GIRO D'ITALIA 2021. AD ASCOLI SAN GIACOMO NUOVO ARRIVO IN SALITA

GIRO D'ITALIA | 13/05/2021 | 08:15
di Giuseppe Figini

Questa relativamente breve frazione (160 km), tutta marchigiana, salvo brevissima digressione in Umbria, presenta un profilo altimetrico assai segmentato in una regione dove, salvo la litoranea adriatica, le strade, in pratica, non presentano pianura, se non la “pianura marchigiana”, definizione ciclistica per indicare strade assai vallonate, disseminate di molti “mangia e bevi” se non dai molti “muri”.


Si lascia l'Emilia Romagna dopo la difficile giornata di ieri, caratterizzata da numerose cadute che hanno portato ai ritiri di Landa, Sivakov e Bidard mentre Alessandro De Marchi continua la sua corsa in maglia rosa dopo il successo a Cattolica di Caleb Ewan.


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E’ un esordio nella geografia della corsa rosa quello di Genga, il comune in provincia d’Ancona, dove a circa km. 5, è situato lo straordinario complesso delle Grotte carsiche di Frasassi e il Giro ricorda, nella circostanza, il cinquantenario della scoperta, avvenuta il 25 settembre 1971, da parte del Gruppo Speleologico Marchigiano CAI di Ancona di questa serie di grotte carsiche che, nel complesso, ad oggi, ha una lunghezza di oltre 20 km, il più vasto e più noto nel genere in Italia. Mantiene all’interno, tutto l’anno, una temperatura costante di 14 gradi e un tasso d’umidità prossimo al 100%. Il fenomeno è originato, nei molteplici millenni, dal fiume Sentino e all’interno della cavità si possono ammirare straordinarie sculture naturali con stalattiti, formazioni calcaree che originano dal soffitto e si estendono verso il basso mentre le stalagmiti progrediscono dal basso verso l’alto. I diversi ambienti sono distinti da definizioni che cercano di rendere l’idea delle sue caratteristiche specifiche.

Genga, 1.700 abitanti circa, nel suo esteso e storico territorio, nel Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, presenta pure l’Abbazia di San Vittore alle Chiuse, valido esempio di architettura romanica, frazione con terme e dove sono pure situate le Grotte di Frasassi. Di notevole interesse sono pure le due vicine strutture religiose del Tempio neoclassico detto del Valadier e l’eremo di S. Maria Infra Saxa.
Nel museo di Genga ci sono opere di Antonio da Fabriano del 15° secolo.

Prelibati salumi che si possono gustare con il pane nero locale, con seguito di tagliatelle, la crescia (sorta di piadina) cotta sotto la brace, i “vincisgrassi” pasta al forno tipica locale, sono notevoli proposte della cucina marchigiana. Qui è nato papa Leone XII, al secolo Annibale della Genga Sermattei (1760-Roma 1829), pontefice dal 1823.

Subito dopo la partenza e il passaggio da Cerreto d’Esi, avviene il passaggio nella provincia di Macerata, incontrando Matelica, quasi 10.000 abitanti, su uno sperone rialzato della valle dell’Esino e, quale sfondo, le montagne dell’Appennino umbro-marchigiano. La sua struttura urbana presenta architetture identificative della sua storia quale la Concattedrale di S. Maria Assunta, la chiesa di S. Francesco e varie altre mentre, per il versante civile, si propone il Palazzo Comunale e quello del Governatore con Torre Civica. Meritevole d’attenzione è il Museo Piersanti, nell’omonimo quattrocentesco edificio, con varie opere e la centrale Piazza Mattei, con fontana, e il teatro Giuseppe Piermarini. Molto seguito è l’annuale Festival Internazionale del Folklore. L’economia, prevalentemente agricola nel passato, s’identifica ora con varie derivazioni industriali in molteplici settori con grande risalto in quello del commercio. Sempre vivace è la produzione vinicola con il bianco “verdicchio” e l’Esino, sia bianco, sia rosso.

