La Procura Antidoping del Coni sfida il ciclismo spagnolo

| 13/11/2007 | 00:00
E se fosse Ettore Torri a sistemare i corridori spagnoli? Cioè se fosse proprio la Procura antidoping del Coni a rendere più giusta la giustizia del ciclismo che pedala a due velocità? Come è ormai noto, gli spagnoli non hanno mosso un dito per fare chiarezza sui propri corridori e luce sull’ormai tristemente famosa «Operacion Puerto» che ha messo a soqquadro il mondo del ciclismo e ha mietuto vittime illustri quali Jan Ullrich e Ivan Basso. Così sono finiti all’inferno solo corridori italiani e tedeschi che, sulle proprie orme, hanno trovato magistrati rigorosi e tosti, che nulla hanno lasciato di intentato. Di Alejandro Valverde sappiamo. Sappiamo che corre da mesi con il sospetto, oggi certificato con grande ritardo anche dall’Unione ciclistica internazionale, di essere il «Valv-Piti» dell’«affaire Puerto». Ci sono sacche di sangue rinvenute nei laboratori del dottor Eufemiano Fuentes, il ginecologo delle Canarie con il vizio dell’emodoping, che portano questa sigla. Si sa anche che «Piti» è il nome del cane del corridore murciano e che molti corridori sono finiti nei pasticci per sacche di sangue contraddistinte da nomi in codice che altro non erano se non i nomi dei loro cani. I sospetti sono tanti, ma in Spagna nessuno muove foglia, nessuno si sente in imbarazzo. Ci penserà Torri. Il capo della Procura antidoping del Coni, appellandosi al regolamento antidoping del nostro ordinamento sportivo, ha intenzione di prendere in mano la questione e di andare fino in fondo, giudicando di fatto gli atleti che in Spagna non sono stati ancora nemmeno ascoltati. Dunque Torri potrebbe convocare a Roma Alberto Contador, il vincitore dell’ultimo Tour de France, Alejandro Valverde e non solo loro. Questi corridori, qualora decidessero di non rispondere alla convocazione, sarebbero giudicati in contumacia e se ritenuti responsabili di pratiche o frequentazioni illecite, potrebbero subire l’inibizione alla pratica ciclistica sul territorio italiano. Quindi, niente Sanremo, Giro, Lombardia e, soprattutto, il campionato mondiale di Varese. E se Torri riuscirà a rompere il fronte, si potrebbero aprire nuovi scenari. Quali? Altre federazioni, come quella francese e tedesca, molto sensibili a questo tipo di provvedimenti e atteggiamenti, potrebbero decidere di muoversi nella stessa direzione e fare terra bruciata attorno ai corridori dei sospetti. da «Il Giornale» del 13 novembre 2007 a firma Pier Augusto Stagi
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