GIRO D'ITALIA | 09/05/2018 | 07:12 La quarta tappa, la prima in Italia, su una distanza considerevole, si è svolta lungo strade impegnative, assai mosse, con profilo altimetrico e planimetrico continuamente altalenante e discontinuo, ha vissuto una fase decisiva spettacolare nel finale. Come oramai da copione la lunga fuga partita nella parte iniziale della tappa ha proposto alla ribalta i soliti noti Barbin e Frapporti e Mosca, accompagnati da Jauregui e Belkov. Il quintetto è sempre stato tenuto a tiro dal gruppo con, in prima fila, soprattutto i compagni della maglia rosa della formazione BMC.
Serie di scatti nel tormentato finale con il belga Tim Wellens che s’impone su Woods, Battaglin, Simon Yates e Formolo. Nella generale si sono registrati movimenti di posizioni. La tappa odierna si presenta maggiormente lineare nella parte iniziale lungo la costa mentre la seconda metà e il finale, nella Valle del Belice per intero, presentano vari su e giù su strade interne e piani viabili che non sono superfici di biliardi propriamente.
E’ la splendida e storica Agrigento, l’antica Akragas greca, fondata nel 580 a.C., conosciuta nel mondo come “Città dei Templi”, per i numerosi templi dorici posti nella valle, la “valle dei Templi”, appunto. E’ una ricca risorsa, monumentale e storica, a livello mondiale, che hanno valso l’attribuzione di patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1997. Le peculiarità monumentali e ambientali di Agrigento, la sua atmosfera, il suo paesaggio che spazia la vista sul mare e con la fioritura dei mandorli in febbraio, hanno sempre ispirato e colpito, nei vari tempi, scrittori e intellettuali di ogni dove.
La città che, oltre al nome greco di Akragas, è stata definita nella sua lunga storia con quello romano di Agrigentum, poi per arabi e normanni Girgenti, nome ufficiale fino al 1927 quando fu definita, per l’italianizzazione dei nomi dell’epoca, Agrigento. La conformazione urbana attuale rimanda all’impronta medievale individuabile all’abitato che sorge sulla collina occidentale con importanti testimonianze architettoniche del passato e l’espansione tardo-ottocentesca, con belle prospettive fornite da viali, piazze e edifici. Fra i vari motivi architettonici cittadini spiccano la Cattedrale fondata dai Normanni, la chiesa abbaziale di Santo Spirito, il museo archeologico regionale, la Rupe Atenea, unitamente a diversi altri ancora.
E’ però nella valle dei Templi, nell’antica Akragas, che si concentra il tesoro monumentale e archeologico con il Tempio di Giove Olimpico, quello di Ercole, il santuario di Demetria e Kore, il Tempio della Concordia – fra i meglio conservati -, quello di Giunone Lacinia e altri siti che richiamano visitatori da ogni parte del mondo che ne restano ammirati e stupiti.
E’ qui nato (1867-Roma 1936), Luigi Pirandello, drammaturgo, poeta e scrittore insignito nel 1934 del premio Nobel per la letteratura la cui casa natale, in contrada Kaos, è il museo-biblioteca a lui dedicato. Nativo di Porto Empedocle, allora compresa nel comune di Agrigento, nel 1925, è Andrea Camilleri, prolifico scrittore, sceneggiatore e regista che con il personaggio del commissario Montalbano, serie di straordinario successo editoriale e televisivo, rappresenta spaccati di vita con ambientazioni e luoghi riferibili alla zona. Il Giro d’Italia ha già fissato qui traguardi di tappa nel 1965 con vittoria del toscano Guido Carlesi, poi Moreno Argentin primo nel 1982, il danese Bjarne Rijs nel 1993 e, infine, nel 2008, successo di Ricardo Riccò. Nel 1999 Agrigento ha ospitato la partenza della corsa rosa con la 1^ tappa che arrivava a Modica vinta dal velocista lombardo Ivan Quaranta.
PORTO EMPEDOCLE. La prima metà della tappa presenta un profilo assai piatto e l’itinerario si sviluppa attraverso Porto Empedocle che, fino alla metà del 1800, prima dell’autonomia, era il porto dell’antica Agrigento. Deve il suo nome al filosofo e politico greco Empedocle del V^ a.C. - E’ affacciata sul Mediterraneo, con splendide coste e spiagge e, sullo slancio della notorietà dei personaggi del concittadino Andrea Camilleri, il “papà” del commissario Montalbano, si identifica pure con il nome “d’arte” di Vigata. La costiera, prima del passaggio dall’abitato di Realmonte, offre la suggestiva visione della Scala dei Turchi, una parete rocciosa calcarea e argillosa, una falesia, fra due litorali. Si supera lo svincolo di Siculiana e si raggiunge Montallegro, in zona anche di ricca produzione agricola con agrumeti, uliveti e mandorle.
