Caso Di Luca, ferma presa di posizione della Liquigas

| 10/11/2007 | 00:00
Dopo l'articolo de La Gazzetta dello Sport sull'inchiesta in corso a carico di Danilo Di Luca, la Liquigas Sport ha scritto una lettera nella quale ricostruisce con rigore quanto successe quel giorno durante e dopo la tappa dello Zoncolan. Vi proponiamo per intero la lettera della Liquigas. A seguito delle recenti anticipazioni di stampa intorno alla relazione del prof. Marco Cappa, consulente della Procura antidoping del CONI, secondo cui Di Luca “potrebbe aver fatto uso di un metodo vietato tra il controllo a cui fu sottoposto subito dopo l’arrivo e quello out of competition effettuato in albergo”, Liquigas Sport S.p.A. tiene a ricostruire nel dettaglio le fasi seguenti alla 17ª tappa del Giro d’Italia 2007, Lienz - Monte Zoncolan. Si precisa, peraltro, che la scelta di trasmettere queste informazioni ai media – scelta che di norma non rientrerebbe nello stile del team, consapevole dell’esistenza di ben altre sedi in cui chiarire vicende di questa natura – appare obbligata a seguito dell’inopinata diffusione di discutibili indiscrezioni. Gabriele Sola, responsabile ufficio stampa: «Prendo in consegna Danilo subito dopo l’arrivo, verso le ore 16.55, e lo accompagno alla cerimonia protocollare, le interviste radio-tv, la conferenza stampa ed il controllo antidoping. Il tragitto tra il Quartiertappa e l’hotel della squadra richiede oltre un’ora di viaggio. Arriviamo in albergo verso le 19.20. Danilo mi dice che, vista l’ora tarda, si sottoporrà subito ai massaggi, prima di concedersi una doccia». Yoshifumi Nakano, massaggiatore: «Appena arrivato in albergo, Danilo raggiunge la mia camera. Considerato il ritardo rispetto alla consueta “tabella di marcia”, decidiamo che il massaggio durerà un po’ meno del previsto: circa mezz’ora». Alessandro Spezialetti, corridore, compagno di camera di Danilo Di Luca: «Terminato il massaggio, Danilo arriva in camera e fa la doccia. Subito dopo riceve una telefonata dalla reception, che gli comunica la presenza di “due signori” che chiedono di lui. Giunti alla porta della stanza annunciano a Danilo che devono sottoporlo ad un controllo. Danilo si riveste, io chiamo il dottor Corsetti». Roberto Corsetti, medico del team: «Spezialetti viene nella mia camera intorno alle 20.10 dicendo che ci sono “due signori” che devono effettuare un controllo su Danilo. Mi reco nella stanza di Danilo e i “due signori”, qualificandosi uno come ispettore medico e l’altro come accompagnatore, mi annunciano di dover sottoporre Di Luca per conto della Commissione antidoping del CONI e su richiesta della Procura antidoping ad un controllo a sorpresa combinato sangue-urine. Da quel momento non perderanno più di vista il corridore. Convinto che i controlli a sorpresa in competizione per regolamento potessero essere effettuati esclusivamente dall’UCI e dalla WADA, chiamo il dott. Mario Zorzoli dell’UCI per chiedere lumi. Il dott. Zorzoli ha la mia stessa impressione ma consiglia comunque di effettuare il controllo onde evitare che l’indomani i mass media possano riportare notizie quali: “Di Luca rifiuta un controllo anti-doping”. Danilo accetta di buon grado e senza obiezioni il consiglio di sottoporsi al test. Per esigenze di spazio e per lasciare tranquillo Spezialetti, ci trasferiamo nella stanza del direttore sportivo Mario Chiesa. Il problema – e Danilo lo fa presente subito – è che da poco ha fatto la doccia ed ha urinato. Da quel momento e per tutta la durata del controllo, terminato attorno alle ore 22.00, al fine di riuscire ad urinare di nuovo il corridore beve 5-6 bottigliette d’acqua da mezzo litro, quindi circa tre litri. Ne possono essere testimoni, oltre al sottoscritto ed a Mario Chiesa, costantemente presenti in tutte le fasi del controllo, anche i due addetti del CONI. Assistono ad alcune fasi del controllo anche il presidente di Liquigas Sport spa Paolo Dal Lago ed il direttore sportivo Stefano Zanatta. Preciso in maniera chiara e categorica di non aver mai praticato né suggerito, il 30 maggio dopo la tappa con arrivo al Monte Zoncolan, alcuna infusione endovenosa a Danilo Di Luca e di aver sempre rispettato le normative vigenti della WADA e dello Stato Italiano in materia di doping». PS: La ricostruzione della Liquigas può lasciare spazio a diverse considerazioni. Noi proponiamo solo una domanda: non è possibile che i tre litri di acqua bevuti per ottemperare all'esame antidoping, abbiano in qualche modo avuto un effetto diluente, alterando almeno in parte il profilo ormonale di Di Luca?
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