| 24/11/2004 | 00:00 Era nell'aria, purtroppo, ed ora è realtà: Michele Bartoli ha annuciato uffialmente il suo ritiro dal ciclismo agonistico.
Alle 11.05 di questa mattina seduti attorno al tavolo c'erano Alex e Johhny Carera, i procuratori di Michele, Bjarne Riis, team manager della CSC, e l'addetto stampa della formazione danese, Nygaard. Con loro, appunto, Michele Bartoli.
«Vi ho riunito qui - ha detto ai giornalisti - per annunciarvi che cambierò squadra» poi una lunga pausa di silenzio, e ancora «purtroppo non cambio, ho deciso di smettere».
«Sono uno dal carattere vincente - ha continuato poi il campione toscano - ma non mi sentivo più mentalmente pronto ad affrontare i sacrifici che il ciclismo richiede. Abbandono a malincuore, perché amo la bici, ma non mi sentivo più in grado di dare alla CSC il 100%, come invece meritava. Quindi lascio, anche se per il 2005 avevo in tasca un ottimo contratto».
Pronto l'intervento di Bjarne Riis: «La perdita di Michele ci fa sicuramente male e personalmente sono contento di averlo avuto con me per un anno. La sua è sicuramente una scelta difficile, ma acquista ancora maggior valore in presenza del contratto. Per noi è stato un ottimo uomo-squadra. Un posto per lui nel team? Mi piacerebbe, perché la sua esperienza può essere molto utile, ma gli ho consigliato di prendersi un periodo di riposo, per capire bene cosa vuol fare. L'ho fatto anch'io, quando ho smesso, ed è una pausa necessaria».
Michele conferma prontamente: «Appena gli ho comunicato la decisione di voler smettere, Bjarne mi ha subito proposto di collaborare con lui. Ma ora preferisco godermi un po' la famiglia e fare quel che in ventisei anni di ciclismo ho... fatto poco. Il problema alla gamba? Ha influito poco sulla mia decisione, visto che dal '99 sono abituatoi a convivere con i problemi fisici. E la decisione è stata mia: logico che ne abbia parlato a lungo con Alessandra, ma alla fine ho scelto io».
Quando è nata l'idea?
«Tornando dal Messico, dopo due settimane di vacanza. Il pensiero di tornare in bici mi pesava e ho capito che era ora di smettere, anche se fin d'ora so che a mancarmi di più sarà la competizione».
La vittoria che ti ha dto più emozioni?
«vittorie belle ce ne sono state, ma l'Amstel Gold Race 2002 ha rappresentato qualcosa di speciale. Venivo da un periodo difficile e poi c'era Alessandra che aspettava Clarissa: quella vittoria mi ha dato davvero emozioni speciali».
Cosa ti è mancato?
«Il Mondiale più dell'Olimpiade. E poi non essere riuscito a vincere con la maglia della CSC...».
A questo punto interviene Riis: «Attenti, Michele è un fior di campione ed è sbagliatio andare a cercare quello che non ha vinto. Guardate il suo palmarés, piuttosto...».
Da ieri, quando ha convocato la conferenza stampa, Bartoli conferma di aver ricevuto tante telefonate, ma di non aver risposto a nessuno «perché non avrei saputo cosa dire. Mi ha fatto piacere trovare qui stamattina Gianni Bugno: è venuto di corsa a salutarmi, è davvero un grande».
E ancora una riflessione: «Quando sono arrivato tra i professionisti, nel 1992, il ciclismo era un po' naif, più a misura d'uomo, mentre adesso è più un business. Per il mio carattere, era meglio quello di un tempo, ma capisco tutte le evoluzioni».
Chi sarà il nuovo Bartoli?
«Ve lo potrò dire tra qualche mese, perché finora ho sempre guardato agli altri come avversari e non con l'occhio tecnico necessario per i giudizi».
Con quale corridore ti sarebbe piaciuto gareggiare?
«Con Laurent Jalabert, un grande».
Un'ultima domanda: paura di pentirti?
«Sì, un po' sì».
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