CASO ALTOPACK. SQUALIFICHE PESANTISSIME, FERMATI ANCHE I FRATELLI COLONNA

DOPING | 21/07/2020 | 10:52
di tuttobiciweb

Ricordate il caso del Team Altopack, scoppiateo in seguito alla morte improvvisa di Linas Rumsas, orridore del team toscano e figlio dell'ex prof Raimondas? Nel febbraio 2018 scattarono le manette per i resposnabili della società, l'accusa pesantssima era quella di aver creato un vero e proprio sistema di doping di squadra.


In questi giorni è la Procura Federale ad occuparsi del caso e sono state comminate pesantissime condanne: il proprietario del team Luca Franceschi e il direttore sportivo Elso Frediani sono stati inibiti per 30 anni, per violazione degli articoli 2.5 (manomissione o tentata manomissione dei controlli antidoping), 2.7 (traffico illegale di sostanze proibite), 2.8 (somministrazione ad un atleta di sostanza vietata) e 2.9 (complicità).


Identica colpevolezza e identica condanna per i genitori di Franceschi, Narciso Franceschi e Maria Luisa Luciani, nella cui abitazione si effettuavano i trattamenti dopanti. E ancora sette anni di inibisione per Andrea Bianchi, ciclista amatoriale e farmacista, che forniva i prodotti vietati senza prescrizione medica.

Quanto agli atleti, quattro anni di squalifica per Matteo Alban e per i fratelli Niko e Yuri Colonna: tutti e tre sono stati ritenuti colpevoli degli addebiti loro ascritti, ossia la violazione degli articoli 2.2 (uso o tentato uso di una sostanza vietata o di un metodo proibito da parte di un atleta), in più per i due Colonna ci sono anche gli articoli 2.6 (possesso di sostanze vietate e ricorso a metodi proibiti) e 3.2 (mancata collaborazione per il rispetto delle norme sportive antidoping). Rinviata al 21 settembre l'udienza di Maher Tounsi.

IL COMUNICATO DELLA ZALF. Dei corridori citati, l'unico ancora tesserato era Yuri Colonna, in forza da quest'anno alla Zalf Euromobil Fior. Il team trevigiano ha immediatamente emesso il seguente comunicato: «Nella giornata di ieri la società ha appreso della sentenza emessa dalla Prima Sezione del Tribunale Antidoping del Coni a carico dell'atleta Yuri Colonna. Nel ribadire la propria totale estraneità alla vicenda che risale ad eventi che riguardano il passato, quando Yuri Colonna non apparteneva alla Zalf Euromobil Désirée Fior, constatato che oggi non sussistono più i presupposti per proseguire nella collaborazione sportiva instaurata a partire dal 1° gennaio 2020, la società ha deciso di rescindere con effetto immediato ogni rapporto con l'atleta».

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COMMENTI
Strano che un articolo...
21 luglio 2020 18:57 Fra74
come questo non meriti attenzione e non venga commentato. Cercherò di essere estremamente chiaro e sintetico. Trattasi di una vicenda "surreale" se venisse confermata in tutte le sedi opportune e deputate a riguardo.
Sicuramente il fatto che due fratelli siano coinvolti in una situazione del genere, credo che faccia e farà riflettere molte persone. E' giusto dare risalto a queste notizie, non abbassare mai la "guardia" e sopratutto, se tutto ciò dovesse essere confermato nelle sedi istituzionali che si occupano di ciò, si dovrebbe continuare a scrivere pagine e pagine nei confronti di tali soggetti, specificando ed evidenziando NOMI e COGNOMI, nonchè le proprie storie ciclistiche.
Francesco Conti - Jesi (AN).

Cosa c’è da aggiungere Fra
22 luglio 2020 06:24 Monti1970
L’articolo è chiaro, sono stati squalificati per anni e anni, perché li vuole condannare a morte?
Quando sento dire “hanno ammazzato Pantani” è vero, da persone come lei
Sono persone come lei che lo hanno ammazzato

Monti1970
22 luglio 2020 12:21 Finisseur
Ha perfettamente ragione. Chi non è dell’ambiente non può capire

Sono d'accordo con Monti1970
22 luglio 2020 12:28 9colli
Credo che sia la 1° volta che condivido quanto "" Giustamente "" scritto da Monti1970.

Quoto 100 % Monti1970
22 luglio 2020 13:03 Melampo
Concordo pienamente (non sempre mi è capitato ...) con quanto scritto da M. Monti.

In generale, si gradirebbe interloquire con chi è competente in materia.