Segue Castelraimondo, tipico e piacevole borgo, e quindi si prospetta Camerino, su una dolce collina, fra i monti Sibillini e Monte San Vicino, noto soprattutto per la presenza dell’Università medievale. La pregevole struttura medievale del piccolo centro, ricco di storia però, ha subito gravissimi danni dagli eventi sismici fra Umbria e Marche del 1997, poi dal “terremoto del Centro Italia” dell’agosto 2016 e relativo sciame di scosse, ha provocato ingentissimi danni al patrimonio artistico, abitativo e commerciale con grandi disagi per il vivere quotidiano. La Cattedrale, la basilica di S. Venanzio, la chiesa di S. Filippo con una preziosa pala d’altare di Giambattista Tiepolo e il monastero di Santa Chiara rappresentano l’eccellenza per le strutture di culto mentre, per le civili, s’individuano il Palazzo Ducale (ora sede dell’Università), il Palazzo Arcivescovile, rinascimentale, con il Museo Diocesano con pregevoli opere pittoriche, la Rocca dei Borgia e le varie porte d’accesso all’interno della cinta muraria, unitamente a diversi altri motivi. L’economia di Camerino e di molti dei suoi circa 7.000 abitanti è strettamente legata all’università.

Il tracciato prevede poi Muccia con la sua frazione Maddalena, Pieve Torina, entrambi comuni a prevalente economia incentrata sull’allevamento e l’agricoltura, con la strada che sale, con pendenze agevoli, toccando la frazione Le Fornaci e raggiungere poi Visso, nella Val Nerina, compreso nel Club dei Borghi più belli d’Italia, danneggiata dai terremoti. La collegiata romanico-gotica di S. Maria del XIII secolo, il Museo Pinacoteca, il rinascimentale santuario del Macereto progettato dal Bramante, sono i maggiori richiami architettonici di Visso.

Castelsantangelo sul Nera, piccolo comune e stazione sciistica dove nasce il fiume omonimo, seguito dalla sua frazione Gualdo, rimarca l’inizio della salita al GPM di 2^ cat., quota m. 1496, di Forca di Gualdo. Sono km 9,6 d’ascesa con pendenza media del 7,7% e punte più accentuate, oltre il 12%, nella parte iniziale in bell’ambiente naturale.

E’ anche l’ingresso per il brevissimo passaggio in Umbria, toccando Castelluccio (frazione di Norcia), fortemente colpito dai terremoti, su un colle che sovrasta l’altopiano con la fioritura d’inizio estate di papaveri soprattutto, fiordalisi e margherite che colorano vivacemente l’estesa area, legata a una selezionata pastorizia e produzione agricola, soprattutto la “lenticchia di Castelluccio di Norcia” I.G.P. –

C’è l’immediato rientro nelle Marche, provincia di Ascoli Piceno, con passaggio alla Forca di Presta, m. 1536, G.P.M. di 3^ cat., sotto il monte Vettore, la vetta più alta dei Sibillini con i suoi m. 2.476, il cui nome deriva dalla leggenda medievale delle fate legate alla grotta della Sibilla Appenninica. La discesa conduce dapprima nella frazione di Pretare e quindi nel capoluogo comunale di Arquata del Tronto, sulla Via Salaria, luogo di riposante villeggiatura collinare con la Rocca e la fortezza medievale, in posizione elevata. S’incontra Acquasanta Terme, comune con il territorio più esteso della provincia e numerosissime frazioni disseminate nel montuoso territorio. Le sue sorgenti sulfuree sono note già dall’antichità. Fra le molteplici chiese è di rilievo quella di San Giovanni mentre Castel di Luco, su uno sperone, è una fortezza medievale in travertino con insolita forma ellittica.

Con la frazione di Mozzano si entra nell’ambito territoriale di Ascoli Piceno, su un pianoro circondato da monti. E’ città con compatta tessitura abitativa medievale, con successivi inserti rinascimentali, che presenta in larga misura costruzioni di vario genere realizzati con il con il travertino, materiale di caldo colore estratto nella zona, che caratterizza le molteplici case, i palazzi, le chiese, i ponti e le torri della nobile e storica capitale dei Piceni.

