NIBALI, IL VUOTO E IL CICLISMO CHE NON PERDONA

LETTERA APERTA | 14/10/2019 | 07:52
di Fiorenzo Alessi

Caro Direttore,
a volte è meglio lasciare "decantare" le emozioni e i sentimenti prima di parlare. Se le assonanze enologiche non mentono, il decorso del tempo giova, o almeno non nuoce, ad una corretta e adeguata riflessione e, soprattutto, alle parole con cui la si esprime. Questa premessa, fors'anche noiosa e apparentemente filosofica, a quanto il Lombardia mi ha lasciato. Negli occhi e nel cuore, perché ritengo che il ciclismo lo si debba saper vedere e al contempo riuscire comunque ad amarlo. Ci aggiungo anche quell'altro prezioso apparato sempre più messo ai margini, la memoria, a costo di sembrare il solito, magari patetico, nostalgico e non "diversamente giovane" (starebbe per soggetto che ha superato i 60, non orari, ma di anni).


Dico subito, a scanso di equivoci, che il Lombardia non l'ha vinto una... mezza calzetta. Come ha scritto, da par suo, Cristiano Gatti, Mollema è un signor corridore che interpreta ancora la fachiresca professione che (egregiamente) svolge nel modo in cui una volta (ecco emergere il nostalgico) s'intendeva il ciclismo. Un'intera, pressochè ininterrotta, stagione di partecipazione alle competizioni. Nel caso dell'olandese, mai una presenza per onor di firma e sovente "indegna": vado ancora a memoria, ma per compassione non cito quei cosiddetti campioni, stranieri per la gran parte, che erano al via di una "nostra" garetta com'è il Giro solo per fare gamba e ritmo in funzione di quant'altro ritenessero meritevole del loro (ben prezzolato) impegno, ma non certo per onorare la competizione, e così almeno rispettare gli organizzatori e, ben di più, gli spettatori-tifosi.


No, pur non eccellendo in alcuna particolare specialità, Mollema è... sempre sul pezzo, stantuffando fino allo stremo pur di restare attaccato ai migliori foss'anche con i denti: per questo è stimato e apprezzato, dai colleghi e dalla gente in strada. Vince poco, sì, ma quando capita vince con merito e, soprattutto, senza rubare nulla a nessuno, o con furbate che, alla lunga, nel professionismo (così come nella vita) non pagano. Dunque, bravo Mollema ea applausi per un prestigioso podio della Classica d'Autunno. Con Valverde e Bernal può ben dirsi quanto contino sempre certi nonni, anche nel ciclismo, per nipotini che vogliano imparare.

Superfluo dire che, nonostante questo bel quadretto, il non vedere un corridore italiano competere con i migliori, nella circostanza certamente anche i "più forti", mi ha lasciato un mix di sensazioni non del tutto gradevoli: dalla perplessità all'illusione, dallo sconcerto alla delusione, dallo sgomento al timore, francamente le ho provate tutte. Per non farla lunga, mi pongo domande che, sono certo, almeno qualche altro centinaia di migliaia di "appassionati" si è posto e a buon diritto si pone: ma dove sono i nostri? Chi abbiamo di veramente competitivo a livello internazionale? Chi ha vinto il Fiandre, osannato come il salvatore della Patria, che fine ha fatto? Ma è proprio vero che dopo Nibali (che il buon Dio, anche solo del Ciclismo, ce lo conservi in forma ancora a lungo!)... il diluvio? Potrei continuare, ma temo che il cuore ne risentirebbe. Quindi mi fermo qui.

Sconsolatamente, non trovo risposte: non ho la presunzione di conoscere, se veramente ci sono, le ragioni di questo scoraggiante momento, né le contromisure da adottare. Auspico che chi ne ha le competenze, tecniche e culturali (ho scritto proprio culturali, perché anche il ciclismo è cultura!), abbia la bontà di fornirmene qualcuna ragionevole, condivisibile e soprattutto utile per risolvere il problema. Semmai occoresse, rammento a me stesso una frase rivoltami personalmente proprio dal fuoriclasse di Sicilia: "Il ciclismo non perdona". Ecco, riflettere seriamente su questa tanto semplice quanto emblematica considerazione, già sarebbe una buona base di partenza.

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COMMENTI
Ciclismo italiano
14 ottobre 2019 08:12 TIGROTTO
Di certo il ciclismo italiano ha delle difficoltà, ma il ciclismo non si basa solo su una corsa, seppur prestigiosa, come il Lombardia. Pochi giorni fa Trentin ha sfiorato il mondiale, Bettiol quest'anno ha preso lo scalpo di una monumento, e Viviani ha vinto Europeo e tanto altro ancora Ricordo anni ben peggiori...

