Lettera aperta di Giampaolo Caruso: chiedo giustizia

| 26/11/2007 | 00:00
Mi chiamo Giampaolo Caruso, sono un ciclista professionista di 27 anni nativo e residente a Siracusa, sono stato medaglia d'argento ai mondiali Under 23 di Lisbona nel 2000 e sono passato al professionismo nella squadra spagnola della Once, poi diventata Liberty Seguros, nel 2006 sono giunto undicesimo nella classifica finale del Giro d'Italia e ora corro in Italia nella Lampre. O almeno dovrei correre... Caro direttore, a tutti gli sportivi, a qualsiasi persona che mi possa aiutare..., Vi scrivo questa lettera a cuore aperto perche ormai penso di essere arrivato alla follia totale, mi sento vittima dei poteri forti e nel braccio di ferro tra Coni, Federazione, Uci. Non percepisco stipendio da 6 mesi, non gareggio da cinque mesi, da quando è scoppiato il caso Fuentes ho corso saltuariamente (per la verità mi hanno fatto cadere nel limbo già dal giugno 2006 a febbraio 2007, in tutto praticamente ho già "scontato" 14 mesi di inattività) e forse perché sono uno "non famoso" non posso avere voce in capitolo e sono stato lasciato nel limbo. Mi trovo in una situazione pazzesca e assurda: qui di seguito riepilogo i vari passaggi: Giugno 2006 scoppia il caso FUENTES: vengo incluso in una prima lista di proscrizione perché faccio parte della squadra di Manolo Saiz e sono sospeso dalle competizioni per 3-4 mesi. Unico indizio a mio carico è un programma di allenamento di Saiz e un foglio-calendario di corse della mia squadra in cui anch'io ovviamente sono convocato in diverse competizioni, rinvenuti nello studio del medico Fuentes. Incontro gli avvocati dell'Uci, spiego loro la mia situazione e mi rassicurano dicendomi di non preoccuparmi, che ho il diritto di correre in qualsiasi team, che non debbo ritenermi coinvolto nell’Operazione Puerto. Ma alle parole non seguono i fatti: non riesco a correre. A luglio 2006 la situazione è questa: nessun organismo sportivo mi chiama perché io dia spiegazione alcuna delle circostanze, e quando la Federazione Ciclistica Spagnola emette un documento a mio favore, nel quale si dichiara che nei miei confronti non c'è alcuna inibizione a partecipare a gare ciclistiche, la Federazione Ciclistica Internazionale mi blocca senza indugio stavolta inserendomi nelle "liste di proscrizione" dell'Operacion Puerto: sono anch'io un appestato del ciclismo. Così per avere un briciolo di voce in capitolo (da non-famoso quale sono) scrivo a tutti gli sportivi una prima lettera pubblicata da alcuni giornali e siti internet tra i quali tuttobiciweb.it: voglio che chiunque sappia che non ho niente da nascondere, che non ho mai messo piede nello studio medico del dott. Fuentes, che non ho alcuna intercettazione video a mio carico presso i suoi studi a Madrid, che non ho telefonate né sms con quel medico e soprattutto che non esistono mie sacche di sangue in giro per il mondo, né in Spagna, né altrove. Scrivo perché voglio giustizia, perché voglio mi sia reso il mio lavoro e soprattutto la mia dignità di Uomo: io da Fuentes NON ci sono mai andato e non per un caso fortuito della mia carriera... no. Non ci sono andato per scelta anche se - la cosa è oggi di dominio pubblico anche se allora direttamente non ne ero affatto al corrente - lui era il medico di riferimento della mia squadra: a me non sono mai piaciute le chiacchiere che già allora si facevano su quel medico. A quel punto ancora non so se siano solamente chiacchiere o ci sia del vero, ma io non voglio aver nulla a che fare con lui, non giudico chi lo sceglie come proprio consulente, ma io preferisco andare diritto per la mia strada, quella del mio ciclismo. A settembre 2006 incontro Saronni, team manager della Lampre: capisce la situazione, legge i documenti, lo rassicuro mettendo a disposizione volontariamente il mio Dna per qualsiasi confronto non avendo in prima persona nessun dubbio (sono stato io il primo atleta al mondo a dare il consenso): mi assumono così nella squadra italiana. Anche lui ha letto, dopo che ho l'ho recuperata dai fascicoli imputati a Basso, un'intercettazione tra Fuentes e Labarta, il quale commentando l'arrivo della tappa del Giro Italia di Passo Lanciano, chiede chi fosse Caruso quarto classificato, perché non lo conosceva: questo conferma che Fuentes non sapeva neppure della mia esistenza, pur appartenendo alla Liberty Seguros. Gennaio 2007: inizio la stagione con la Lampre, mi preparo per il Giro d'Italia, ma 10 giorni prima della manifestazione (quando scoppia il caso Basso, ndr), Saronni mi informa che, per evitare problemi di etica non chiara, mi vieta la partecipazione al Giro d'Italia. Sconfortato e deluso non capisco, ma ho una gran voglia di fare chiarezza. A questo punto decido di affrontare di petto la situazione e scrivo a Torri, chiedendo udienza per chiarire. Torri riceve la mia lettera, accoglie la mia richiesta e convoca un incontro informale in data 11 di giugno. Ricordatevi bene questa data... A Torri spiego la mia situazione, lui si meraviglia di come - in base ad elementi inesistenti - la mia squadra sia stata obbligata a lasciarmi a casa dal Giro d'Italia. Mi rassicura, presente il mio avvocato, dicendomi che lui le mie carte le ha già analizzate a suo tempo, al momento del deferimento per Basso e Scarponi visto che anch'io ero un atleta italiano coinvolto nella stessa Operacion Puerto, ma che le ha ritenute prive di elementi accusatori degni della minima rilevanza e