Accpi: caro direttore, il caso Caruso...

| 27/11/2007 | 00:00
Caro Direttore, il problema sollevato ieri su tuttobiciweb.it dalla lettera di Caruso circa i tempi della giustizia sportiva è concreto e legittimo. Non sono purtroppo pochi i corridori che sono ancora in attesa di giudizio disciplinare per fatti ormai risalenti nel tempo. L’A.C.C.P.I. ha già sollevato in via formale il problema presso il C.O.N.I. e la F.C.I., facendo presente che la giustizia sportiva può dirsi equa e giusta solo laddove sia improntata a criteri di tempestività e speditezza. Criteri apparentemente non rispettati nel caso di Caruso, come in quello di altri corridori. Quello che ci preme sottolineare e aggiungere, rispetto a quanto scritto da Caruso, è il fatto che in realtà il Regolamento di Giustizia e Disciplina della Federciclismo, recentemente approvato dal C.O.N.I. con delibera n. 99 in data 27.02.2007, prevede ed impone dei tempi massimi sia per le indagini che per il giudizio. Sul punto, ci si limita a citare i seguenti due articoli del regolamento: - Art. 8 – LA PROCURA FEDERALE: “L’azione disciplinare, in caso di violazione delle norma antidoping, è esercitata dalla Procura Antidoping istituita presso il C.O.N.I.” “All’esito delle indagini, e comunque non oltre 60 giorni dalla notizia del fatto”, prorogabili con provvedimento dell’Organo di giustizia competente, di ulteriori 30 giorni per congrue motivazioni, la Procura Federale dispone il deferimento al competente Organo di Giustizia con la formulazione di specifici addebiti - Art. 11 – GIUDIZIO DI PRIMO GRADO: “Il procedimento di primo grado deve concludersi nel termine massimo di giorni 90 dalla data di deferimento”. “La motivazione deve essere depositata entro il termine di giorni 10 dalla decisione”. Non vi è dubbio che la giustizia sportiva è tanto più credibile ed equa agli occhi degli affiliati e dei corridori, quanto più è in grado essa stessa di rispettare le norme che la regolamentano e disciplinano. Con i nostri cordiali saluti. A.C.C.P.I.
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