Luoghi comuni
14 ottobre 2019 08:14 AleC
Dall'avvento del Pro Tour, poi World Tour, il Giro d'Italia ha beneficiato di una partecipazione via via più qualificata negli anni. Gente che non veniva al Giro a "far la gamba" dato che il Giro te la svuota. Questa sorte semmai continua a toccare alla Vuelta in ottica Mondiale, ma anche lí sempre meno: grazie a percorsi accomodanti, la Vuelta ormai la finiscono quasi tutti. Perché allora parlar male (ma senza far nomi) di campioni stranieri "prezzolati"? Retorica da due spicci o reale nostalgia di quel 1997-2007 solo vincitori italiani al Giro? (con un livello infimo rispetto a oggi)

tempesta
14 ottobre 2019 08:15 tempesta
Per il signor Alessi, tutta verita. Purtroppo non cambiera niente in un ciclismo globale faremo la fine che ci meritiamo. Da noi basta che uno vinca una Corsa e gia e legenda. Tutti questi ruffiani, poi si lamentano che non trovano una squadra ,se non vai cambia Sport. Adesso vedrete quanti Tifosi risponderanno. Ormai siamo conosciuti solo per produrre magliette ,pantaloni e scarpette. Poi un cosiglio, organizzate per favore una Corsa in discesa, con tute queste salite siamo penalizzati gia alla partenza.

lamentele
14 ottobre 2019 15:03 Settembre 60
Ci lamentiamo sempre...i nostri non sono presenti nella top ten del Lombardia? Buuu!! Tutti a casa!
I nostri si guadagnano con sudore e fatica, dimostrando coraggio, coesione e tenacia, una stupenda medaglia d'argento mondiale? Doppio buuu, che schifo!!
Ma basta con questi commenti...in Italia non si investe sullo sport (vagonate di soldi solo per i festival , non per lo sport vero per i giovan), non ci sono squadre in Italia, i nostri ragazzi devono emigrare con compiti di gregariato in un mondo globalizzato. Non ho risposte, date voi la ricetta per risolvere la questione...

a dire il vero
14 ottobre 2019 23:45 pickett
Al momento i corridori italiani sono competitivi solo nelle corse che non contano nulla,e di cui non frega niente a nessuno.In salita sono assolutamente nulli,zero assoluto.La colpa non é loro,come non era colpa dei corridori francesi nel passato decennio,quando facevano ridere i polli,e la stampa italiana scioccamente li scherniva.Consentiamo ai nostri ragazzi di battersi alla pari con i dopatissimi colombiani ,spagnoli,olandesi,etc."à la guerre comme à la guerre".Altrimenti il ciclismo italiano morirà.

Meno chiacchiere, più fatti
15 ottobre 2019 01:28 Alle7aCasa
A parte le chiacchiere da bar e le solite nostalgie "prima era meglio"...il ranking UCI mette l'Italia al secondo posto mondiale, dopo il Belgio...alla faccia della crisi e delle critiche a vanvera

Non esageriamo.. però....
16 ottobre 2019 17:45 Frank46
Sicuramente se si guarda agli uomini da grandi salite al momento se Nibali si ritira potremmo ritrovarci totalmente scoperti.
Arù potrebbe essere finito, seppur avrebbe ancora l'età per andare avanti svariati anni.
Ciccone ha mostrato una grande crescita ed ha molta grinta, ma se lo si paragona ai migliori uomini da salita sembra avere ancora qualcosa da recuperare a livello prestazionale.
Bisogna sperare in qualche giovane che ora è iuniores.
Il Lombardia appunto, pur essendo una classica è roba per uomini da montagna.. Nibali ha pagato l'accoppiata Giro Tour, Ciccone anche per lo stesso motivo non era al top, Moscon pur essendo sopratutto un passista veloce ingare di un giorno molto dure può dire la sua ma deve stare al top e in questa stagione ha avuto una condizione pietosa.. Anche al mondiale la condizione atletica era pietosa.. Si è semplicemente mosso molto bene e ha sfruttao le doti di fondo.. ma il percorso era perfetto per le sue caratteristiche e un Moscon al top in quella condizione di certo noncorreva in appoggio a Trentin.

Detto questo è ingiusto dire che dopo NIbali c'è il vuoto.. per lo meno detto così genericamente basandoci sull'ultima gara vista..

Per le gare di un giorno abbiamo visto grandi miglioramenti negli ultimi anni.

Abbiamo passisti veloci molto competitivi. Su tutti Moscon che potenzialmente potrebbe essere uno dei più forti corridori da classiche di questo decennio.
L'altro è Trentin che non bisogna dimenticare che ha da poco conquistato l'argento ai mondiali e che lo scorso anno era campione europeo.
Abbiamo Viviani che è uno dei migliori velocist al mondo e che in alcune classiche per uomini veloci riesce a primeggiare. Questo perchè ha discrtedoti di resistenza.. non è semplicemente un velocista.. Lo dimostra la vittoria ai campionati europei di quest'anno e quella ai campionati italiani dello scorso anno.. E' capace di essere lunico a resistere ad uno scatto di Pozzovivo su uno strappetto o di attaccare con il vento laterale da media distanza e vincere una volata a 4 agli europei.

Infine c'è Bettiol.. Dov'è finito Bettiol? Me lo chiedo anche io, ma è giovane e sopratutto non ha vinto perchè è stato sottovalutato, ha vinto perchè ha staccato di ruota e di forza tutti i migliori corridori da classiche al mondo e se ne è andato da solo al traguardo in una delle classiche più difficli al mondo. E in quelle settimane lì si era già fatto notare.. In realtà era già sulla bocca di tutti come il possibile outsider.

per tempesta
16 ottobre 2019 23:02 bs1913
Sono d'accordo con quanto detto da tempesta facciamo ridere forse l'unica corsa che possiamo vincere allo stato attuale è la coppa cobram di fantozzi e filini ma forse arriveremmo secondi pure li concordo quando tempesta dice di provare ha organizzare qualche corsa in discesa non si sa mai tentar non nuoce.

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