MARIO TRAVERSONI E LA CARPA GIGANTESCA...

NEWS | 15/03/2019 | 15:37

Vi ricordate Mario Traversoni, velocista lodigiano, compagno di squadra di Mario Cipollini e Marco Pantani? Bene, ora si dà alla pesca e con risultati eccezionali come racconta lui stesso sulle pagine di CarpaMagazine. Una curiosità da leggere in attesa dell'arrivo della Tirreno-Adriatica. Con i complimenti per il buon Traversoni...


Rainbow Lake. Il lago dell’arcobaleno. Già il nome evoca un luogo da maglia iridata, da campionato del mondo. La fama supera anche quella dimensione. E finalmente, anche per me, giunge l’ora!


Pronti, via. Si parte. Destinazione Hostens, Bordeaux. Rainbow Lake, detto anche Curton. La compagnia è quella giusta: il navigato Marco Carlotti e il giovane emergente del panorama italiano Francesco Rizzoli, che a soli 16 anni dimostra un’abilità tecnica da fare invidia ai colleghi più esperti. Un’ultima controllatina al furgone e, in men che non si dica, siamo in autostrada, con l’adrenalina a mille! Anche se il viaggio pare interminabile – il navigatore segna addirittura 1200 km alla meta -, tra racconti di pesca, scambi di opinioni e fantasie varie, magicamente ci si trova a una trentina di km dal lago. E la mia mente comincia a ripercorrere, come in un film, tutte le mie vecchie pescate in posti storici come Saint Cassien, Forèt d’Orient, Der, nella speranza di aggiungere un ricordo positivo anche questa volta.

Al lago veniamo accolti con un caffè (chiamiamolo così: i francesi non lo sanno fare) offerto dall’affidabile Pascal (il proprietario) che, dopo le consuete procedure per la consegna della posta, ci lascia alla nostra avventura.
Il tempo non è per nulla buono, tanto che. per i primi giorni, ci accompagnano pioggia, grandine e vento. Dai vicini scopriamo pure, con rammarico, che il lago è bloccato da 10 giorni e non regala catture. Il morale scende, poi precipita. Finché la seconda notte il suono dei segnalatori riaccende la speranza. Marco cattura una splendida regina di oltre 21 kg e gli olandesi, della postazione accanto alla nostra, portano a guadino una specchi di 26 kg. La voce comincia a diffondersi e scopriamo con piacere che, anche in altre poste, si comincia finalmente a vedere qualche cattura.

Ma è solo l’inizio. I segnalatori suonano ancora. E’ una notte movimentata, purtroppo il  forte temporale ci limita nell’utilizzo della barca, e va a finire che perdiamo il pesce. Un duro colpo. Torno in tenda con la speranza che il tempo stia per cambiare. E’ quello che succede. Al mattino, il vento soffia verso la nostra posta e il sole timidamente fa capolino tra le nuvole, e scalda l’aria e le nostre anime come per miracolo. Mi godo la luce del mattino, sono circondato da una natura incontaminata e baciata da sole, e così sembra ancora più bella. Sento. Ascolto. Medito. Faccio anche i conti: solo un pesce a guadino in tre giorni.

La giornata scorre silenziosa, ma la notte accade ciò che ogni carpista sogna: il segnalatore strilla, la canna si piega, la barca comincia a inseguire la preda tra gli ostacoli del lago, infine il guadino si gonfia. E non è grande, ma “big”. Un urlo di gioia, a dire la verità un po’ stonato per via dell’emozione, riecheggia per il lago, tanto che al rientro in posta, ad attenderci, c’è una piccola folla di pescatori. La bilancia stridula e si ferma oltre i 40 kg (starando, la sacca di pesatura è – per la precisione – 38,200 kg) tra la gioia e lo stupore generale.

Un carpista norvegese “di casa” a Curton ci fa notare che il pesce appena catturato è Ken Dodd Fish e sancisce che è stata una cattura eccezionale.
Inutile descrivere il mio stato d’animo. La mia prima volta a Curton mi regala il mio nuovo P.B. fermo da due anni a quota 31,9 kg, si tratta del terzo pesce sopra i 30 kg e raggiungo la consapevolezza che, se lo avessi pescato d’estate, il suo peso sarebbe stato addirittura superiore ai 43 kg.

 

La notte non si dorme, ma si festeggia, si ride, si scherza e si fanno le foto.E non è ancora finita. Perché il giorno seguente è la canna di Francesco a regalarci un’emozione. Dopo un combattimento di quaranta minuti in barca, portiamo alla pesa una specchi di oltre 17 kg.
Poi, tra un paio di rotture, una tinca e qualche abramide, la settimana giunge al termine. Siamo stracontenti, strasoddisfatti, strafelici. E dopo aver strappato a Pascal un paio di permessi per tornare a pescare, è già l’ora di metterci in marcia verso casa. Il cuore è gonfio di emozione, la mente piena di immagini, la nostalgia già invadente. E bastano  pochi km per essere colpiti dal “mal di Curton”.

Testo e Foto di Mario Traversoni - www.carpmagazine.it

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