aveva di proposito evitato una mia inutile convocazione. E decide addirittura di aiutarmi (queste le sue parole!) promettendomi di scrivere lui stesso una lettera chiarificatoria definitiva alla mia societa, all'Uci e agli organizzatori del Tour, cosi che io possa riprendere la mia attività in primis proprio dal Tour in modo attivo e sereno, senza equivoci. Torno a casa motivato, prendo la bici e la cavalco per 7 ore con rabbia e senso di liberazione, pensando che finalmente posso guardare ad un futuro sereno. Dopo pochi giorni già sono costretto ad inoltrare una serie di solleciti presso Torri e alla sua segretaria per avere il documento chiarificatorio della mia situazione. Le risposte sono sempre le stesse.... "domani arriverà.. stiamo lavorando in un periodo intenso per la procura... faremo il possibile per risolvere tempestivamente la sua situazione..."! Passano cosi i giorni e le settimane e si arriva sino a 7 giorni prima della partenza del Tour. Stremato e deluso dell'attesa, il LUNEDI precedente la partenza della Grande Boucle chiamo ancora la segretaria di Torri pregandola di inviarmi immediatamente il documento, in quanto il MARTEDI ci sarebbero state le visite mediche del Tour e quindi la mia partenza. La segretaria per l'ennesima volta mi promette che sicuramente nel pomeriggio mi sarebbe stato recapitato il documento. Riattaco il telefono ed ansioso inizia la mia attesa. ORE 13 ricevo la telefonata dal mio procuratore Johnny Carera il quale di informa di avere ricevuto a sua volta notizia dall’avvocato Cecconi che il signor Torri mi ha deferito chiedendo due anni di squalifica! Al momento penso ad uno scherzo, poi inevitabilmente crollo dalla sedia perche penso sia IMPOSSIBILE, scoppio in lacrime con la voglia di buttarmi nel vuoto dal balcone, per un atto di tradimento e ingiustizia da parte di Torri, al quale ho scritto personalmente, a lui mi sono sempre affidato e in lui ho creduto. Mi trattengono solo la mia Fede religiosa e il rispetto per il mio corpo, la mia dignità, i miei familiari sempre presenti al mio fianco. Gli elementi di accusa? Gli stessi che di fronte a me, a quattr'occhi, aveva giudicato "privi di una seppur minima rilevanza accusatoria". La sua spiegazione di fronte a questa presa di posizione? "Ho cambiato idea...". Io sono disperato e adirato: nelle regole dello sport c'è sì di staccare o battere il proprio avversario. Ma lo si fa lealmente, non a gamba tesa: sembra invece che queste regole nel mondo civile non valgano più. Per fortuna ho tutta la mia famiglia,la mia ragazza, alcune amicizie profonde, il mio procuratore sempre molto vicini e solo con loro sono riuscito a superare questo ennesimo brutto momento, aspettando a questo punto la convocazione della Disciplinare. Il 20 SETTEMBRE arriva la convocazione... e si fa attendere molto! Dal 3 di luglio, data del Deferimento di Torri, al 20 settembre passano 77 giorni! Ma tant'è, mi presento di nuovo con l'avvocato Cecconi, rispiegando la situazione e addirittura - per evitare problematiche - presento una memoria chiarificatoria di uno specialista ematologo (il dott. Ingrillì, primario dell'ospedale Forlanini di Milano) che dimostra che negli ultimi 5 anni (analisi mediche alla mano) non ho mai avuto nessuno scompenso ormonale che dimostri assunzione di alcuna sostanza vietata. In particolare il mio valore di ematocrito più alto nel quinquennio si fa registrare a dicembre 2005, con un punteggio pari a 45,3 a riposo, mentre in periodo agonistico non supero mai il valore dei 43,7 punti percentuali. Si riservano di decidere e attendo con fiducia un loro pronunciamento. Non è normale che non mi diano il loro pronunciamento subito, come SEMPRE fanno con tutti, ma mi dico: "dovranno analizzare meglio la perizia che gli ho portato", e allora accetto che mi rimandino la decisione di qualche giorno. Qualche giorno... Ora la cosa piu drammatica è che nel frattempo il regolamento di giurisdizione antidoping Coni-Fci subisce più di un cambiamento, coloro che debbono amministrare la materia, a mia richiesta di tempestivo pronunciamento, rispondono o più volte che non sanno che pesci prendere ma il fatto è che dopo 140 giorni dalla richiesta di deferimento (chiedo troppo di essere giudicato in tempi normali?...) sto ancora aspettando il giudizio: non essendoci nessuna causa fondata, penso che nessuno abbia realmente il coraggio di assolvermi, visto il terrorismo che si è creato in Italia sulla questione sul doping, per cui c'è una grande paura di esprimere una assoluzione per un atleta per la possibile lotta di poteri forti tra Coni, Federazione e Giudice di Ultima Istanza o qualche altro membro istituito ultimamente. Come ultima spiaggia mi affido a voi, con una briciola di speranza per poter vivere dignitosamente, per fare chiarezza di cosa succede veramente in quei Grandi Palazzi. Io non ho piu una lacrima da versare, il mio lavoro è il ciclismo e sono 6 mesi che non percepisco stipendio dalla mia squadra: in avvocati ho già speso abbastanza e, come capite, poc'altro mi resta. Cosa fare ancora? Affranto e inc...to nero mi sforzo ogni giorno facendo una fatica sovrumana a non voler perdere la fiducia nella Giustizia e soprattutto nella VITA. Spero che un giorno un Magistrato leggendo questa lettera possa indagare a capire che gli atleti non sono merce di scambio per coloro che dirigono Palazzi con lotte politiche. GiamPaolo Caruso
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