa la sua avventura con la CCC, è salito sull’ammiraglia del team di Jean François Bourlart. «Sono stato prima un corridore e poi sono diventato direttore sportivo - ha detto Piva a Ortona durante la conferenza stampa della Vini Zabù – nella mia carriera di ciclista non ho vinto tanto ed è stato importante quando ho capito che in squadra potevo essere più utile a far vincere gli altri».


Valerio Piva da corridore ha aiutato Moreno Argentin a ottenere successi e quegli anni sono stati una vera scuola di vita per lui, utili per quando è diventato dirigente. «Nella mia carriera di dirigente posso dire di aver ottenuto tante vittorie importanti, prima con Cavendish e poi con Van Avermaet. Quando la CCC ha chiuso, mi sarebbe spiaciuto terminare la mia carriera in quel modo, poi è arrivata la Intermache Wanty Gobert che mi ha voluto in ammiraglia».


Il tecnico mantovano con il team belga si trova molto bene e ha messo la sua esperienza al servizio del team che ha fatto quest'anno il suo debutto nel World Tour. «Questa per me è stata un’opportunità importante e il loro progetto mi è subito piaciuto perché avevano voglia di crescere, ma con i giusti ritmi. Il nostro primo anno ci ha dato soddisfazioni importanti e la vittoria di Van der Hoorn al Giro d’Italia ci ha dato una consapevolezza completamente diversa».

Una sfida nella sfida: «Quando abbiamo fatto la prima conferenza stampa della squadra, un giornalista mi chiese cosa provassi a essere in una squadra di perdenti. La vittoria al Giro d’Italia ha dimostrato a tutti che la nostra è una squadra vincente. Senza dubbio non possiamo contare sugli stessi fondi dei grandi team del World Tour, ma abbiamo dimostrato il nostro valore e sappiamo che quella vittoria è stato il nostro punto di partenza e che da quello dobbiamo ripartire e migliorare».

Nella stagione 2022 nel team ci saranno 28 corridori e tra questi anche Alexander Kristoff, un corridore dal profilo importante. «Nel team è entrato Kristoff e lui sarà il nostro uomo da Classiche. Partiremo con la Milano-Sanremo e poi andremo avanti con tutte le altre corse, dove la squadra sarà tutta per lui».

Oltre al norvegese la Intermaché Wanty Gobert, punterà su altri corridori come Lorenzo Rota e Louis Meintjes. «Lorenzo è un corridore nel quale credo molto. A San Sebastian è andato molto vicino alla vittoria, poi la caduta poco prima dell’arrivo ha fatto sfumare tutto il lavoro, ma sono certo che le occasioni per lui non mancheranno e che presto arriverà la vittoria. Meintjes è un ottimo corridore e sarà molto utile nelle corse a tappe. Poi non dobbiamo dimenticare Taco van Der Hoorn, lui è un corridore che si impegna molto e quando dovevamo andare al Giro mi chiese dettagli importanti. Se prende la fuga giusta può vincere e lo ha già dimostrato».

In squadra è arrivato anche un giovane campione africano, si chiama Biniam Ghirmay Hailu, viene dall’Eritrea e quest’anno al Mondiale in Belgio ha vinto la medaglia d’argento nella prova in linea under23. «Ghirmay è un corridore tutto da scoprire ma ha grandi qualità. Lo abbiamo visto già vincere quest’anno e si è dimostrato un ragazzo esplosivo adatto al ciclismo moderno, ma che deve ancora capire dove potrà arrivare. Io ho potuto osservarlo bene nell’ultima parte di stagione e, come abbiamo visto, è un corridore molto talentato».

Piva è convinto che l’Africa sia un continente capace di tirar fuori molti corridori e che la strada verso il Mondiale del Ruanda potrebbe essere l’occasione per far crescere il ciclismo in queste terre. «Ghirmay è l’esempio di come anche in Africa si possa fare ciclismo ad alti livelli. Noi abbiamo sempre visto sempre africani che correvano a piedi, ma sono convinto che anche nel ciclismo sarà possibile vedere atleti di spessore, sia la corsa che il ciclismo sono due sport di resistenza. Per aiutarli a crescere bisognerà organizzare gare e creare dei progetti per aiutare i giovani. Se ci sarà un lavoro ben fatto, penso che l’Africa potrà diventare un continente di riferimento per il ciclismo».

La stagione della Intermachè Wanty Gobert inizierà in Europa, dove sperano di ottenere subito dei risultati. «Inizieremo a Mallorca a fine gennaio e poi andremo alla Valenciana. In queste prime gare faremo correre tutti i corridori in modo da poterli selezionare bene per le corse che inizieremo a febbraio. Con la squadra i programmi verranno definiti a dicembre quando andremo a Calpe per il ritiro, poi vedremo andando avanti cosa succederà in corsa».

Il tecnico lombardo ammette che il ciclismo di adesso è molto cambiato rispetto a quando correva lui. Oggi c’è molta più tecnologia che aiuta in corsa e anche la stagione è cambiata parecchio. «Il mio ciclismo era diverso da quello che c’è oggi. Io nel 1988 ero sul Gavia travolto dalla tormenta di neve. Ricordo di aver mangiato panini con tutta la carta perché erano ghiacciati e avevamo solo quello. Passavamo vicino alle ammiraglie delle altre squadre chiedendo qualcosa da mangiare, ma non c’era più niente. Pochi chilometri prima del traguardo l’ambulanza mi chiese di fermarmi e salire. Quando aprì le porte, dentro era pieno di ciclisti, ma io decisi che dovevo finire la gara. Tagliai il traguardo per ultimo e con orgoglio posso dire di essere uno di quelli che portò a termine quella tappa. Oggi una tappa così sarebbe stata neutralizzata e sarebbe stato giusto farlo, ma penso che il nostro fosse un ciclismo più vero».

Valerio è felice dell’arrivo della Vini Zabù in squadra, convinto che un brand italiano in un team belga possa essere un’opportunità importante. «Io sono un italiano che vive in Belgio e sono felice dell’arrivo in squadra della Vini Zabù. Penso che questo nuovo sponsor ci aiuterà ad essere più apprezzati dai tifosi italiani e, allo stesso tempo, permetterà alla Vini Zabù di crescere sul mercato belga».

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