Al peggio, purtroppo....
22 luglio 2020 16:30 Fra74
Certo che oramai non ci si può più stupire, in negativo, di alcun atteggiamento o comportamento a riguardo di certe esternazioni.
Rimango esterrefatto dal leggere alcuni commenti come quelli di cui sopra, come a voler sostenere che, vista la squalifica eventualmente comminata, lasciamo perdere questa vicenda, hanno già avuto la loro “pena”.
In primis, io non ho mai sostenuto che “vorrei la morte” di queste persone, e soprattutto paragonare questo caso con quanto accaduto a Marco Pantani mi pare fuori luogo e di pessimo gusto, oltretutto; insomma, una caduta di stile che il Sig. MONTI1970 poteva evitare anche per rispetto dei familiari di Marco Pantani: lasciamo riposare, in pace, i defunti. Ci vuole rispetto, Sig. MONTI1970.
Poi, in relazione a quanto sostenuto dal Sig. FINISSEUR (“chi non è dell’ambiente, non può capire”) e dal Sig. MELAMPO (“In generale, si gradirebbe interloquire con chi è competente in materia”), tutto ciò sembrerebbe voler affermare: “hanno sbagliato, sono stati squalificati, non ne facciamo un dramma”: inorridisco nel leggere questi --pensieri, nel poter immaginare che dietro a questi pseudo-nomi vi siano “sportivi” ed appassionati del ciclismo che, nel 2020, ancora CREDONO che tali VICENDE siano da “archiviare”, così, senza che abbiano la dovuta risonanza mediatica.
Ecco, allora, che i VIVI, e mi riferisco a coloro che hanno subito queste pesanti squalifiche, ad oggi, diventino l’ESEMPIO per i più giovani ciclisti a NON CADERE in un certo sistema, che siano da monito per tutto l’ambiente, magari impegnandosi nelle SCUOLE DI CICLISMO non ricoprendo ruoli e/o incarichi, perché inibiti, ma che almeno abbiano la voglia di poter raccontare quanto accaduto affinchè i giovani ciclisti, le future leve, possano sapere e conoscere che la durezza del ciclismo non passa attraverso certi ambienti o appartamenti o sistemi illeciti.
Ma questa è pura utopia, perché come sostengono i vari interlocutori di cui sopra, “bastano” le squalifiche.
Rabbrividisco, al solo pensiero, che nemmeno il periodo “surreale” che abbiamo appena trascorso, abbia in qualche modo “aperto” la nostra mentalità relativamente a vicende come quella di cui sopra.
Francesco Conti – Jesi (AN).

Non c’è stata risonanza mediatica?
23 luglio 2020 06:09 Monti1970
Quando è venuto fuori questo scandalo non si parlava di altro per giorni e giorni, nella zona, anche le anziane che faceva spesa, ne parlavano.
Questo è solo un processo sportivo, il bello o peggio, deve ancora arrivare, quello civile, e li sono dolori

Caro giustizialista
23 luglio 2020 06:19 Monti1970
Lei pensa che queste persone siano tranquille quando escano di casa non vengono additate , la notte dormono tranquillamente?
Lei in una vita precedente l’avrei visto sotto il palco degli impiccati a gridare” morte morte morte!”
Perché infierire?
La vicenda Pantani non ha insegnato proprio niente.....

Si , lo ripeto altre mille volte
23 luglio 2020 06:27 Monti1970
Sono i giustizialisti come lei che hanno sulla coscienza Pantani.
Altri come Di Luca, Ricco, Armstrong, Basso ,Rasmussen ecc.ecc.ecc. Si sono aggrappati alle loro famiglie o altri interessi nella vita privata, mentre Pantani ha mollato e ascoltato le offese dei giustizzialisti da quattro soldi.
Lasci perdere...

Al peggio non c'è veramente limite
23 luglio 2020 10:01 Melampo
Egregio Fra 74, non mi sorprende affatto che Lei rimanga esterrefatto da quanto da me ed altri affermato.

Lei, a quanto pare, ignora le più elementari norme e principi del Diritto: civile, penale o sportivo.

Nella vita, come nello sport, ci sono delle norme che regolano le attività delle persone ed il loro interagire nella collettività: nello sport dette norme sono più rigide ed inderogabili che nella vita sociale. Se vuol sapere il perché, si legga a tal proposito gli studi del Prof. Massimo Cacciari in materia. Una volta letti, vedrà che la cosa Le sembrerà talmente evidente che non occorrerà dilungarsi oltre.

La Procura Federale ha emesso una sua sentenza, esaminati i fatti contestati. Questa viene emessa per la collettività ed a tutela della stessa da chi per Legge è preposto a farlo, e chi la subisce, una volta scontata la pena, risulterà libero, riabilitato. Che poi questo a Lei non piaccia, per la società civile e sportiva è un particolare del tutto irrilevante.

Tutto ciò premesso, Lei ha ben sintetizzato quello che è il mio pensiero a riguardo: “hanno sbagliato, sono stati squalificati, non ne facciamo un dramma”. Purtroppo, credo (ma non me lo auguro, sia ben inteso), che il “dramma” come Lei lo definisce, arriverà per gli interessati con le sentenze delle giustizia ordinaria dall'applicazione della Legge 376/2000 e s.m.i., sia in sede penale che successivamente in sede civile.

La conferma di quanto in calce al mio precedente intervento affermato la si evidenzia chiaramente nella Sua richiesta di avere risonanza mediatica di quanto sentenziato. Le sentenze si rispettano e si applicano. Non oltre. Bastano le squalifiche, emesse come sopra indicato, che Le piaccia o no. Chi è preposto per la collettività a gestire queste cose così ha deciso. Il Diritto funziona così. Per tutti.

Personalmente, ed è una considerazione che come tale vale, ho nel cuore i fratelli Colonna, che conosco personalmente. Mi auguro che questa parentesi della loro vita se la possano lasciare alle spalle quanto prima, per iniziare un nuovo capitolo della loro esistenza in modo sereno e felice.

Per questo, e con questo concludo, credo che tale vicende ne abbia avuta anche troppa di “risonanza mediatica”.

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