LETTERA APERTA | 24/06/2019 | 07:35
Caro direttore, mi permetto di intervenire nel dibattito scatenato su Var prima al Giro d'Italia e poi analizzato dall'articolo di Cristiano Gatti pubblicato su tuttobiciweb.
Bene, a proposito del Var che oggi fa notizia, vorrei precisare che questo sistema al Giro esiste da oltre venti anni. Dopo la scadenza del contratto con RTI (l’attuale Mediaset) ritornò la Rai con la quale concordai la possibilità di consentire alla Giuria di visionare la registrazione di alcuni episodi della corsa. Al termine della gara, con l’accordo del Regista e del Direttore di Produzione, la Giuria aveva accesso in un pulmino della TV dove poteva dipanare i suoi dubbi.
Tra i tanti episodi ne ricordo due: 29 maggio 2000 – tappa Bormio – Brescia – Arrivo in volata per una ottantina di corridori e tra i protagonisti Martinello, Petacchi, Conte e lo spagnolo Vicioso. Quest’ultimo si rese colpevole di una deviazione ai danni di Martinello e fu retrocesso con vittoria assegnata a Conte. Addirittura la comunicazione della squalifica arrivò mentre Vicioso era in conferenza stampa.
2 giugno 2001 – Tappa Cavalese – Arco – Sull’ultima salita, Santa Barbara, Vladimir Belli sferrò un pugno ad uno spettatore che l’aveva insultato. La Giuria non rilevò direttamente l’accaduto, ma dopo aver visionato le riprese registrate, deliberò di espellere il corridore dal Giro, che in quel momento era 3° in classifica generale. (All’epoca si applicava il regolamento UCI ma pare che al Tour per un analogo fatto avvenuto dopo qualche anno per un corridore ingese non furono adottati provvedimenti. Evidentemente Ferretti era meno influente di qualche altro).
Per visionare episodi della corsa non c’era bisogno di richieste o denunce di chicchessia, ma valeva la volontà della Giuria. E polemiche non se ne facevano.
Con affetto
Carmine Castellano
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