SCIACCA. Sempre lungo la costiera, in costanza di paesaggio, dopo gli svincoli di Ribera e Caltabellotta che sorgono all’interno, si giunge a Sciacca, bella città caratterizzata dalle mura cinquecentesche e da una struttura del centro, posto su un’altura, con caratteristici vicoli d’impronta araba. Si stende poi, a cascata, come un anfiteatro, verso il porto e la vista abbraccia il mare Mediterraneo compreso fra Agrigento e Mazara del Vallo. Sono numerosi e di pregio gli edifici monumentali civili e religiosi con le terme di Selinunte, le più antiche dell’isola, conosciute fin dall’epoca romana. Di particolare rilievo è il Palazzo Steripinto del 1500 in stile siculo-catalano. E’ frequentato da una rilevante corrente turistica che apprezza la varietà del litorale ed è noto anche per le ceramiche, le attività della pesca, gli agrumeti e il suo Carnevale. E’ stata sede d’arrivo della Palermo-Sciacca, 1^ tappa del Giro d’Italia 1986, vinta dal lombardo Sergio Santimaria, noto quale vincitore della Gran Fondo Milano-Roma del 1979, che anticipò di 1” gli sprinter Rosola e Bontempi e conquistando anche la maglia rosa. Purtroppo quel giorno, era il 12 maggio, si ricorda anche per la caduta a una decina di chilometri dalla conclusione, di Emilio Ravasio dell’Atala, giovane corridore di Verano Brianza del 1962, che raggiunse comunque il traguardo. Nella nottata accusò malesseri e perdita di conoscenza. Morì a Palermo, senza avere ripreso anche dopo l’operazione, il 27 maggio.
MENFI. Dopo Sciacca la gara punta verso l’interno passando per Menfi, esteso comune con economia prevalentemente agricola con viti e uliveti, che comprende nel suo territorio la nota località costiera di Porto Palo, assai prossimo alle note aree archeologiche dei templi dorici di Selinunte e Cattolica Eraclea – precisamente Eraclea Minoa -, procedendo nella vallata del fiume Belice. E’ nato a Menfi nel 1989 il forte professionista in attività Salvatore Puccio, trasferitosi poi in Umbria con la famiglia nel 2002. Si prospetta il GPM di 3^ cat. di Santa Margherita del Belice, località a vocazione agricola con gli apprezzati fichi d’India, la viticoltura e i prodotti caseari. Ricorda anche la figura di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo 1896-Roma1957), scrittore, autore del suo unico e notissimo romanzo “Il Gattopardo” che qui trascorreva lunghi periodi nel palazzo, oggi chiamato appunto Palazzo Gattopardo, che ospita varie testimonianze legate al romanzo e dell’altrettanto celebre film del regista Luchino Visconti, oltre alla sede comunale. Segue quindi la discesa verso Montevago e poi il fondovalle e, dopo l’entrata nella provincia di Trapani, si risale per un altro GPM di 3^ cat., a Partanna. E’ qui notevole il Castello Grifo con altri edifici con l’itinerario che prevede il passaggio da Salaparuta, zona di produzione di varia attività agricola e il formaggio ovino con olive, tipico della zona e il noto vino Salaparuta DOC, in diverse versioni. Si supera un altro GPM di 3^ cat. posto a Poggioreale Vecchia, dopo avere superato Poggioreale, il paese ricostruito qualche chilometro più a valle rispetto a Poggioreale Vecchia, centro abbandonato dopo il disastroso terremoto del 14 gennaio1968 che colpì con violenza, seminando morte e distruzioni, la zona del Belice. Nel fertile territorio prospera l’agricoltura con varie produzioni vinicole e l’allevamento. C’è quindi il passaggio per Salaparuta Vecchia,altro centro “fantasma” abbandonato, con l’abitato nuovo ricostruito più a valle.
Si passa in località Cretto Grande, nel territorio comunale di Gibellina, altra località terremotata. “Cretto Grande”, conosciuto anche come “Creto di Burri” dal nome del poliedrico artista umbro Umberto Burri (1915-1995), pittore e medico, che ha progettato la grande opera di “land art” con la quale ha realizzato una sorta di grande sudario in cemento e altri materiali che hanno ricoperto le macerie di Gibellina, completata nel 2015, per fissarne la memoria. E’, nel suo genere, una delle opere più estese al mondo.
Santa Ninfa, nuova località nella particolare geografia del Giro d’Italia, è il traguardo di questa frazione che, a cinquant’anni di distanza, propone alla memoria il luttuoso evento del terremoto che soprattutto nella notte tra 14 e il 15 gennaio 1968 causò circa quattrocento vittime, un migliaio di feriti o settantamila sfollati. Il terremoto toccò la magnitudo di 6,4 con epicentro tra Gibellina, Salaparuta e Poggioreale. Gli effetti devastanti del sisma sulle costruzioni, prevalentemente in tufo, hanno interessato anche e pesantemente, Montevago, Menfi, Partanna, Salemi, Santa Margherita del Belice e Santa Ninfa. Dal 14 gennaio al 1^ settembre 1968 furono registrate 345 scosse e 80 fra queste con magnitudo superiore a 3. La ricostruzione è stata lunga e difficoltosa con grandi disagi per gli sfollati, con visioni talvolta opposte, e anche l’ambientazione tipica e originaria del Belice ne ha risentito. L’abitato di Santa Ninfa è stato riproposto poi in altro luogo cercando d’intonarsi alle caratteristiche di quello distrutto dal sisma. Nella sua zona è di valore la riserva naturale Grotta di Santa Ninfa istituita dalla Regione Siciliana nel 1995, situata all’interno di un altopiano gessoso con tipici fenomeni carsici di notevole interesse geomorfologico, naturalistico e paesaggistico. Il Giro d’Italia, nella sua funzione di memoria evocatrice, vuole ricordare la ricorrenza dei cinquant’anni del sisma e mostrare la nuova realtà del Belice.
Giuseppe Figini (dal tv Roadbook del Giro d'Italia)
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