Garzelli: una bella vittoria, un bel Giro

| 29/05/2007 | 00:00
Non ha la voce felice, Stefano Garzelli, commentando sul traguardo il suo successo ai microfoni di RaiSport: evidentemente la debacle delle Tre Cime di Lavaredo ha lasciato tracce importanti nel suo cuore. «Da quando corro è la vittoria più bella, soprattutto per come è venuta. Da perdere in classifica non avevo niente, dopo la crisi delle Tre Cime di Lavaredo, quindi ci ho provato. Conoscevo bene il finale di tappa per averlo affrontato al Giro del Trentino, ho dato il massimo in salita e ho rischiato in discesa, ci ho creduto anche se davanti avevo tantii avversari, ma è andata bene. Negli ultimi dieci chilometri ho trovato anche il vento contrario e pensavo di non farcela: nel finale però ho dato tutto e ho centrato la vittoria». Il Giro? «Non sono io che non punto, è che non ce la faccio ad andare forte come gli altri. L'altro giorno sul Passo Giau il ritmo di Savoldelli per me era troppo alto, quindi ho pensato di uscire di classifica per cercare di puntare a conquistare un'altra tappa, ma non pensavo di riuscire a centrarla già oggi. A 34 anni è difficile inventarsi corridore da classiche, ero venuto per fare classifica». E domani? «Secondo me Danilo è il favorito, sta meglio di tutti, anche se bisogna stare attenti perché una crisi pouò capitare a chiunque. Sì, nascerà a fine luglio il nostro secondogenito, Luca, ma per una dedica a lui è meglio aspettare». La tua seconda vittoria è una rivincita contro il ProTour? «Nessuna rivincita, mi fa piacere che l’Acqua e Sapone sia stata invitata al Giro anche grazie a me e sono felice di aver vinto due tappe. Certo, con meno squadre ProTour le cose andrebbero meglio: qui ci sono squadre che non ci tengono al Giro e non onorano la corsa, mentre con qualche wild card in più a disposizione degli organizzatori ne guadagnerebbe lo spettacolo». Hai mai temuto di perdere oggi? «Quando ho fatto la seconda trenata ho temuto di aver fatto una fesseria, nel finale guardavo il manubrio per controllare la velocità e ai tre chilometri ho pensato “mi prendono”. Ho capito di poter vincere solo negli ultimi 400 metri. Il mio Giro? È un buon Giro, sono stato protagonista e con me lo è stata la squadra». Quale sarà il tuo futuro? «Non ci penso, vivo alla giornata e spero di fare un bel finale di stagione. Come sogno mi piacerebbero i mondiali di Varese e quello di Mendrisio, che passa davanti a casa mia. Se ci inviteranno nel mio cuore ci sarà il Giro anche il prossimo anno».
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