Petacchi: «Se il TAS non mi dà ragione io smetto di correre»

| 13/03/2008 | 00:00
Corridori in attesa di giudizio. Il 1 aprile il giudice di ultima istanza del Coni processerà Danilo Di Luca. Ventiquattro ore dopo, il 2 aprile, il Tas di Losanna deciderà il destino di Alessandro Petacchi sulla positività al salbutamolo, riscontrata al termine della tappa di Pinerolo, al Giro 2007. Neanche questa stagione ciclistica nasce sotto buoni auspici. E la storia dura da un pezzo. Di Luca e Petacchi hanno preso il via della Tirreno-Adriatico con il cuore sospeso: tra una quindicina di giorni potrebbe terminare la loro carriera. Petacchi, 19 successi l’anno scorso, l’Ale-jet re delle volate (il suo destino è nella data di nascita: il 3 gennaio, lo stesso giorno di Michael Schumacher), non ha dubbi: «Vorrei disputare altre due o tre stagioni, ma ho 34 anni: se mi squalificano, smetto di correre. Anche una semplice ammonizione mi farebbe impazzire di rabbia, perché io sono innocente». Dopo 5 successi, ieri ha perso la prima volata, battuto di mezza ruota da Freire. Di Luca dice che i ciclisti sono ormai dei sorvegliati speciali, quasi agli arresti domiciliari. «E’ sempre più dura. Non vorrei essere nei panni di un ragazzo di venti anni che comincia adesso. Noi corridori abbiamo le nostre colpe, ma le stiamo pagando con troppi interessi. Non si vive più. Io accetterei anche quattro controlli al giorno, ma è triste dover comunicare ogni giorno tutti i tuoi spostamenti». Ma davvero lei smetterebbe in caso di squalifica? «Non ci penserei due volte». Proprio adesso che sta per diventare padre. «Un motivo in più per godermi mio figlio. Se sarà maschio lo chiamerò Alessandro, come me». E’ vero che per la nascita di suo figlio potrebbe anche rinunciare al Giro d’Italia? «Non ho deciso, ma è possibile. Vorrei godermelo in santa pace. Quest’anno ci sono poche tappe per velocisti. Quest’anno punto tutto sul Tour. Il sogno sarebbe di arrivare in maglia verde a Parigi». Il primo obiettivo stagionale? «La Sanremo. C’è un finale nuovo, mi piace. Per rivincerla dovrò essere al cento per cento. Quest’anno ho cominciato bene. La Sanremo l’ho amata sin da bambino, quando la guardavo in tv. Viverla da protagonista è una cosa straordinaria. Poi vorrei vincere la Gand-Wevelgem, Amburgo e rivincere in autunno la Parigi-Tours». Gli avversari più temibili? «Vince sempre un campione. I nomi sono i soliti: Freire, Bettini, Boonen, McEwen, Hushovd». Si considera il numero uno dello sprint? «Non ci ho mai pensato. Sono bravino, ma insomma ce ne sono altri come me. I giovani? Promettono bene Ciolek e Cavendish». Chi saranno i protagonisti dei grandi Giri? «Non lo so. Perché non so chi sarà ammesso e chi no. A livello italiano, prevedo l’esplosione dei giovani, tipo Nibali, Riccò, Visconti. Al Tour potrebbe essere l’anno di Evans». Al mondiale non ci pensa? «L’ultimo adatto ai velocisti l’ha vinto Cipollini. Se arrivo al 2010, ce ne sarà uno adatto a me, in Australia». da «Il Messaggero» del 13 marzo 2008 a firma Walter Gallone
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