La caratterizzano la vasta, rettangolare, monumentale Piazza Arringo con il Duomo dedicato a S. Emidio, il Palazzo Vescovile, il Battistero e altri edifici di specifico pregio. Altra piazza storica è Piazza del Popolo, fra palazzetti rinascimentali merlati e a portici con il Palazzo dei Capitani del Popolo e la gotica chiesa di S. Francesco, dove si appoggia pure l’elegante loggia dei Mercanti e lo storico Caffè Meletti. Numerose sono le torri, uno dei tratti distintivi di Ascoli Piceno con i vari ponti. Il Forte Malatesta, restaurato, è ora un polo museale polifunzionale e la Fortezza Pia, nella zona più alta della città, ricostruita nel 1560 per volere di papa Pio IV^-.  E l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Ogni anno qui si svolgono la seguitissima Quintana, rievocazione storica medievale con giostra equestre. Diffuse sono le attività teatrali e culturali.

E’ pure sviluppata l’attività industriale in molteplici settori, quella turistica e dei servizi per il territorio circostante, unitamente a tradizionali settori artigianali. In gastronomia si segnala l’oliva all’ascolana, specialità gustosa apprezzata ovunque con olive verdi ripiene di carne, impanate e fritte.

Sono nati ad Ascoli Piceno tre notissimi editori come Valentino Silvio Bompiani (1898-Milano 1992), editore, scrittore e drammaturgo, Cino Del Duca (Montedinove 1899-Milano 1967), imprenditore, editore e produttore cinematografico e Gianni Mazzocchi (1906-Milano 1984), fondatore di 15 riviste di successo. Per lo sport si ricordano Giuseppe Iachini (1964), calciatore e allenatore, Costantino Rozzi (1929-1994), vulcanico presidente dell’Ascoli e costruttore anche di molti stadi, Carlo Vittori (1931-2015), velocista e grande esperto di atletica leggera, il poliedrico attore Massimo Lopez (1952) e Giancarlo Tomassetti (1945), regista RAI specializzato nello sport che ha curato per diversi anni anche il Giro d’Italia.

La corsa rosa ha proposto qui arrivi di tappe vinte da Clemente Canepari nel 1913, Alfredo Binda 1933, Raffaele Di Paco 1938, Guido Bontempi 1988 e Alessandro Petacchi nel 2004.

La gara prosegue, dopo il centro cittadino, affrontando la lunga e panoramica salita, passando per la frazione di Piagge con il suggestivo e storico eremo-romitorio di S. Marco. Nella località c’è un esteso pianoro con attrezzati spazi sportivi meta abituale degli ascolani. Si prosegue salendo verso la località di San Giacomo, inserita nel comprensorio dei monti della Laga. Sono poco più di km. 15 che, dai m. 150 di Ascoli Piceno, conducono a quota m. 1090, nella località, proprio sul confine abruzzese – provincia di Teramo –. E’ classificata GPM di 2^ cat. e arrivo in salita. Qui l’attuale linea di delimitazione fra Marche e Abruzzo coincideva, nel passato, con la frontiera fra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie.

La località, nel territorio della cosiddetta Montagna dei Fiori (Monti Gemelli) è nel Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, è già stata conosciuta dal Giro d’Italia per l’arrivo, ma dall’opposto versante teramano, della 13^ tappa della corsa rosa 2002. Era la Chieti-San Giacomo/Monti della Laga, vinta dal messicano Julio Perez Cuapio con 53” su Savoldelli. Sempre qui, dalla parte teramana, fu posto l’arrivo di una tappa della Tirreno-Adratico 2007 e altre del Trofeo dello Scalatore. San Giacomo è una salita di riferimento, con pendenza costante attorno al 7%, anche per gli appassionati delle due ruote del territorio e si trova in un ambiente naturale che permette diverse esperienze di pratica sportiva attiva, anche con lo sci, nella sovrastante località di Monte Piselli.

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